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Mafia di Stato...?
Rafforzata la scorta con l'aggiunta di 3 carabinieri del Gis
«La mafia prepara un attentato a Di Matteo,
a Palermo arrivati 15 chili di esplosivo»
La rivelazione choc di un confidente agli investigatori
Il pm non viene nominato ma sarebbe il maggior indiziato
PALERMO - Il progetto di un attentato al pm di Matteo. La modalità sempre quella: il tritolo. Cosa nostra starebbe organizzando l'agguato mortale al magistrato. A Palermo sarebbero già arrivati 15 chili di esplosivo. È il quadro allarmante dipinto circa un mese fa agli investigatori - secondo alcuni quotidiani - da un confidente legato al traffico di droga e ritenuto abbastanza attendibile. L'uomo non avrebbe fatto nomi, ma il maggiore indiziato è il pm Nino Di Matteo, al quale è stata rafforzata la scorta, con l'aggiunta di tre carabinieri del Gis, il Gruppo intervento speciale.
SUMMIT DI CAPIMAFIA - Ci sarebbero, secondo «gola profonda», almeno quindici chili di esplosivo e un telecomando, da tempo a disposizione di Cosa nostra che sarebbe intenzionata a intervenire al più presto. Una riunione operativa, riferisce l’Agi, un summit di capimafia, avrebbe mobilitato il clan di Brancaccio. Una nuova pagina inquietante, dunque, della serie di intimidazioni e segnali che hanno avuto come destinatario Di Matteo, ma anche altri colleghi, non ultimo il pm Roberto Tartaglia la cui casa di recente è stata oggetto di una strana intrusione.
L'INCHIESTA - Di Matteo, con altri tre colleghi, rappresenta l'accusa nel processo sulla trattativa Stato-mafia ed è sotto procedimento disciplinare per aver confermato in un'intervista l'esistenza delle intercettazioni telefoniche tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino.
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Strano.... dopo decenni di "silenzio" e tregua da parte delle cosche mafiose nei confronti della magistratura... rispunterebbe un attentato contro un pubblico ministero, guarda caso un magistrato che indaga sulle collusioni Stato/mafia e che ha osato nominare l'inquilino del Colle.... :dubbio:
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quei 3 carabinieri aggiunti non cambiano la situazione,se non si fa nulla di serio per risolverla,sono solo 3 potenziali bare con il tricolore:cry:
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Così scriveva Il Fatto Quotidiano il 2 aprile 2013:
“Gli amici romani del boss vogliono uccidere Di Matteo”
Due lettere anonime molto circostanziate annunciano un attentato, su ordine di Messina Denaro, al pm di Palermo che sta processando il generale Mori e i protagonisti della trattativa Stato-mafia. Raddoppia la scorta
di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza | 2 aprile 2013
L’avvertimento chiaro, senza giri di parole, arriva con due lettere anonime recapitate in procura qualche giorno fa: “Amici romani di Matteo (Messina Denaro, ndr) hanno deciso di eliminare il pm Nino Di Matteo in questo momento di confusione istituzionale, per fermare questa deriva di ingovernabilità. Cosa Nostra ha dato il suo assenso, ma io non sono d’accordo”. A scrivere è, a suo dire, uno dei membri del commando di morte, in grado di fornire una serie di notizie riservate e dettagliate sugli spostamenti quotidiani (e sui punti deboli della protezione) del pm che indaga sulla trattativa mafia-Stato. Sono quelle informazioni precise e circostanziate, assieme ad altre indicazioni su depositi di armi e di esplosivo nascosti in alcune borgate palermitane, che hanno indotto la Prefettura a riunire d’urgenza il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, per rafforzare la scorta e la vigilanza al magistrato più esposto e isolato d’Italia.
Il procuratore di Palermo Francesco Messineo ha convocato immediatamente una riunione tra polizia, carabinieri, Dia e Guardia di Finanza, e Di Matteo è stato ascoltato dai colleghi di Caltanissetta per verificare la corrispondenza tra le notizie fornite dall’anonimo e i suoi effettivi spostamenti. Dopo il procedimento disciplinare avviato dal Pg della Cassazione, ad arroventare il clima giudiziario a Palermo arriva la minaccia, ritenuta assai seria, di un attentato: “Dopo quella iniziativa disciplinare un poco inopportuna, se non addirittura scandalosa – dice il procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi – Di Matteo è più isolato che mai. Chi vuole creare preoccupazione e tensione ha antenne sottili per comprendere questo momento e non si fa scrupolo per rendere il clima ancora più pesante”. Ecco perché, continua Teresi, “per sicurezza e per garantire la sua serenità di lavoro, visto che l’ambiente esterno non la garantisce, chi ha responsabilità istituzionali ha ritenuto di prendere provvedimenti”.
