Bhe da linuxiano e da "winzzoz work administrator" non sono completamente d'accordo con tutti ....
Winzozz ha dei difetti , grossi per carità ma ha delle grosse qualità ..
Linux non è piu' per "smanettoni " ha il packet manager per le installazioni a prova di mongolo , ha un'interfaccia 3d che non ha rivali con compiz , è stabile e non è restrittivo quanto un mac... (e lo è molto )
In quanto a virus la risposta è banale ... attaccare un sistema unix non è cosi comune come attaccare un sistema winzoz , al giorno d'oggi un "code writer baby " (un semplice programmatore) trova in rete centinaia di migliaia di codici di malware per win mentre per mac / unix ancora poco nulla... date tempo a mac di arrivare al 30 / 40 % del mercato .... E poi cari mac user saranno uccelli per diabetici.... vi ricordo che negli hacking contest mac risulta sempre il piu' veloce da bucare .... se avete voglia e 5 minuti leggete l'articolo che vi riporto sotto , (DOPO L'ARTICOLO UN VIDEO DELL'INTERFACCIA 3D DI UBUNTU CON COMPIZ INSTALLATO :wub::wub::wub: MERITA DA VEDERE)
IL FUTURO DELL'INFORMATICA
Oltre Unix
Il principale limite progettuale di Unix (e quindi di Linux, di Mac OS X e di BSD) è la sua natura orientata al testo. Nel mondo Unix, tradizionalmente, ogni programma è concepito come un elemento di una sequenza ("pipeline", cioè "tubatura") e comunica con gli elementi precedenti e successivi attraverso il suo standard input ed il suo standard output. In buona sostanza, ogni programma si comporta come un piccolo client/server e comunica solo con altri programmi client o server attraverso una specie di protocollo molto elementare e condiviso da tutti. Questo approccio funziona molto bene quando i programmi sono di tipo testuale e devono scambiare tra loro solo sequenze di caratteri.
Quando si aggiunge una interfaccia grafica, come KDE, Gnome o Aqua, il sistema non funziona più. Le informazioni che i vari elementi del sistema devono scambiarsi non possono più essere ridotte a semplici sequenze di caratteri e la gestione di tutto il sistema diventa complicatissima ed inaffidabile.
La soluzione a questo problema è una architettura a componenti, come CORBA o, meglio ancora,.NET. All'interno di un sistema a componenti come.NET (cioè Windows Vista), ogni programma ed ogni elemento interno di un programma è concepito come un modulo autocontenuto che comunica con gli altri componenti attraverso un apposito sistema, chiamato "broker" ("mediatore"). I messaggi che il broker può scambiare sono immensamente più complessi e più "ricchi" di informazioni rispetto ad un semplice messaggio di testo. Questo rende possibile scomporre una architettura molto complessa (come quella rappresentata dalle interfacce utente grafiche) in una miriade di piccoli moduli autonomi senza peraltro rischiare di perdere il controllo su tutta la struttura.
Questa cosa l'ha capita bene, e l'ha spiegata anche meglio, Miguel De Icaza, il responsabile di Gnome e del progetto Mono, in un famosissimo articolo del 2003 intitolato "Let's Make Unix Not Suck" ("Facciamo in modo che Unix non faccia schifo"). Mono, infatti, è il progetto che ha portato su Unix (Linux) l'architettura a componenti di Microsoft.NET.
Per una volta, noi Linuxari Mannari dobbiamo pubblicamente riconoscere che Microsoft ha affrontato e risolto brillantemente uno dei problemi più rognosi che minacciavano la sopravvivenza stessa di sistemi come Unix e Windows stesso.
Ovviamente, il mondo Open Source non è stato a guardare. Come ho già detto, Miguel di Icaza, finanziato da Novell, ha portato con successo Microsoft.NET su Linux, dando vita a Mono. GNU, a sua volta, ha creato un progetto parallelo che si chiama GNU.NET (simile ma non identico a Mono). A partire da.NET, alcuni programmatori hanno già implementato dei veri sistemi operativi di "seconda generazione", come CosmOS e SharpOS.
Per quello che è possibile vedere da qui, il futuro di Unix sarà in un primo tempo caratterizzato dall'adozione su larga scala di Mono (2006 - 2020). In seguito (2012 - 2050) è anche probabile che Unix venga completamente rimpiazzato da qualcosa come SharpOS o CosmOS.
I vantaggi, in termini di gestibilità del sistema, di affidabilità e di sicurezza saranno semplicemente immensi.
Oltre Vista
Francamente, il vero problema di Windows non è il tanto vituperato Vista. Anzi: come ho appena detto, Vista ha introdotto una novità cruciale per il futuro dell'informatica (cioè l'architettura a componenti.NET). Vista è grosso, lento, pesante, goffo, incomprensibile, barocco e antipatico ma è ugualmente un grande sistema operativo. Si tratta di uno dei più bei pezzi di ingegneria del software che abbiano visto la luce dopo Unix e Windows NT.
