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Discussione: Russia-Ukraina: aggiornamenti

  1. #1851
    TCP Rider Senior L'avatar di navigator
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    intanto stamattina missili ucraini su Donetsk, uno ha centrato una scuola con morti e feriti l'altro un mercato.
    Direi che le armi Nato stanno dando i loro risultati.

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  3. #1852
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    intanto stamattina missili ucraini su Donetsk, uno ha centrato una scuola con morti e feriti l'altro un mercato.
    Direi che le armi Nato stanno dando i loro risultati.
    saranno morti veri o set cinematografici come a bucha?

  4. #1853
    TCP Rider Senior L'avatar di massimio
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    saranno morti veri o set cinematografici come a bucha?
    che siano morti veri, finti, morti ammazzati da missili nato o meno, il succo del discorso non cambia....a che cazzo serve o é servito l'invio di artiglieria pesante da parte dell'europa all'ucraina?riuscite a porvi sta domanda e a darvi una risposta che abbia un senso? o la dissonanza cognitiva che vi perseguita da un paio d'anni l'ha fatta ormai da padrone sulle vostre testoline?
    che rumore fa la felicita'
    la pazienza e' la virtu' di chi non ha un caz@zo da fare
    storie di chi rimane e di chi invece lascia tutto e se ne va.....

  5. #1854
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    intanto stamattina missili ucraini su Donetsk, uno ha centrato una scuola con morti e feriti l'altro un mercato.
    Direi che le armi Nato stanno dando i loro risultati.
    Fonte?

    Citazione Originariamente Scritto da massimio Visualizza Messaggio
    che siano morti veri, finti, morti ammazzati da missili nato o meno, il succo del discorso non cambia....a che cazzo serve o é servito l'invio di artiglieria pesante da parte dell'europa all'ucraina?riuscite a porvi sta domanda e a darvi una risposta che abbia un senso? o la dissonanza cognitiva che vi perseguita da un paio d'anni l'ha fatta ormai da padrone sulle vostre testoline?
    Maaaa... secondo te?

    Gli lanciano addosso gavettoni altrimenti?

    E secondo te perchè non servirebbe? Perchè è giusto che vengano invasi?
    Ultima modifica di PowerRoss; 30/05/2022 alle 10:38 Motivo: Unione Post Automatica

  6. #1855
    TCP Rider Senior L'avatar di ABCDEF
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    Citazione Originariamente Scritto da massimio Visualizza Messaggio
    che siano morti veri, finti, morti ammazzati da missili nato o meno, il succo del discorso non cambia....a che cazzo serve o é servito l'invio di artiglieria pesante da parte dell'europa all'ucraina?riuscite a porvi sta domanda e a darvi una risposta che abbia un senso? o la dissonanza cognitiva che vi perseguita da un paio d'anni l'ha fatta ormai da padrone sulle vostre testoline?
    https://it.wikipedia.org/wiki/Dissonanza_cognitiva

    La dissonanza cognitiva è una teoria della psicologia sociale introdotta da Leon Festinger nel 1957[1] per descrivere la situazione di complessa elaborazione cognitiva in cui credenze, nozioni, opinioni esplicitate contemporaneamente nel soggetto in relazione a un tema si trovano in contrasto funzionale tra loro; esempi ne sono la "dissonanza per incoerenza logica", la dissonanza con le tendenze del comportamento passato, la dissonanza relativa all'ambiente con cui l'individuo si trova a interagire (dissonanza per costumi culturali).

    Descrizione

    Un individuo che attivi idee, o comportamenti, tra loro coerenti, si trova in una situazione emotiva soddisfacente (consonanza cognitiva); al contrario, si verrà a trovare in difficoltà discriminatoria ed elaborativa se le due rappresentazioni sono tra loro contrapposte o divergenti. Questa incoerenza è quella che produce, appunto, una dissonanza cognitiva, che l'individuo cerca automaticamente di eliminare o ridurre a causa del marcato disagio psicologico che essa comporta (ad esempio riduzione dell'autostima); questo può portare all'attivazione di vari processi elaborativi, che permettono di compensare la dissonanza (e ripristinare l'autostima).

