Un certo signore che si chiama Joseph Stiglitz sostiene delle cose che sono in sostanza in contrasto con le politiche europee di Monti e dei suoi colleghi europei.
Il nobel per l'economia americano non risparmia le critiche contro le politiche dei governi che concentrano i propri obiettivi principalmente sulla riduzione del disavanzo pubblico, come previsto dai trattati europei, giudicando "irrsponsabile cercare di avere un bilancio in pareggio o addirittura un disavanzo strutturale al 3% in una economia debole".
Per Stiglitz, si tratta di scelte economiche che funzionano in condizioni di piena occupazione della forza lavoro, altrimenti conducono diritte alla recessione.
In pratica, si crea un circolo vizioso dal quale è difficile intravedere vie d'uscita: quando c'è austerità diminuisce la domanda e quando la domanda è diminuita, diminuisce la crescita e aumenta la disoccupazione.
Gli "aiuti" offerti dalla troika alle economie europee attualmente più in crisi rischiano di diventare "la cura che uccide il paziente", poiché impongono condizioni che conducono il Paese alla depressione. "Vi aiuterò ma prima dovete suicidarvi, non dà molte speranze".
Riguardo all'ipotesi di uscire dall'Euro, il Nobel è possibilista: "Ci sono vantaggi e svantaggi ad avere un grande mercato come l'Europa. Ma se non lo si può riformare, io non credo che non sia poi così male tornare alle vostre vecchie monete.
Le unioni monetarie spesso durano soltanto un breve periodo di tempo. Ci proviamo, e o funziona o non funziona. [...] L'idea che sarebbe la fine del mondo è sbagliata. Sarebbe un periodo molto difficile, ma la fine dell'euro non sarebbe la fine del mondo."
Alla domanda "cosa fare?" Stiglitz risponde riassumendo in quattro punti le riforme che l'Europa dovrebbe (urgentemente) adottare per evitare il declino:
● mettere in comune i debiti;
● implementare un sistema finanziario comune;
● armonizzare le imposte;
● modificare il mandato della Banca Centrale Europea, che si concentri non solo sull'inflazione, ma anche sull'occupazione, la crescita e la stabilità finanziaria.
Anche sul tema dell'occupazione, l'economista non rinuncia alle sue stoccate, concludendo che la flessibilità, se non c'è sicurezza e né formazione danneggia gravemente il mercato del lavoro: "L'idea che i problemi economici sarebbero risolti con un mercato del lavoro più flessibile è stata completamente screditata dalla crisi.
Gli Stati Uniti hanno il mercato del lavoro più flessibile tra i paesi industrializzati occidentali, e ancora oggi, un americano su sei è in cerca di lavoro a tempo pieno senza trovarlo. Non ha funzionato."
Che avesse ragione Silvio....?
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Joseph Stiglitz, "Se non si può riformare, meglio la fine dell'euro" - Soldi - Virgilio Economia