La poesia di Rayen Kvyeh viene dalla terra, perchè mapuche vuol dire “uomini della terra” e viene dall’amore, che si percepisce in ogni suo verso: amore per il suo popolo, per la natura, per la libertà e per la vita.
Rayen, la tua poesia racconta di albe e tramonti, ma anche della «voce di un popolo indomito protetta da migliaia di stelle», del desiderio di non essere «servi e schiavi», e di recuperare «la pace e la libertà». Tu stessa da giovane hai subito il carcere e le crudeltà della dittatura sotto il regime di Pinochet. Vuoi raccontarci qualcosa su quei terribili anni?
Ho subito da giovane la prigione politica e la tortura a causa delle opere teatrali che scrivevo e che erano critiche verso la dittatura di Pinochet. Sono stata in carcere una volta nel 1973, poi nel 1976 e poi ancora nel 1979 sono stata una «desaparecida» per 40 giorni e torturata in un carcere clandestino e successivamente nel carcere di rigore di Talcahuano e dopo in quello femminile di Concepción.
E’ cambiato qualcosa da allora in Cile?
Durante la dittatura la gente spariva o era uccisa con le armi. Oggi ci sono forme più moderne di repressione, per esempio la costruzione delle dighe nel fiume Bío Bío, uno dei più grandi disastri ecologici del paese e lo sfollamento della comunità mapuche-pewenche verso un altro territorio. Per esempio le imprese forestali delle monocolture di pino e di eucalipto, che vogliono dire la desertificazione della Madre Terra, la mancanza d’acqua e la contaminazione con prodotti chimici che si diffondono per via aerea, la costruzione delle grandi strade che distruggono i luoghi sacri e dividono le comunità, la contaminazione a causa delle discariche [il 75 per cento delle discariche sono state installate nelle comunità mapuche e queste contaminano acqua, Madre Terra e ambiente e hanno prodotto malattie nelle persone], la contaminazione dei fiumi e dei mari con gli scarichi delle grandi cartiere e l’industrializzazione delle salmoniere.
Il popolo mapuche è assediato da nord, da sud, da est e da ovest. Non si può pensare forse a una pianificazione del genocidio del popolo mapuche, da parte dello Stato con l’installazione di questi grandi megaprogetti?
Oggi abbiamo minorenni martiri uccisi, e questo si giustifica con l’applicazione della Legge Antiterrorismo al popolo mapuche. I morti sono Mapuche, come si può parlare di terrorismo di un popolo che difende la vita e mentre difende la vita, la Madre Terra e recupera il suo territorio? Perchè invece non parliamo di terrorismo di Stato?