    Un'applicazione esemplificativa di tali processi si può avere, ad esempio, quando un soggetto che disprezza esplicitamente i ladri si trova a comprare un oggetto a un prezzo troppo esiguo per non intuirne la provenienza illecita. Per ridurre questa contraddizione, secondo Festinger, lo stesso individuo potrà, ad esempio, smettere di disprezzare i ladri (modificando quindi l'atteggiamento), oppure rifiutarsi di acquistare l'oggetto proposto (modificando quindi il comportamento).
    La volpe e l'uva

    Generalizzando, la dissonanza cognitiva può essere ridotta in tre modi:

    producendo un cambiamento nell'ambiente;
    modificando il proprio comportamento;
    modificando il proprio mondo cognitivo (ovvero il sistema delle proprie rappresentazioni cognitive e delle loro relazioni funzionali interne).

    Esempi

    Un esempio di dissonanza cognitiva è rappresentato nel celebre racconto La volpe e l'uva, tratto dalle Favole di Esopo, in cui la dissonanza fra il desiderio dell'uva e l'incapacità di arrivarvi conduce la volpe a elaborare la conclusione che "l'uva è acerba".
    Tecniche di neutralizzazione

    In contesti di devianza, per risolvere (o almeno attenuare) il disagio provocato dal conflitto delle proprie azioni con le regole morali e con la morale sociale, è tipico il ricorso del soggetto alle cosiddette tecniche di neutralizzazione, espedienti di varia natura, tutti tendenti a escludere o affievolire la responsabilità morale individuale, negandone o attenuandone l'illiceità attraverso una ridefinizione del senso del proprio agire. Ad esempio, la posizione dell'accusato può essere "alleggerita" attribuendo alla vittima in tutto o in parte la responsabilità di quanto accaduto (colpevolizzazione della vittima), oppure sminuendo la portata della trasgressione attraverso una ridefinizione eufemistica del senso delle azioni compiute.


    sicuro che intendevi questo ?

  7. #1856
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    Citazione Originariamente Scritto da PowerRoss Visualizza Messaggio

    Gli lanciano addosso gavettoni altrimenti?
    Ed io che pensavo che i cannoni fossero caricati a mortadelle come il carro armato russo (ma che poi era americano. Cavolo sempre sti mmmmerigani di mezzo ) del film Don Camillo e l'Onorevole Peppone.
    Ultima modifica di Exo; 30/05/2022 alle 11:08
    "Se venite avanti ancora vi do un pugno" (G.Mosconi)

    "Ho un fucile, una vanga e due ettari dietro casa......"

  8. #1857
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    Citazione Originariamente Scritto da navigator Visualizza Messaggio
    intanto stamattina missili ucraini su Donetsk, uno ha centrato una scuola con morti e feriti l'altro un mercato.
    Direi che le armi Nato stanno dando i loro risultati.
    Furio Colombo: “Ecco perché ho lasciato Il Fatto Quotidiano”

    Figura storica del giornalismo italiano, cofondatore del Fatto Quotidiano e fino a pochi giorni fa editorialista del giornale diretto da Travaglio, Furio Colombo ha lasciato la testata in dissenso con la scelta del direttore di “incoronare” Alessandro Orsini. In questa conversazione con il direttore di MicroMega Colombo spiega cosa è accaduto e le ragioni della sua scelta.
    Paolo Flores d'Arcais 17 Maggio 2022

