Era a casa di suo padre e così, come si fa quando in famiglia si gestisce un minimo di potere, ordina controlli contro ospedali «sgraditi», discute di come orientare la gara del 118, tratta le ubicazioni di presidi sanitari secondo il criterio della «vicinanza» dei sindaci.
Normale amministrazione voi direte nel nostro bel Paese.
Poi c'è quella storia di suo zio che vorrebbe il bar dell’ospedale.
Nunzia si lascia andare, dice qualche parola di troppo: «Facciamogli capire che un minimo di comando ce l’abbiamo! Mandagli i controlli... e vaffa...!».
Il Fatto Quotidiano pubblica le trascrizioni delle intercettazioni e adesso c’è bufera, qualcuno chiede le dimissioni, lei insulta Mastella e minaccia azioni legali a tutela della propria onorabilità.
«Vabbé, dice Nunzia, ho usato parole non esattamente consone a una signora di classe? E che ci posso fare? Quanto perbenismo... Stavo a casa mia, potrò parlare come mi pare a casa mia, sì o no?».
E che dice Francesco di Nunzia? Nunzia usa parole poco consone a una signora di classe? E poi, visto il piglio con cui comanda, in famiglia chi porta i pantaloni, chi ha il minimo di comando?
Poco prima di sposarsi Nunzia diceva: «Francesco è un moderato, un popolare centrista, sono molto più di sinistra io di lui!».
Lui replicava: «Lei è una conservatrice liberista che gioca a fare la spiritosa».
Si sa che una mano lava l’altra, ma a casa, evangelicamente, è bene che la sinistra non sappia quello che fa la destra.
E' questa la nostra classe dirigente che lavora per il bene della collettività e per l'interesse generale?
Il linguaggio e le parole colorite di una ministra assai vivace - Corriere.it