Dall’altro ieri Di Matteo ha una nuova blindata, due auto in più sotto casa, l’obbligo dei giubbotti antiproiettile per tutti gli uomini della scorta, rafforzata con altri due agenti: immagini che meglio di mille parole restituiscono un clima di allarme che a Palermo non si viveva da tempo, e che riporta improvvisamente a oltre vent’anni fa, a un’altra stagione di stallo istituzionale risolto con il “botto” di Capaci. E se il procuratore Messineo conferma che “c’è allarme, come per tutto quello che riguarda la sicurezza di ogni magistrato”, in questo caso nel mirino degli anonimi è finito il pm che indaga sulla trattativa mafia-Stato, impegnato, dal 27 maggio prossimo, a processare sullo stesso banco degli imputati boss, politici e uomini delle forze dell’ordine; lo stesso pm che ha appena cominciato la requisitoria contro gli ex ufficiali del Ros Mori e Obinu, accusati di avere favorito la latitanza di Provenzano, in funzione della stessa logica “trattativista” .
Una sovraesposizione alimentata adesso dagli “avvertimenti” giunti in Procura e spediti lo stesso giorno, il 21 marzo, in cui il pg della Cassazione Gianfranco Ciani ha avviato un procedimento disciplinare nei confronti di Di Matteo, accusato di avere violato i “doveri di diligenza e di riserbo”, e il “diritto alla riservatezza” del Capo dello Stato, confermando in un’intervista l’esistenza delle conversazioni intercettate, già svelata il giorno prima dal sito Panorama.it.
È facile intuire, infatti, che le parole di Teresi sull’“ambiente esterno che non garantisce serenità”, si riferiscano anche all’iniziativa di Ciani, citato da Loris D’Ambrosio nelle conversazioni con il senatore Mancino: l’alto magistrato al quale il Quirinale ha chiesto con una lettera di intervenire sull’allora procuratore antimafia Piero Grasso per “coordinare o addirittura avocare” l’inchiesta di Palermo. Intervento che Grasso si è correttamente rifiutato di compiere, ritenendo la richiesta estranea – come lui stesso ha detto – ai suoi doveri istituzionali.
da Il Fatto Quotidiano del 2 aprile 2013
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Citazione:
Originariamente Scritto da
giorgiorox
Rafforzata la scorta con l'aggiunta di 3 carabinieri del Gis
«La mafia prepara un attentato a Di Matteo,
a Palermo arrivati 15 chili di esplosivo»
La rivelazione choc di un confidente agli investigatori
Il pm non viene nominato ma sarebbe il maggior indiziato
PALERMO - Il progetto di un attentato al pm di Matteo. La modalità sempre quella: il tritolo. Cosa nostra starebbe organizzando l'agguato mortale al magistrato. A Palermo sarebbero già arrivati 15 chili di esplosivo. È il quadro allarmante dipinto circa un mese fa agli investigatori - secondo alcuni quotidiani - da un confidente legato al traffico di droga e ritenuto abbastanza attendibile. L'uomo non avrebbe fatto nomi, ma il maggiore indiziato è il pm Nino Di Matteo, al quale è stata rafforzata la scorta, con l'aggiunta di tre carabinieri del Gis, il Gruppo intervento speciale.
SUMMIT DI CAPIMAFIA - Ci sarebbero, secondo «gola profonda», almeno quindici chili di esplosivo e un telecomando, da tempo a disposizione di Cosa nostra che sarebbe intenzionata a intervenire al più presto. Una riunione operativa, riferisce l’Agi, un summit di capimafia, avrebbe mobilitato il clan di Brancaccio. Una nuova pagina inquietante, dunque, della serie di intimidazioni e segnali che hanno avuto come destinatario Di Matteo, ma anche altri colleghi, non ultimo il pm Roberto Tartaglia la cui casa di recente è stata oggetto di una strana intrusione.
L'INCHIESTA - Di Matteo, con altri tre colleghi, rappresenta l'accusa nel processo sulla trattativa Stato-mafia ed è sotto procedimento disciplinare per aver confermato in un'intervista l'esistenza delle intercettazioni telefoniche tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino.
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Strano.... dopo decenni di "silenzio" e tregua da parte delle cosche mafiose nei confronti della magistratura... rispunterebbe un attentato contro un pubblico ministero, guarda caso un magistrato che indaga sulle collusioni Stato/mafia e che ha osato nominare l'inquilino del Colle.... :dubbio:
È un caso
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Citazione:
Originariamente Scritto da
Stinit
È un caso
se vuoi governare, in italia, devi metterti d'accordo con la mafia. Non credo sia una novità
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confidiamo in una bufala ..
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Citazione:
Originariamente Scritto da
L'inglese volante
confidiamo in una bufala ..
certo, come no...
anche Falcone prima e Borsellino poi erano due belle bufalone
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Citazione:
Originariamente Scritto da
L'inglese volante
confidiamo in una bufala ..
Ho letto stamattina e mi sono preoccupato.
non so se sia una bufala, ma quello che è certo e che palermo in questi giorni è particolarmente "rumorosa". elicotteri anche di sera e di notte (che aprono la strada) e poi a seguire sirene di auto blindate. Ho incrociato diverse carovane di auto che mi hanno ricordato i tempi andati. Vivo in una zona dove una mattina di tanti anni fa, una mattina qualunque, di un giorno come tanti, si sentì un solo botto, forte e devastante.
Questi sono dei grandissimi bastardi che se appoggiati da "gruppi ben organizzati e legalizzati" possono fare tanto danno.