    Ricostruiamo intanto quello che è successo.
    “Il Fatto quotidiano” era abituato al fatto che il mio pezzo domenicale spesso non fosse in sintonia con la linea del giornale, cioè del suo direttore, talvolta in vera e propria opposizione. La cosa era diventata anzi abituale con il mutare della linea del giornale sull’aggressione della Russia di Putin contro l’Ucraina. Il mio articolo previsto per domenica 8 maggio era particolarmente critico sulla questione. Quell’articolo, con le critiche rivolte ad Alessandro Orsini e Massimo Fini (su cui tornerò), non è stato pubblicato. Non era mai accaduto. Non solo non è stato pubblicato, ma contemporaneamente il quotidiano che avevo contribuito a fondare tredici anni fa ha preparato una grande festa di “incoronazione” per il nuovo personaggio della politica italiana, il professore Orsini, appunto, al quale il Fatto ha offerto un teatro con 500 spettatori al prezzo di 25€ per l’ingresso. Una vera e propria celebrazione nella quale Orsini è stato formalmente adottato come un personaggio chiave del giornale. Il che impediva e impedisce assolutamente a una persona come me di restare sulle stesse pagine. Sulla sostanza inaccettabile degli articoli di Orsini mi ero già espresso nei miei articoli, facendo chiaramente capire che non potevo avere un falsario come collega. La cosa, però, non solo è andata avanti, ma è diventata la celebrazione del falsario.
    Insomma, Travaglio non ha pubblicato il mio articolo in cui esprimevo i motivi per cui non mi era possibile avere Orsini come collega, e in cui criticavo Massimo Fini che stava teorizzando l’idea che i veri liberatori dell’Italia furono i tedeschi e i veri invasori dell’Italia furono gli americani. Il che rendeva impossibile la coabitazione anche con Fini, ovviamente. Che cosa vuol dire la frase assolutamente incosciente di Fini quando sostiene che i tedeschi proteggevano gli italiani mentre gli americani li invadevano? Dal momento che io c’ero, ragazzo ma ben consapevole, dal momento che ho visto, dal momento che posso testimoniarlo, dal momento che ricordo i luoghi e le modalità delle esecuzioni, delle fucilazioni, delle case di torture, delle persecuzioni e di tutto quello che è avvenuto al popolo italiano e agli ebrei italiani, questa vergogna non era più tollerabile. Perciò ho fatto sapere a Travaglio che non avrei più mandato altri articoli, che la mia partecipazione al quotidiano che avevo contribuito a fondare nel 2009 si chiudeva lì.
    Travaglio nelle sue telefonate mi ha ribadito le sue ragioni, cercando di far rientrare la mia decisione ma insistendo nella difesa di Orsini e Fini, sostenendo che ci sono tanti modi di vedere la vita e di interpretare gli eventi, e naturalmente richiamando i tanti anni di lavoro comune. Ma non poteva funzionare. C’era il macigno delle falsità, sull’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, come “raccontata” da Orsini, e sui nazisti in Italia come “raccontati” da Fini.
    Anche con Padellaro ho avuto più di una telefonata, con lui il rapporto, anche umano, è molto più stretto, Padellaro oltre che firma del giornale e suo primo direttore per sei anni, resta uno degli editori. Inoltre il rapporto con lui era ancora più antico. Avevamo diretto un giornale insieme, avevamo deciso insieme che cosa si può accettare e cosa no, avevamo stabilito insieme che la notizia-bugia non si deve pubblicare mai.

    Ti riferisci all’epoca in cui dirigevi l’Unità con Padellaro condirettore?
    Sì, e siccome in quella situazione abbiamo lavorato molto bene, in un accordo completo che abbiamo ritrovato anche all’inizio della fondazione del Fatto Quotidiano, prima sotto la sua direzione poi sotto quella di Travaglio, sembrava che un antico rapporto anche di solidarietà e di comprensione e condivisione delle cose che accadono nel mondo potesse continuare. Improvvisamente con la guerra scatenata dalla Russia di Putin contro l’Ucraina e con lo spostamento fortissimo, disorientante e disorientato, di una parte dell’opinione pubblica italiana verso la Russia, questo rapporto si è incrinato in modo non più sopportabile.


    Tu hai l’impressione che le posizioni di Travaglio e di Padellaro siano le stesse o che ci siano delle differenze?
    Ho l’impressione che ci siano delle differenze, forse anche sostanziali, ma Padellaro, da buon editore, si trova nella condizione di non poter perdere un direttore che funziona bene con un certo tipo di pubblico. Padellaro sostiene Travaglio perché Travaglio è il giornale. Verso Travaglio nutro stima e amicizia, ma non per quello che sta facendo adesso, ecco perché mi sono dovuto allontanare dal giornale. Il Fatto Quotidiano è ormai diventato anche il giornale di Orsini. Il giornale non aveva mai offerto una serata di festa e di celebrazione a un suo collaboratore, pur avendone avuti molti di notevole rilievo. L’arrivo di Orsini segna una mutazione, una rottura di continuità, segna nella vita del giornale un’epoca nuova, e quest’epoca nuova è un’epoca brutta perché è caratterizzata dall’alterazione della verità, da verità “alternative” come lo staff di Trump ha ribattezzato le menzogne, una situazione che non doveva essere sponsorizzata dal Fatto Quotidiano con il proprio nome e la propria firma.

    Questa tua decisione, che immagino particolarmente dolorosa, segna una svolta nella tua vita professionale, ma anche nella tua vita personale. Che reazioni hai avuto?
    Molte e molto positive e affettuose dall’esterno del giornale; poche, anch’esse molto affettuose, dall’interno. Dalle lettere vedo però che nei più, tra quanti mi rinnovano stima e solidarietà, prevale il desiderio di accompagnare la solidarietà nei miei confronti con la volontà di non risultare ostili al clima filorusso che si è creato nel giornale. Sono quindi perlopiù lettere prudenti, che si limitano ad attestati di stima ma che non entrano nel merito. Solo in pochi parlano delle cose di cui scrivevo e dicono che di quei contenuti, ovviamente a difesa coerente degli ucraini, sentiranno la mancanza.

