Sì però si parte dai privati, come al solito: i polli da spennare, nonostante contribuiscano per una frazione risibile all'inquinamento complessivo.
Facciamo un ragionamento ad ampio spettro sull'intera catena o "ciclo di vita". Perché se noi per primi non ragioniamo, poi è difficile fare una scelta informata quando si tratta di votare, che sia un partito o un referendum.
Stiamo parlando dell'Europa.
Oggi abbiamo una certa massa di veicoli privati a scoppio.
Questi veicoli, in media, hanno un'età di 10.5 anni, che li classifica (sempre in media) come Euro5 per le auto e Euro3 per le moto.
Le moto contribuiscono all'inquinamento da trasporto 50 volte meno delle auto, secondo dati del 2019. Quindi sono una quisquilia in termini di inquinamento, sia in termini relativi che assoluti (però verranno vessate lo stesso).
Concentriamoci sulle PM, dato che parliamo di inquinamento potenzialmente cancerogeno; le emissioni di CO2 sono un discorso a parte, estremamente importante anch'esso ma non è "inquinamento" in senso stretto.
Euro5 significa emissioni di PM entro i 5 milligrammi al km; dunque in media il parco circolante privato in Europa emette 5 milligrammi di PM al km.
In Europa risultano immatricolate (non necessariamente circolanti!) circa 260 milioni di auto+moto+altri mezzi ad uso privato.
Purtroppo non si trovano dati precisi sulla percorrenza dei veicoli ad uso privato, solo dati aggregati compresi i mezzi commerciali, che naturalmente fanno molti più km l'anno.
Ad ogni modo prendiamo il dato peggiore: 13'900 km/anno, che significa circa 18 mila tonnellate di PM immesse nell'atmosfera ogni anno.
Ora guardiamo quanto incide il trasporto pesante.
I TIR e i bus hanno in media 12 anni, quindi grosso modo Euro5.
Per loro, il limite è di 20 milligrammi di PM per km.
Percorrono in media 110'000 km l'anno (anche qui non è facile trovare dati attendibili, vale l'approssimazione già usata per le auto) e sono circa 8 milioni.
Quindi stimiamo circa 18 milioni di tonnellate di PM l'anno, come auto + moto + furgoni leggeri insieme.
Dunque spostare la merce costa moltissimo, in termini di inquinamento.
Vietare l'uso di auto e moto già esistenti significa obbligare a sostituire anzitempo, e quindi a costruire, nuove auto e nuove moto, elettriche nello specifico. E obbliga a rottamare quelle già in nostro possesso.
Costruire nuove auto e moto significa spostare qua e là tutte le materie prime e i componenti finiti necessari al loro completamento; e poi spostare (varie volte) i prodotti finiti dalle varie catene di montaggio incrementali fino al concessionario finale di zona.
Rottamare auto e moto esistenti significa altri spostamenti.
E stiamo parlando solo di spostamenti su strada; andrebbero conteggiati anche quelli su ferro (non sono comunque a impatto zero) e soprattutto quelli navali: molti componenti automotive vengono dall'Asia.
L'inquinamento navale è bestiale:
https://container-xchange.com/blog/shipping-emissions/
"15 delle più grandi navi porta-container inquinano come tutti i 760 milioni di auto circolanti al mondo" (i dati non sono molto aggiornati, ma probabilmente il rapporto è ancora valido).
Allora chiediamoci, da cittadini e da consumatori, se sia davvero il caso di muovere tutta 'sta roba e rinnovare forzatamente il parco circolante, o tenerci i nostri veicoli in pace ancora per un po' rinnovandoli un pochino alla volta quando arrivano a fine vita.
E soprattutto, chiediamoci il senso di applicare questi provvedimenti anche alle nostre amate moto, che come abbiamo visto contribuiscono, almeno in Europa, per percentuali così basse da essere difficili da misurare (tipo lo 0.1% dei PM).