
Originariamente Scritto da
japkiller
Medoro sa che gli voglio bene....

però a volte legge troppo velocemente....

in questa serie di eventi hanno trovato la morte ITALIANI senza colpa, e se vogliamo parlare del ruolo del comunismo Italiano dell' epoca vi lascio questa citazione da WIKIPEDIA, fermo restando che in un periodo storico di quel tipo, in un mondo reduce a due guerre mondiali, tante cose assurde hanno trovato terreno fertile, da una parte e dall' altra, però in questo caso , come scritto nella sottostante citazione, il comunismo era un valore superiore a quello di Patria, cosa successa nuovamente in seguito quando il PCI voleva vendere l'Italia alla Russia cercando di andare al governo...
Il fascismo ha commesso innumerevoli errori, ma vengono sempre giustamente e a volte esageratamente enfatizzati... perchè non farlo anche in queste storie??
Responsabilità del comunismo italiano [modifica]
Palmiro Togliatti, segretario del Partito Comunista Italiano. Le sue posizioni sulla questione giuliano-dalamata sono controverse. « Non riusciremo mai a considerare aventi diritto ad asilo coloro che si sono riversati nelle nostre grandi città. Non sotto la spinta del nemico incalzante, ma impauriti dall'alito di libertà che precedeva o coincideva con l'avanzata degli eserciti liberatori. I gerarchi, i briganti neri, i profittatori che hanno trovato rifugio nelle città e vi sperperano le ricchezze rapinate e forniscono reclute alla delinquenza comune, non meritano davvero la nostra solidarietà né hanno diritto a rubarci pane e spazio che sono già così scarsi.[43] »
(Piero Montagnani su "L'Unità" - Organo del Partito Comunista Italiano, Edizione dell'Italia Settentrionale - Anno XXIII - N. 284, Sabato 30 novembre 1946)
Il P.C.I. non ebbe responsabilità dirette sul massacro; tuttavia acconsentì a lasciare la Venezia Giulia e il Friuli orientale sotto il controllo dei partigiani di Tito, avallando implicitamente l'espansionismo jugoslavo. Fu per questo motivo che ordinò ai propri combattenti partigiani nella regione di porsi sotto comando jugoslavo (fu in questo contesto che maturò il celebre eccidio di Porzûs).[44]
Terminato il conflitto molti militanti comunisti italiani collaborarono con i comunisti jugoslavi e molti si resero complici dei massacri. Va detto che le scelte dei comunisti italiani (spesso tacciati di "tradimento") furono coerenti al loro internazionalismo, secondo il quale l'affermarsi del comunismo era un valore superiore a quello di patria e di nazione. Coerenti a questo ideale giunsero anche ad auspicare la formazione di una settima repubblica federativa jugoslava, di carattere italiano, comprendente Trieste, Monfalcone e il Friuli orientale. Negli anni successivi furono tuttavia molti gli ex partigiani e i militanti a prendere la via dell'esodo, dopo aver sperimentato il volto nazionalista e repressivo del comunismo jugoslavo.[45][46]
Negli anni successivi il P.C.I. contribuì a dare una visione alterata degli avvenimenti, volta a minimizzare e a giustificare le azioni dei comunisti jugoslavi.[47] Di questo atteggiamento ne fecero le spese i profughi, ai quali fu ingiustamente cucita addosso l'odiosa nomea di "fascisti in fuga"[48] (vedi Treno della vergogna).
A tutt'oggi, come si dice avanti, è diffuso in taluni ambienti comunisti e post-comunisti un atteggiamento che tende a minimizzare e a giustificare gli eccidi.