    A te sembra davvero che ci sia questa persecuzione maccartista nei media rispetto a chi ha le posizioni di Orsini, di D’Orsi, di Montanari, di Travaglio?
    Ma per favore! Ma lo sanno cosa è stato il maccartismo?

    E tuttavia sostengono di essere coerentemente per la pace, contro i “guerrafondai” che vogliono mandare armi alla resistenza ucraina.
    Il titolo di domenica scorsa del Fatto, prima pagina e caratteri cubitali, era “I nostri ‘aiuti’ a Kiev vanno al traffico di armi”. Ti rendi conto? Bisogna dire che i pacifisti hanno contribuito a creare un grande pasticcio e una grande confusione. Prendiamo la frase del papa che dice che “la pace porta la pace, la guerra non può portare la pace”: si tratta di una frase gentile ma insensata, perché la pace porta la pace se c’è la pace, ma se c’è la guerra bisogna che cessi la guerra perché ci sia la pace. Ma guerra e pace sono due nomi generici, ogni guerra ha poi il suo nome proprio, e ogni pace il suo. E in questo caso il nome proprio della guerra è aggressione in atto dell’esercito di Putin contro l’Ucraina e la resistenza dei suoi cittadini, e pace vuol dire che l’esercito invasore sia costretto a rientrare nei propri confini. Invece secondo i pacifisti l’unico modo per ritrovare la pace è la resa degli ucraini. Questa è infatti la posizione che si trae dalle loro affermazioni: si sta invocando la resa per poter smettere questa carneficina che sarebbe provocata dalla “inutile” resistenza.
    Questo però è il mondo alla rovescia.
    Ed è questo che ha portato alla spaccatura tra Il Fatto Quotidiano di Travaglio e, ormai, Orsini, e me perché non siamo più nell’ambito delle opinioni, per quanto discutibili, tipo “questa guerra si poteva evitare che scoppiasse, c’erano tutti gli elementi per poter trattare”, oppure “peccato che la Nato sia stata così aggressiva, certo che la Russia non poteva stare ferma”. Ci sono tanti argomenti per affrontare questo tema, ma “il mondo alla rovescia” per cui si identifica la pace con la resa degli ucraini è al di fuori di ogni possibile verità.

    Ma secondo te i media, e in particolare la televisione che è quella che ancora oggi ha maggiore influenza, rispettano la verità dei fatti o sono sbilanciati in una propaganda?
    Distinguerei l’informazione televisiva che riporta le notizie, i reportage, dai talk show. Nei reportage, quelli almeno dei telegiornali che vedo io, non vedo questa propaganda, anzi – come del resto anche negli Stati Uniti – sono estremamente prudenti nel dare le notizie su quello che accade, nessuno esalta la crudeltà e la cattiveria. Nessuno inizia il suo racconto dicendo “un’altra azione criminale compiuta dalle truppe russe ha avuto luogo ieri in un qualche villaggio”. Insomma, direi che non ci sono elementi di propaganda nel racconto dei fatti. Mi riferisco in particolare a La7 che è estremamente cauta nel dare e nel verificare anche notizie scandalosamente crudeli; l’inviato le racconta e basta, senza commenti e senza enfasi. Non è mai propagandistica. Altro discorso invece per i talk show, dove vedo molta propaganda. Non c’è dubbio che alcuni talk show sono decisamente putiniani, mentre altri sono, più seriamente, un tentativo di far esprimere opinioni anche molto diverse, ma senza calpestare le verità di fatto.

    Hai qualche esempio di questi talk show più putiniani?
    Per esempio tutti quelli a cui ha partecipato Orsini, tutti quelli nel quale è stato il personaggio chiave. Orsini è diventato il leader di questa nuova posizione, ma esiste una notevole moltiplicazione di personaggi à la Orsini. Non sarei in grado di indicare esattamente le trasmissioni, perché non le seguo tutte in modo così regolare.

    In alcuni di questi talk show vengono spesso invitati “giornalisti” russi. Metto “giornalisti” fra virgolette, perché io un giornalista russo vero, l’ho conosciuto, anzi una giornalista, Anna Politkovskaja, fatta ammazzare da Putin. Che impressione ti fa vederli in tv?
    Mi fanno l’impressione che mi ha sempre fatto l’Unione Sovietica e poi, dopo il breve intervallo non sovietico, l’arrivo al potere di Vladimir Putin. Ho l’impressione di un Paese in stato di asfissia dal punto di vista della conoscenza dei fatti.

