Originariamente Scritto da
_sabba_
Un nostro utente, che era possessore di una bellissima Street Twin customizzata, è passato qualche tempo fa al lato oscuro della forza, prima con una affascinante Honda CB1000R, con la quale però non ha instaurato il giusto feeling, poi (più recentemente) con una strabiliante Kawasaki Z900 RS, che ho avuto il piacere di “ospitare” nel mio garage (ieri) per farci qualche lavoretto (frecce minimali, verifica sospensioni, catena, ecc.).
Da quella via che era lì, ovviamente con il permesso del proprietario, ci ho fatto un breve giretto per rinverdire i miei ricordi (avevo già provato la Z900 standard un paio di anni fa), e magari cercar di percepire le piccole differenze tra le due moto sorelle/gemelle.
Mancano all’appello una decina di cavalli, ma in compenso aumenta la coppia erogata ai medi regimi (grazie ad una differente mappatura, a fronte di una coppia massima identica (sempre a 9000 giri).
Questa differenza in effetti si avverte.
Il motore risponde immediatamente all’apertura del gas, pur mantenendo una erogazione fluida e regolare.
È un quattro cilindri, ed in teoria dovrebbe essere meno pronto rispetto ad un due o ad un tre.
Invece non è affatto così, e questo mi porta a dubitare sulla scelta operata da Triumph (T-Plane) negli ultimi prodotti.
Secondo il mio modestissimo parere, quando un motore gira regolare (intendo dire con una configurazione a scoppi regolarmente intervallati) non ha confronti, e affermo ciò possedendo (tralaltro felicemente) una moto con il T-Plane.
Anche il resto della Zetona è di buon livello.
I freni sono ottimi, le sospensioni pure (ma solo dopo una rivisitazione dei registri, perché in configurazione di serie risultava troppo “molliccia”), la posizione di guida è “tranquilla”, oserei dire old style, quindi pienamente corrispondente all’aspetto rievocativo del mezzo, la sella è stracomoda, e la strumentazione a doppio strumento analogico (più le varie indicazioni digitali a barre) è leggibilissima (al contrario delle “stravaganti” indicazioni dei più recenti TFT).
Si guida con grande facilità, e tiene la strada in modo superbo (erano state appena montate due “scarpine” nuove, nemmeno troppo sportiveggianti, nello specifico due “tranquille” Pirelli Angel GT).
Non è certo una moto nata per fare centinaia di chilometri in autostrada, ma è ineguagliabile a piacere di guida.
Il motore non ha 200 cavalli, ma grazie ad una ciclistica veramente a punto, su percorsi guidati può reggere il confronto con moto che costano il doppio.
Ma non è quello il suo scopo principale.
Nasce per evocare bei ricordi, quando le moto erano (quasi) tutte bellissime, ma bellissime per davvero, e soprattutto si distinguevano anni luce l’una dall’altra, con caratteristiche proprie e “uniche”.
Uno degli ultimi esempi di moto del genere, la “nostra” Speed fari tondi.
Il progresso ha affinato la meccanica, l’ha “infarcita” di elettronica (anche per permettere ai “niubbi” di utilizzare moto con cento e più cavalli), ma ha al contempo standardizzato l’estetica e soprattutto la personalità delle moto stesse.
Kawasaki ha creato questa bellezza (perché è una bellezza, senza se e senza ma), come pochi altri hanno fatto.
In casa Triumph (per fortuna) lavorano bene sotto questo aspetto (le MC sono belle, indiscutibilmente belle), e il recente proliferare di modelli che richiamano quelli del passato è indice di un sano e robusto gradimento da parte del pubblico motociclista.
La moto “Manga” (anche in Kawasaki sono “maestri” nel creare mostri) piacciono (forse) per qualche millesimo di secondo, poi iniziano a fare pena.
Quando scendi nel box e vedi una Kawa RS oppure una Brutale (quando ce vò ce vò), il sorriso parte immediatamente.
Nota di servizio.
Alla fine degli anni ‘70 (poco più che ventenne) ebbi modo di provare la Kawa Nove (come chiamavamo noi la Kawasaki Z900) di quegli anni.
Era di un amico che purtroppo non c’è più (altrimenti lo avrei chiamato per provare la nuova), e ricordo perfettamente che la guidai con una cautela a dir poco estrema, perché tutti la credevamo un mostro terrificante.
Di terrificante in realtà non aveva nulla (magari la ciclistica), perché erogava “solo” 95 cavalli, come la mia Tiger 900 GT Pro con il motore “triccheballacche”, che non va una sega confronto ad una Suzuki GSX R 1000 (prendo questa ad esempio perché è la moto che sta acquistando mio figlio), e con il senno di poi mi dispiace non aver aperto a manetta nemmeno una volta.
In teoria posso però rifarmi, perché il mio amico carburatorista ne ha una personale, e con la scusa di fargli provare quella nuova (oltre ad una pazientissima fase di convincimento), forse riuscirò a tirare tutta una seconda o una terza marcia.
Con quella nuova ci sono riuscito, e non mi sono sporcato le mutande (beh, la Brutale va di più, per cui ci si riesce senza patemi).
Ce la dovrei fare anche con quella originale.