BORMIO (SONDRIO) - E' durata quattro giorni la caccia al presunto responsabile della tragica fine del piccolo Renzo Giacomella, di 3 anni, travolto e ucciso sabato sera da una moto su una pista ciclabile a Bormio, mentre era con la mamma e la sorella di sei anni. Quattro giorni di appelli, e di indagini senza tregua dei carabinieri, per scoprire alla fine che i responsabili erano due, due giovanissimi della zona. E per quello che guidava, l'accusa è di omicidio volontario. I due hanno confessato. Alla guida della moto, un 125 da cross, c'era un minorenne, un giovane di 17 anni. Seduto dietro a lui, un amico che da poco ne ha compiuti 18, Luca Martinelli,al quale il minore aveva dato un passaggio 'proibito' e col quale aveva deciso di scorrazzare su una pista ciclabile al buio. A fari spenti, probabilmente per non essere visti. La tanto attesa svolta all'indagine è arrivata nel tardo pomeriggio di oggi dopo il succedersi di avvenimenti di ieri: prima il ritrovamento di un casco in un cassonetto, poi il sequestro di una motocicletta enduro di 50 cc di cilindrata, appartenente a un sedicenne di Santa Lucia, frazione di Valdisotto, lo stesso paese della vittima.
Non era quella la pista giusta. Quella buona è emersa oggi, e in serata, dopo essere stati sottoposti a incalzanti interrogatori per diverse ore da parte del procuratore di Sondrio, Gianfranco Avella, e del pm Stefano Latorre, sono usciti dalla caserma dei carabinieri di Bormio all'interno di due 'gazzelle' il 17enne e il 18enne. Tutti e due sono finiti in carcere: il minore al Beccaria di Milano, l'altro a Sondrio. Tecnicamente, il primo è in stato di fermo, il secondo in stato di arresto perché maggiorenne. Al minore i magistrati contestano l'omicidio volontario nella configurazione del dolo eventuale, che si profila quando, come in questo caso, una persona guida al buio e si assume il rischio di causare la morte di qualcuno; inoltre è accusato di omissione di soccorso e fuga. Al maggiorenne, magistrati contestano l'omicidio colposo, l'omissione di soccorso e la fuga. Omicidio colposo, per aver creato la situazione di rischio mortale mettendosi imprudentemente sul sellino posteriore della moto condotta dal minorenne. "Tenevamo - ha dichiarato il procuratore Avella uscendo dalla caserma dei carabinieri di Bormio - a risolvere in fretta questo caso per dare una risposta di giustizia alla famiglia del piccolo Renzo. Certamente, se i due giovani si fossero presentati spontaneamente dai carabinieri, come più volte chiesto negli appelli di questi giorni, avremmo tenuto nei loro confronti un atteggiamento diverso".
Ma gli appelli, lanciati dalla disperata mamma di Renzo, Nicoletta Martinelli, 36 anni, dal padre e dallo stesso procuratore, non sono serviti. Ci sono volute le indagini, che hanno risolto il caso il giorno dopo i funerali del piccolo Renzo. Stamani, dopo che era sfumata la pista del 16enne, le indagini parevano tornate in altomare. Invece gli investigatori, coordinati dal ten. col. Marcello Bergamini, comandante provinciale dell'Arma di Sondrio, e dal nuovo responsabile del Reparto operativo di Sondrio, ten. col. Michele Facciorusso, avevano già puntato l'attenzione su altre tre moto di piccola cilindrata. Il proprietario di una di queste, il 17enne poi fermato, è stato condotto in caserma e durante un lungo, doppio interrogatorio, è caduto in ripetute contraddizioni. A fronte di queste contraddizioni e della raffica di "non ricordo", la sua posizione si è aggravata, fino alla confessione finale. Poi è toccato al suo amico essere preso e messo alle strette. Pare che non vi siano ammaccature sulla moto, perché il povero Renzo sarebbe stato violentemente urtato da una ginocchiata, quanto è bastato per farlo volare e cadere mortalmente al suolo. La mamma del piccolo non si era resa conto che sulla moto scomparsa ci fossero due persone. I due hanno detto agli inquirenti che al momento del fatto non si erano resi conto della gravità di quanto accaduto. L'hanno saputo solo il giorno dopo dai notiziari, ma si sono ben guardati dal costituirsi. E, a quanto si è appreso, avevano tenuto nascosto tutto alle famiglie, ora distrutte dall'epilogo della vicenda. "Sono soddisfatta - ha detto in serata la mamma della vittima, Nicoletta Martinelli -. Soddisfatta per il risultato ottenuto dai carabinieri, i quali, subito dopo la tragedia toccata al mio Renzo, mi avevano promesso che avrebbero fatto di tutto per trovare al più presto il responsabile".