    Tu hai avuto una vita giornalistica straordinariamente ricca. Se non sbaglio la tua prima intervista, trentenne, fu alla vedova di Roosevelt, Eleanor.
    Sì, esatto, gennaio ‘61.

    Da allora hai intervistato praticamente tutti i personaggi più importanti di un’intera epoca storica e i tuoi interventi la domenica sul Fatto dimostravano quanta attenzione hai per la realtà quotidiana. Ora che non hai più il Fatto Quotidiano, che progetti hai?
    Al momento sono fermo, non per intenzione, non per programma. Sto studiando la situazione e le opportunità che potrei avere.

  9. #1858
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    Furio Colombo: “Ecco perché ho lasciato Il Fatto Quotidiano”

    Figura storica del giornalismo italiano, cofondatore del Fatto Quotidiano e fino a pochi giorni fa editorialista del giornale diretto da Travaglio, Furio Colombo ha lasciato la testata in dissenso con la scelta del direttore di “incoronare” Alessandro Orsini. In questa conversazione con il direttore di MicroMega Colombo spiega cosa è accaduto e le ragioni della sua scelta.
    Paolo Flores d'Arcais 17 Maggio 2022

    Ricostruiamo intanto quello che è successo.
    “Il Fatto quotidiano” era abituato al fatto che il mio pezzo domenicale spesso non fosse in sintonia con la linea del giornale, cioè del suo direttore, talvolta in vera e propria opposizione. La cosa era diventata anzi abituale con il mutare della linea del giornale sull’aggressione della Russia di Putin contro l’Ucraina. Il mio articolo previsto per domenica 8 maggio era particolarmente critico sulla questione. Quell’articolo, con le critiche rivolte ad Alessandro Orsini e Massimo Fini (su cui tornerò), non è stato pubblicato. Non era mai accaduto. Non solo non è stato pubblicato, ma contemporaneamente il quotidiano che avevo contribuito a fondare tredici anni fa ha preparato una grande festa di “incoronazione” per il nuovo personaggio della politica italiana, il professore Orsini, appunto, al quale il Fatto ha offerto un teatro con 500 spettatori al prezzo di 25€ per l’ingresso. Una vera e propria celebrazione nella quale Orsini è stato formalmente adottato come un personaggio chiave del giornale. Il che impediva e impedisce assolutamente a una persona come me di restare sulle stesse pagine. Sulla sostanza inaccettabile degli articoli di Orsini mi ero già espresso nei miei articoli, facendo chiaramente capire che non potevo avere un falsario come collega. La cosa, però, non solo è andata avanti, ma è diventata la celebrazione del falsario.
    Insomma, Travaglio non ha pubblicato il mio articolo in cui esprimevo i motivi per cui non mi era possibile avere Orsini come collega, e in cui criticavo Massimo Fini che stava teorizzando l’idea che i veri liberatori dell’Italia furono i tedeschi e i veri invasori dell’Italia furono gli americani. Il che rendeva impossibile la coabitazione anche con Fini, ovviamente. Che cosa vuol dire la frase assolutamente incosciente di Fini quando sostiene che i tedeschi proteggevano gli italiani mentre gli americani li invadevano? Dal momento che io c’ero, ragazzo ma ben consapevole, dal momento che ho visto, dal momento che posso testimoniarlo, dal momento che ricordo i luoghi e le modalità delle esecuzioni, delle fucilazioni, delle case di torture, delle persecuzioni e di tutto quello che è avvenuto al popolo italiano e agli ebrei italiani, questa vergogna non era più tollerabile. Perciò ho fatto sapere a Travaglio che non avrei più mandato altri articoli, che la mia partecipazione al quotidiano che avevo contribuito a fondare nel 2009 si chiudeva lì.
    Travaglio nelle sue telefonate mi ha ribadito le sue ragioni, cercando di far rientrare la mia decisione ma insistendo nella difesa di Orsini e Fini, sostenendo che ci sono tanti modi di vedere la vita e di interpretare gli eventi, e naturalmente richiamando i tanti anni di lavoro comune. Ma non poteva funzionare. C’era il macigno delle falsità, sull’invasione dell’Ucraina da parte di Putin, come “raccontata” da Orsini, e sui nazisti in Italia come “raccontati” da Fini.
    Anche con Padellaro ho avuto più di una telefonata, con lui il rapporto, anche umano, è molto più stretto, Padellaro oltre che firma del giornale e suo primo direttore per sei anni, resta uno degli editori. Inoltre il rapporto con lui era ancora più antico. Avevamo diretto un giornale insieme, avevamo deciso insieme che cosa si può accettare e cosa no, avevamo stabilito insieme che la notizia-bugia non si deve pubblicare mai.

