
Originariamente Scritto da
gianzpeed
La corsa alla povertà fa parte, temo, di un piano, non è il punto debole del sistema, ma ne fa parte integrante. I gruppi di potere hanno una cultura fondata su un aberrante pseudo-darwinismo sociale: chi non vince deve sparire; chi non ha conquistato potere e ricchezza è un fallito e deve sparire; non importa come hai raggiunto la ricchezza, non interessa sapere se hai violato leggi, se hai avuto complici infami, se hai calpestato diritti altrui: ciò che conta è che ora sei ricco, enormemente ricco, ora sei parte di quella élite - ormai non più solo sociale ma biologica, di "razza"...- che domina e svetta su tutto e tutti.
I gruppi di potere ignorano concetti come solidarietà, aiuto reciproco, rispetto per gli svantaggiati, moralità: la loro cultura di classe, che si identifica perfettamente con la cultura individuale, è fondata sul successo. Chi fa lavori umili viene in fondo disprezzato dal potente, che lo considera non la vittima di un sistema sociale inumano, ma un perdente, un incapace, una scoria. La società che i potenti vogliono costruire - e stanno già costruendo - è fatta da una oligarchia di ricchissimi e potentissimi (capitalisti), cui segue una minoranza di alti borghesi (professionisti). Null'altro. La piccola borghesia - quella che non consuma abbastanza - deve rassegnarsi a confluire nel proletariato, cui vengono ridotti e depotenziati i diritti, primi dei quali quelli sul lavoro. Per l'imminente massa di poveri sono previste misure di assistenza filantropica affidata al buon cuore dei ricchi, i quali non avranno alcun dovere sociale, ma saranno esortati (forse da quella parte della chiesa cattolica che non starà a fianco degli ultimi, come predicava Cristo) ad avere un atteggiamento benevolo e caritatevole verso i derelitti che accorreranno, cenciosi, ad inchinarsi alla bontà dei padroni.
La crescente povertà non allarma i potenti: un tempo, la gente assaltava i forni e impiccava ai lampioni gli affamatori;ora la progressiva militarizzazione della società, il diffondersi continuo del controllo armato e della repressione, lo sciagurato mito della tolleranza zero lasciano dormire sonni beati alla casta dei potenti.
Forse stiamo vivendo nel più cupo e folle laboratorio sociale della storia umana.
P.S: l'articolo è di Paolo Cortesi