D74
16/10/2008, 08:30
Il tribunale di sorveglianza nega la libertà condizionale all'ex brigatista Vincenzo Guagliardo, l'assassino del sindacalista Guido Rossa, e la figlia della vittima, Sabina Rossa, deputata **, a sorpresa si dice in disaccordo: "I magistrati ci ripensino. Guagliardo l'ho conosciuto, è un uomo ravveduto, che ha pagato il conto con la giustizia". Nome di battaglia "Pippo", sessant'anni, colonna genovese, duro, irriducibile, l'ex br è in carcere dal 21 dicembre 1980, dopo l'arresto a Torino in un bar di corso Brescia. Condannato all'ergastolo. Sei anni fa ammesso al lavoro esterno, da quattro semilibero: esce la mattina da Rebibbia per andare a lavorare in un coop sociale, la Soligraf, dove insieme alla moglie, l'ex br Nadia Ponti, trasferisce su un software per non vedenti intere biblioteche, e rientra in cella alle 23.
L'altro giorno la magistratura di sorveglianza di Roma ha respinto la richiesta di libertà condizionale, avanzata dal suo legale, Ugo Giannangeli. Tra le motivazioni: il fatto che non abbia mostrato ravvedimenti né coltivato rapporti con le vittime. Ma un incontro con Sabina Rossa ci fu, agli inizi del 2005, a Melegnano, e fu riportato nel libro Guido Rossa, mio padre, edito da Bur Rizzoli. La figlia gli aveva telefonato senza preavviso, poi gli aveva scritto una lettera, quindi si erano visti in un pomeriggio di fitta neve nel quale s'erano intrecciati per tre ore dolore, imbarazzo, pudore. "Penso sia mio dovere dirti com'è andata. Non davanti ai giudici o nelle aule di tribunale, ma a te lo devo...", esordì "Pippo".
Si persero di vista. Guagliardo non ne parlò mai, nemmeno nella richiesta di liberazione condizionale, con la stessa ferrea coerenza con cui rifiutava i difensori al processo: "Avvocato, taccia se non vuol fare la fine del suo collega Rogolino, pestato nel carcere di Cuneo da un militante comunista. Nella mia veste di brigatista rosso, non voglio essere difeso da nessuno", disse nell'aula bunker di Torino, il 22 febbraio 1981. Guido Rossa doveva essere gambizzato, questo è confermato anche dalle perizie. Guagliardo gli sparò alle gambe con la Beretta 81 calibro 7,65, un altro componente del commando, Riccardo Dura, lo ammazzò. Sabina aveva 16 anni. Dice oggi: "Ha fatto 28 anni di carcere, ha pagato. Trovo paradossale che il tribunale non ritenga importante il nostro incontro solo per il fatto che fu io a propiziarlo. Vorrei andare a parlare con i giudici, per spiegare che non c'è alcuna ragione che se ne stia ancora in carcere".
Rossa si è espressa contro la decisione del governo Sarkozy di non estradare la terrorista rossa Marina Petrella. "Lo trovo incomprensibile, perché in questo caso la pena non è stata espiata. Una volta in Italia, in attesa di un'eventuale grazia, sarebbe trattata con spirito umanitario, e non semplicemente sbattuta dentro una cella". Oggi Le Monde pubblica una lettera inviata dalla Petrella al suo avvocato Irene Terrel il 19 luglio nella quale afferma di provare pena e compassione per le vittime delle Br, e di ritenere "la perdita di una vita umana sempre una tragedia".
grande stima per questa donna!
L'altro giorno la magistratura di sorveglianza di Roma ha respinto la richiesta di libertà condizionale, avanzata dal suo legale, Ugo Giannangeli. Tra le motivazioni: il fatto che non abbia mostrato ravvedimenti né coltivato rapporti con le vittime. Ma un incontro con Sabina Rossa ci fu, agli inizi del 2005, a Melegnano, e fu riportato nel libro Guido Rossa, mio padre, edito da Bur Rizzoli. La figlia gli aveva telefonato senza preavviso, poi gli aveva scritto una lettera, quindi si erano visti in un pomeriggio di fitta neve nel quale s'erano intrecciati per tre ore dolore, imbarazzo, pudore. "Penso sia mio dovere dirti com'è andata. Non davanti ai giudici o nelle aule di tribunale, ma a te lo devo...", esordì "Pippo".
Si persero di vista. Guagliardo non ne parlò mai, nemmeno nella richiesta di liberazione condizionale, con la stessa ferrea coerenza con cui rifiutava i difensori al processo: "Avvocato, taccia se non vuol fare la fine del suo collega Rogolino, pestato nel carcere di Cuneo da un militante comunista. Nella mia veste di brigatista rosso, non voglio essere difeso da nessuno", disse nell'aula bunker di Torino, il 22 febbraio 1981. Guido Rossa doveva essere gambizzato, questo è confermato anche dalle perizie. Guagliardo gli sparò alle gambe con la Beretta 81 calibro 7,65, un altro componente del commando, Riccardo Dura, lo ammazzò. Sabina aveva 16 anni. Dice oggi: "Ha fatto 28 anni di carcere, ha pagato. Trovo paradossale che il tribunale non ritenga importante il nostro incontro solo per il fatto che fu io a propiziarlo. Vorrei andare a parlare con i giudici, per spiegare che non c'è alcuna ragione che se ne stia ancora in carcere".
Rossa si è espressa contro la decisione del governo Sarkozy di non estradare la terrorista rossa Marina Petrella. "Lo trovo incomprensibile, perché in questo caso la pena non è stata espiata. Una volta in Italia, in attesa di un'eventuale grazia, sarebbe trattata con spirito umanitario, e non semplicemente sbattuta dentro una cella". Oggi Le Monde pubblica una lettera inviata dalla Petrella al suo avvocato Irene Terrel il 19 luglio nella quale afferma di provare pena e compassione per le vittime delle Br, e di ritenere "la perdita di una vita umana sempre una tragedia".
grande stima per questa donna!