    Ti riferisci all’epoca in cui dirigevi l’Unità con Padellaro condirettore?
    Sì, e siccome in quella situazione abbiamo lavorato molto bene, in un accordo completo che abbiamo ritrovato anche all’inizio della fondazione del Fatto Quotidiano, prima sotto la sua direzione poi sotto quella di Travaglio, sembrava che un antico rapporto anche di solidarietà e di comprensione e condivisione delle cose che accadono nel mondo potesse continuare. Improvvisamente con la guerra scatenata dalla Russia di Putin contro l’Ucraina e con lo spostamento fortissimo, disorientante e disorientato, di una parte dell’opinione pubblica italiana verso la Russia, questo rapporto si è incrinato in modo non più sopportabile.


    Tu hai l’impressione che le posizioni di Travaglio e di Padellaro siano le stesse o che ci siano delle differenze?
    Ho l’impressione che ci siano delle differenze, forse anche sostanziali, ma Padellaro, da buon editore, si trova nella condizione di non poter perdere un direttore che funziona bene con un certo tipo di pubblico. Padellaro sostiene Travaglio perché Travaglio è il giornale. Verso Travaglio nutro stima e amicizia, ma non per quello che sta facendo adesso, ecco perché mi sono dovuto allontanare dal giornale. Il Fatto Quotidiano è ormai diventato anche il giornale di Orsini. Il giornale non aveva mai offerto una serata di festa e di celebrazione a un suo collaboratore, pur avendone avuti molti di notevole rilievo. L’arrivo di Orsini segna una mutazione, una rottura di continuità, segna nella vita del giornale un’epoca nuova, e quest’epoca nuova è un’epoca brutta perché è caratterizzata dall’alterazione della verità, da verità “alternative” come lo staff di Trump ha ribattezzato le menzogne, una situazione che non doveva essere sponsorizzata dal Fatto Quotidiano con il proprio nome e la propria firma.

    Questa tua decisione, che immagino particolarmente dolorosa, segna una svolta nella tua vita professionale, ma anche nella tua vita personale. Che reazioni hai avuto?
    Molte e molto positive e affettuose dall’esterno del giornale; poche, anch’esse molto affettuose, dall’interno. Dalle lettere vedo però che nei più, tra quanti mi rinnovano stima e solidarietà, prevale il desiderio di accompagnare la solidarietà nei miei confronti con la volontà di non risultare ostili al clima filorusso che si è creato nel giornale. Sono quindi perlopiù lettere prudenti, che si limitano ad attestati di stima ma che non entrano nel merito. Solo in pochi parlano delle cose di cui scrivevo e dicono che di quei contenuti, ovviamente a difesa coerente degli ucraini, sentiranno la mancanza.

    A te sembra davvero che ci sia questa persecuzione maccartista nei media rispetto a chi ha le posizioni di Orsini, di D’Orsi, di Montanari, di Travaglio?
    Ma per favore! Ma lo sanno cosa è stato il maccartismo?

    E tuttavia sostengono di essere coerentemente per la pace, contro i “guerrafondai” che vogliono mandare armi alla resistenza ucraina.
    Il titolo di domenica scorsa del Fatto, prima pagina e caratteri cubitali, era “I nostri ‘aiuti’ a Kiev vanno al traffico di armi”. Ti rendi conto? Bisogna dire che i pacifisti hanno contribuito a creare un grande pasticcio e una grande confusione. Prendiamo la frase del papa che dice che “la pace porta la pace, la guerra non può portare la pace”: si tratta di una frase gentile ma insensata, perché la pace porta la pace se c’è la pace, ma se c’è la guerra bisogna che cessi la guerra perché ci sia la pace. Ma guerra e pace sono due nomi generici, ogni guerra ha poi il suo nome proprio, e ogni pace il suo. E in questo caso il nome proprio della guerra è aggressione in atto dell’esercito di Putin contro l’Ucraina e la resistenza dei suoi cittadini, e pace vuol dire che l’esercito invasore sia costretto a rientrare nei propri confini. Invece secondo i pacifisti l’unico modo per ritrovare la pace è la resa degli ucraini. Questa è infatti la posizione che si trae dalle loro affermazioni: si sta invocando la resa per poter smettere questa carneficina che sarebbe provocata dalla “inutile” resistenza.
    Questo però è il mondo alla rovescia.
    Ed è questo che ha portato alla spaccatura tra Il Fatto Quotidiano di Travaglio e, ormai, Orsini, e me perché non siamo più nell’ambito delle opinioni, per quanto discutibili, tipo “questa guerra si poteva evitare che scoppiasse, c’erano tutti gli elementi per poter trattare”, oppure “peccato che la Nato sia stata così aggressiva, certo che la Russia non poteva stare ferma”. Ci sono tanti argomenti per affrontare questo tema, ma “il mondo alla rovescia” per cui si identifica la pace con la resa degli ucraini è al di fuori di ogni possibile verità.

