L’ANACRONISMO DELLA TUTELA LEGALE DELLA BESTEMMIA
I recenti interventi della Corte Costituzionale, del Parlamento e del Governo non hanno risolto l’assurdità di una tutela legale della bestemmia.
Oltre a essere diventata, in alcuni casi, quasi un intercalare, va riaffermato con forza che la bestemmia, al giorno d’oggi, non rappresenta altro che la tutela giuridica di persone che, noi atei, reputiamo inesistenti.
Nei fatti, l’allargamento della fattispecie a tutte le divinità ha in realtà ulteriormente minato la libertà di pensiero e di critica, come è stato fatto notare da più parti (si veda ad esempio l’articolo «La bestemmia», di Paolo Bonetti, pubblicato sul numero 4/2000 di Micromega).
Un anacronismo reso ancora più stridente dalla volontà, da parte delle confessioni religiose di minoranza sottoscrittrici di intese con lo Stato, di vedersi tutelate in materia penale esclusivamente in base ai diritti di libertà sanciti dalla Costituzione, e non mediante la tutela specifica del sentimento religioso. La permanenza della bestemmia nel Codice penale - anche se come illecito amministrativo - resta così, ancora oggi, legata a una precisa volontà egemonica
che ne pensate??