...l'ameba sindaco BACCHETTATO...............e il serpente a sonagli entra a far
parte della scuderia vaticana....







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di Gianluca Barile

CITTA’ DEL VATICANO - Luciano Moggi. Basta il nome.Eterno vincente. Il calcio è così: ti glorifica e ti mortifica in un batter d’occhio. Ma non ti cancella. Chi lo ammira, lo descrive come un grande manager; chi lo odia, lo paragona ai peggiori boss della mafia. Ma, fino a prova contraria, non ha ammazzato nessuno. ‘Petrus’. Basta il nome. Significa Pietro. Lo conoscono tutti. Si occupa del Pontificato di Benedetto XVI. E non solo. Nelle ultime settimane, infatti, si sta interessando anche del rapporto tra Sport e Fede. E i
i nostri lettori amano particolarmente le interviste ai personaggi del calcio. Perché si raccontano come uomini e non come divi. Perché parlano della religione, di Dio, della Speranza, della lotta tra Bene e Male, pur appartenendo ad un mondo che si vuole far passare a tutti i costi per corrotto e irrimediabilmente dannato. Come è noto, da lunedì Luciano Moggi inizierà la sua collaborazione (gratuita) con ‘Petrus’, curando una rubrica settimanale sull’ultima giornata di campionato e mescolando temi calcistici e religiosi. I moralisti di turno si sono già scandalizzati; i colpevolisti di sempre hanno immediatamente emesso sentenze di condanna; i ‘falchi’ del ‘noi siamo cattolici e non possiamo perdonare uno come lui sospettato di fatti gravi’ hanno dimenticato di doversi comportare come ‘colombe’ perché nessun uomo, agli occhi di Dio e della società, può considerarsi migliore di un altro uomo. ‘Siate invece gli uni verso gli altri benigni, misericordiosi, perdonandovi a vicenda, come anche Dio vi ha perdonati in Cristo" (Efesini 4:32). Ma tant’è: i nemici di Moggi, e nostri, sono andati all’attacco, ci hanno scritto e-mail degne delle peggiori discariche, ci hanno messi all’indice dal pulpito della loro ipocrisia. A questo punto, la domanda sorge spontanea: siamo ancora cristiani? Siamo ancora in grado di amare? ‘Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano... Se infatti amate quelli che vi amano, che premio ne avete?... Voi dunque siate perfetti, com'è perfetto il Padre vostro celeste’ (Matteo 5:44-48). Dunque, cosa significa essere cattolici? Parlare della fede in Cristo? Dire pubblicamente che si crede nella Signoria di Gesù? Santificare la Domenica e tutte le altre feste partecipando alla Messa? Tutto questo sicuramente deve far parte della vita di un cristiano, eppure Gesù ci chiede altro: ‘Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi’. E se amare significa rispettare, perché non dovremmo rispettare anche Luciano Moggi? Noi di ‘Petrus’ ci professiamo cattolici e vogliamo dimostrarlo; non giudichiamo Moggi perché il giudizio spetta a Dio; non lo giudichiamo da un punto di vista penale perché ciò tocca solo alla Magistratura; non lo giudichiamo perché non siamo nessuno per farlo. Qualche ‘puritano’ benpensante (?) si è scandalizzato perché abbiamo definito ‘Big Luciano’ un galantuomo: con noi lo è stato, e forse anche con chi nei momenti di sventura gli ha voltato le spalle. Nessuno, però, ha avuto il coraggio di ammettere che ‘Petrus’ ha messo a segno un bel colpo con l’ingresso di Moggi nella scuderia dei collaboratori (che sia stato proprio questo il problema per chi avrebbe voluto tarparci le ali?). Certo, ci occupiamo di Chiesa, e principalmente del Magistero dell’amato Santo Padre Benedetto XVI, ma perché dovremmo dimenticare quei settori della società, compreso il calcio, che coinvolgono e interessano milioni di persone? Che essere cattolici sia diventata una discriminante, per cui se il prossimo è anche solo sospettato di un torto, debba essere lapidato? No, questa logica non appartiene ai seguaci di Gesù ma a quelle credenze che si basano sull’odio e la violenza. Noi cristiani siamo diversi, siamo per l’accoglienza. Perché, come ci ha ricordato proprio Benedetto XVI, ‘Dio è Amore’.