    Ma secondo te i media, e in particolare la televisione che è quella che ancora oggi ha maggiore influenza, rispettano la verità dei fatti o sono sbilanciati in una propaganda?
    Distinguerei l’informazione televisiva che riporta le notizie, i reportage, dai talk show. Nei reportage, quelli almeno dei telegiornali che vedo io, non vedo questa propaganda, anzi – come del resto anche negli Stati Uniti – sono estremamente prudenti nel dare le notizie su quello che accade, nessuno esalta la crudeltà e la cattiveria. Nessuno inizia il suo racconto dicendo “un’altra azione criminale compiuta dalle truppe russe ha avuto luogo ieri in un qualche villaggio”. Insomma, direi che non ci sono elementi di propaganda nel racconto dei fatti. Mi riferisco in particolare a La7 che è estremamente cauta nel dare e nel verificare anche notizie scandalosamente crudeli; l’inviato le racconta e basta, senza commenti e senza enfasi. Non è mai propagandistica. Altro discorso invece per i talk show, dove vedo molta propaganda. Non c’è dubbio che alcuni talk show sono decisamente putiniani, mentre altri sono, più seriamente, un tentativo di far esprimere opinioni anche molto diverse, ma senza calpestare le verità di fatto.

    Hai qualche esempio di questi talk show più putiniani?
    Per esempio tutti quelli a cui ha partecipato Orsini, tutti quelli nel quale è stato il personaggio chiave. Orsini è diventato il leader di questa nuova posizione, ma esiste una notevole moltiplicazione di personaggi à la Orsini. Non sarei in grado di indicare esattamente le trasmissioni, perché non le seguo tutte in modo così regolare.

    In alcuni di questi talk show vengono spesso invitati “giornalisti” russi. Metto “giornalisti” fra virgolette, perché io un giornalista russo vero, l’ho conosciuto, anzi una giornalista, Anna Politkovskaja, fatta ammazzare da Putin. Che impressione ti fa vederli in tv?
    Mi fanno l’impressione che mi ha sempre fatto l’Unione Sovietica e poi, dopo il breve intervallo non sovietico, l’arrivo al potere di Vladimir Putin. Ho l’impressione di un Paese in stato di asfissia dal punto di vista della conoscenza dei fatti.

    Tu hai avuto una vita giornalistica straordinariamente ricca. Se non sbaglio la tua prima intervista, trentenne, fu alla vedova di Roosevelt, Eleanor.
    Sì, esatto, gennaio ‘61.

    Da allora hai intervistato praticamente tutti i personaggi più importanti di un’intera epoca storica e i tuoi interventi la domenica sul Fatto dimostravano quanta attenzione hai per la realtà quotidiana. Ora che non hai più il Fatto Quotidiano, che progetti hai?
    Al momento sono fermo, non per intenzione, non per programma. Sto studiando la situazione e le opportunità che potrei avere.
    ma dietro a sti 4 esperti di sti coglioni stai che blaterano di guerre perche fanno le interviste col culo al caldo sul salottino e che se li incontri nel parcheggio di un supermercato solo con lo sguardo gli rubi tt il carrello con pure la moneta dentro sz che nn gli devi ficcare qualche papagna per fartelo mollare....
    per questo poi son sempre tt pronti all unisono a condannare ogni forma di violenza...
    perche i coglioni nn li hanno e son solo buoni a nascondersi dietro leggi regolamenti che possono manipolare perche di fronte a una offesa diretta una reazione diretta non sanno opporla
    e parlano
    parlano
    gli esperti di guerra di sta minchia in tv

  10. #1859
    TCP Rider Senior L'avatar di ABCDEF
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    Citazione Originariamente Scritto da massi69 Visualizza Messaggio
    ma dietro a sti 4 esperti di sti coglioni stai che blaterano di guerre perche fanno le interviste col culo al caldo sul salottino e che se li incontri nel parcheggio di un supermercato solo con lo sguardo gli rubi tt il carrello con pure la moneta dentro sz che nn gli devi ficcare qualche papagna per fartelo mollare....
    per questo poi son sempre tt pronti all unisono a condannare ogni forma di violenza...
    perche i coglioni nn li hanno e son solo buoni a nascondersi dietro leggi regolamenti che possono manipolare perche di fronte a una offesa diretta una reazione diretta non sanno opporla
    e parlano
    parlano
    gli esperti di guerra di sta minchia in tv
    eh, già

    a che servono leggi e regole quando si può dare un bel papagno?

    ma


    che


    cazzo


    stai


    dicendo


    ?!?