Il problema è, molto più semplicemente, che Windows (tutte le versioni) è un usurpatore che viene sempre meno sopportato dal mercato. La nicchia di mercato occupata da Windows (sistemi operativi) e quella occupata da MS Office (applicazioni di produttività personale) sono nicchie cruciali per la libertà dei cittadini e per lo sviluppo delle società. Chi controlla il sistema operativo e le applicazioni di base, controlla il mercato, controlla la società e, indirettamente, controlla la cultura.
Questo può sembrare un discorso ozioso ma non lo è. Chiunque abbia tentato di convivere con i formati di documento proprietari di MS Office (.DOC,.XLS,.PPT, etc.) ed abbia tentato di "comunicare" con altre persone che usano altri sistemi, sa bene quanto sia soffocante la stretta di MS.
Molto semplicemente, il sistema operativo e le principali applicazioni di produttività personale devono essere sottratte al controllo di singole persone e singole aziende. Questa è la vera ragione per cui molti privati cittadini e molte aziende hanno abbandonato il mondo Microsoft ed hanno adottato Linux, BSD (ora anche OpenSolaris), OpenOffice, Firefox e Thunderbird.
Non è Windows ad essere arrivato alla fine della sua vita operativa e commerciale. Non è nemmeno Microsoft. Ciò che arrivato alla fine della sua strada è il modello commerciale del software "pacchettizzato" ("shrink-wrapped"). Aziende come Microsoft hanno potuto produrre e commercializzare software nello stesso modo in cui altri hanno prodotto e commercializzato automobili solo perchè nel particolare periodo storico in cui queste aziende sono nate non si era ancora sviluppata la necessaria consapevolezza tra gli utenti e gli sviluppatori e, di conseguenza, non si era ancora creata una comunità che producesse questi strumenti nel modo "aperto" in cui devono essere prodotti. Quel momento storico si è concluso da tempo (circa dal 2005, cioè da quando Linux è diventata un'alternativa realmente credibile). Ora è tempo che Microsoft vada a cercarsi altri mercati da sfruttare.
Microsoft può ancora fare qualcosa di unico e di grande per l'informatica (e può ancora fare un sacco di soldi) grazie a Midori. Midori è un sistema operativo di seconda generazione basato su.NET. Deriva da un progetto di ricerca chiamato Singularity. Singularity, a sua volta, è ciò che ha ispirato gli sviluppatori di CosmOS e SharpOS. Midori può mettere la parola fine all'annoso problema della sicurezza e può far fare un passo avanti epocale alla tecnologia dei sistemi operativi.
Anche questo filone di sviluppo, tuttavia, è destinato a diventare dominio del software Open Source. Come ho già detto, i sistemi operativi e le applicazioni di produttività più diffuse devono essere sviluppate in modo aperto e collaborativo (cioè "Open Source") per garantire la libertà dell'utente ed il progresso della società. A questa esigenza non si può sfuggire a lungo.
Oltre Steve Jobs
Coloro che frequentano questo ambiente dagli inizi sanno bene che Steve Jobs di invenzioni vere e proprie non ne ha mai fatte.
Il tanto declamato MacIntosh è solo un clone perfezionato (sì, proprio un clone) del sistema "Alto" di Rank Xerox. La tanto mitizzata interfaccia utente dei MacIntosh è stata inventata allo Xerox PARC anni prima dell'arrivo dei MacIntosh sul mercato. Era già in uso sulle workstation "Xerox Star" nel 1981.
Il tanto amato iPod è una evoluzione ovvia di un mercato della musica che era già approdato ai file anni prima della sua apparizione.
Il tanto innovativo iPhone è una evoluzione ovvia dei telefoni cellulari. Nel 1995 (dodici anni prima della presentazione dell'iPhone) un commentatore nippo-americano della rivista Byte scriveva in un suo articolo: "Quello che voglio è un cellulare che faccia anche da agenda, da rubrica e che incorpori le principali funzioni di tutti gli altri dispositivi che ora sono costretto a portarmi appresso, dalla radio alla macchina fotografica."
In tutte queste occasioni, Steve Jobs ed Apple si sono fatti apprezzare per la loro capacità di trasformare in prodotti di largo consumo degli oggetti che, in realtà, erano già disponibili sul mercato in altra forma da anni. Questa fase della vita di un prodotto si chiama "ingegnerizzazione, produzione su larga scala e promozione commerciale" (Engineering, Production and Marketing") ed è quella che porta il prodotto dallo stadio di quasi-prototipo (come lo Xerox Star e l'Apple Lisa) allo stadio di vero prodotto commerciale disponibile nei negozi.
Al giorno d'oggi, di prodotti che "sono nell'aria" come lo sono stati a loro tempo il MacIntosh, l'iPod e l'iPhone, non se ne vedono. L'elettronica digitale, in grandissima misura, ha già dato quello che poteva dare. In futuro non sarà più così facile creare prodotti innovativi. Questa "stagnazione" concettual/tecnologica è la vera spada di Damocle che incombe sulla testa di Apple, non la salute precaria di Steve Jobs.