...e pensa che nonostante ne abbia viste tante, ero impreparato alle visioni che questo forum mi offre quotidianamente
mi piace rispondere al pacato, arguto, intelligente e interessante post, con questo misero link, che pur non riferendo di posizioni antivacciniste del professore, non contraddice, anzi rinforza quanto da me sostenuto:
https://www.linkiesta.it/2022/03/ors...vaccino-russo/
e del quale riporto qualche breve passaggio:
.............Si trattava di un contingente composto per meno di un terzo da figure sanitarie e guidato dal generale Sergey Kikot, un esperto di guerra batteriologica, che, come ha raccontato Jacopo Iacoboni, aveva difeso Assad dall’accusa di avere utilizzato armi chimiche presso la Corte penale internazionale dell’Aja. Il contingente russo portò in regalo alla Protezione civile mezzo milione di mascherine, centomila tamponi e trenta ventilatori, peraltro difettosi.
Cioè niente, anzi meno di niente, considerando che il soggiorno dei militari russi venne interamente spesato dal governo italiano, che pagò pure il carburante dei loro aerei. Un mese e mezzo dopo, cioè il 7 maggio 2020, i russi se ne andarono lasciando dietro di sé qualche domanda sul senso della loro presenza e suscitando il dubbio, rilanciato recentemente dal sindaco di Bergamo Giorgio Gori, che quella oscena passerella potesse nascondere anche un’attività di intelligence, oltre che di propaganda.
.......
A distanza di un anno dallo stracciamento di vesti sul vaccino russo, questo non è ancora stato autorizzato dall’Ema, vista l’indisponibilità della Russia a sottoporsi agli standard e alle procedure di verifica previste dalle autorità di farmacovigilanza europee. Ma anche in questo caso la Russia anziché ammettere un’inadempienza ha lamentato un’odiosa discriminazione, secondo la modalità classica del regime putiniano, che col vittimismo copre o assolve le vergogne della menzogna, quando non della violenza.
Il vaccino miracoloso, che, al di là di ogni considerazione su efficacia e sicurezza, era chiaro fin dall’inizio i russi non avrebbero potuto produrre in quantità utili alle esigenze europee, ha avuto un battage pubblicitario chiaramente teleguidato da Mosca. E quindi non stupisce che vi abbia avuto un ruolo anche chi, fino a poche settimane fa, era un poco conosciuto docente di sociologia, e che oggi è diventato la voce ufficiale della campagna per la resa ucraina, cioè il professore Alessandro Orsini, direttore e fondatore dell’Osservatorio sulla sicurezza internazionale della Luiss e della relativa testata on line.
Questa testata, che in teoria dovrebbe occuparsi di politica internazionale e di studi strategici, oltre a ospitare veline ufficiali e neppure troppo camuffate delle posizioni del Cremlino sull’intero scibile umano, è diventata lo scorso anno un vero bollettino del soft power vaccinale russo. Solo tra il febbraio e l’aprile del 2021 si contano una quindicina di dispacci sul «primo vaccino contro il COVID-19 al mondo», sul suo successo in Venezuela (efficacia al 100%!), in Nicaragua o in Iran, sull’interesse dei paesi Ue, sui pregiudizi dell’Ema, e sulle campagne diffamatorie da parte degli Stati Uniti.
Nel complesso, come potrà verificare chiunque accedendo al motore di ricerca della testata, già un anno fa Alessandro Orsini faceva l’agit-prop delle tesi care al Cremlino. Prometteva bene e infatti la storia gli ha offerto l’occasione di mettere direttamente la faccia sulle verità alternative moscovite.
Cosa che può continuare liberamente a fare – è sempre il caso di ricordarlo – perché alle nostre latitudini politiche si è disposti come Voltaire, se non a morire, perlomeno a soffrire perché i liberi e disinibiti difensori delle ragioni di Putin conservino la cattedra, anziché perdere la vita, e finiscano tutti i giorni in TV, anziché finire all’ergastolo in un gulag.