  11. #1860
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    Citazione Originariamente Scritto da flag Visualizza Messaggio
    https://it.wikipedia.org/wiki/Dissonanza_cognitiva

    La dissonanza cognitiva è una teoria della psicologia sociale introdotta da Leon Festinger nel 1957[1] per descrivere la situazione di complessa elaborazione cognitiva in cui credenze, nozioni, opinioni esplicitate contemporaneamente nel soggetto in relazione a un tema si trovano in contrasto funzionale tra loro; esempi ne sono la "dissonanza per incoerenza logica", la dissonanza con le tendenze del comportamento passato, la dissonanza relativa all'ambiente con cui l'individuo si trova a interagire (dissonanza per costumi culturali).

    Descrizione

    Un individuo che attivi idee, o comportamenti, tra loro coerenti, si trova in una situazione emotiva soddisfacente (consonanza cognitiva); al contrario, si verrà a trovare in difficoltà discriminatoria ed elaborativa se le due rappresentazioni sono tra loro contrapposte o divergenti. Questa incoerenza è quella che produce, appunto, una dissonanza cognitiva, che l'individuo cerca automaticamente di eliminare o ridurre a causa del marcato disagio psicologico che essa comporta (ad esempio riduzione dell'autostima); questo può portare all'attivazione di vari processi elaborativi, che permettono di compensare la dissonanza (e ripristinare l'autostima).

    Un'applicazione esemplificativa di tali processi si può avere, ad esempio, quando un soggetto che disprezza esplicitamente i ladri si trova a comprare un oggetto a un prezzo troppo esiguo per non intuirne la provenienza illecita. Per ridurre questa contraddizione, secondo Festinger, lo stesso individuo potrà, ad esempio, smettere di disprezzare i ladri (modificando quindi l'atteggiamento), oppure rifiutarsi di acquistare l'oggetto proposto (modificando quindi il comportamento).
    La volpe e l'uva

    Generalizzando, la dissonanza cognitiva può essere ridotta in tre modi:

    producendo un cambiamento nell'ambiente;
    modificando il proprio comportamento;
    modificando il proprio mondo cognitivo (ovvero il sistema delle proprie rappresentazioni cognitive e delle loro relazioni funzionali interne).

    Esempi

    Un esempio di dissonanza cognitiva è rappresentato nel celebre racconto La volpe e l'uva, tratto dalle Favole di Esopo, in cui la dissonanza fra il desiderio dell'uva e l'incapacità di arrivarvi conduce la volpe a elaborare la conclusione che "l'uva è acerba".
    Tecniche di neutralizzazione

    In contesti di devianza, per risolvere (o almeno attenuare) il disagio provocato dal conflitto delle proprie azioni con le regole morali e con la morale sociale, è tipico il ricorso del soggetto alle cosiddette tecniche di neutralizzazione, espedienti di varia natura, tutti tendenti a escludere o affievolire la responsabilità morale individuale, negandone o attenuandone l'illiceità attraverso una ridefinizione del senso del proprio agire. Ad esempio, la posizione dell'accusato può essere "alleggerita" attribuendo alla vittima in tutto o in parte la responsabilità di quanto accaduto (colpevolizzazione della vittima), oppure sminuendo la portata della trasgressione attraverso una ridefinizione eufemistica del senso delle azioni compiute.


    sicuro che intendevi questo ?
    assolutamente si

    Citazione Originariamente Scritto da PowerRoss Visualizza Messaggio
    Fonte?



    Maaaa... secondo te?

    Gli lanciano addosso gavettoni altrimenti?

    E secondo te perchè non servirebbe? Perchè è giusto che vengano invasi?
    vedo che non riesci ne a farti la domanda ne a darti una risposta
    che rumore fa la felicita'
    la pazienza e' la virtu' di chi non ha un caz@zo da fare
    storie di chi rimane e di chi invece lascia tutto e se ne va.....

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