Originariamente Scritto da
AVP191
Non è possibile - quasi mai - conciliare (tutti insieme) valori, sentimenti, obiettivi lavorativi, coscienza, simpatie, amicizie, legami, pulsioni e aspetti economici. Un sacrificio c'è sempre per qualcuno. Quando è possibile (conciliare), ritroviamo magari entusiasmo, fiducia negli stessi valori che credevamo messi in pericolo. Si può apprendere (rectius: si deve apprendere) un modo di "saper vivere" che comporta impegno, dispiacere, delusione, ripartenze, superamenti di ostacoli, nuovi ostacoli, gravi problemi di coscienza, commissioni di atti non sempre, oggettivamente, leali, nella misura in cui non lo sono quelli generati dal "sistema" e "ambiente" in cui dobbiamo stare e confrontarci, con le unghie fuori e digrignando i denti, più per difenderci, incutendo paura ed ottenere rispetto. Quante volte dobbiamo assistere impotenti ad ingiustizie, senza, realmente poter fare molto, se non a prezzi per noi non sostenibili o che, per varie ragioni, anche di comodo, non vogliamo assumerci. Non per questo viene meno la coscienziosità e la percezione dell'ingiustizia e la speranza o la determinazione nel cercare di migliorare. E' un "(dovere, necessità di) saper stare al mondo", un "sopravvivere" che non sempre è uguale, ma va gestito, va elaborato, studiato, migliorato, addirittura reso scientifico, se ciò consente di farci stare meglio e meno vulnerabili, possibilmente con compromessi eticamente e moralmente dignitosi, ma, in un modo o nell'altro, prima o poi, si è chiamati a dover mostrare il pelo sullo stomaco che non significa necessariamente e automaticamente essere "cattivi", "ingiusti", "crudeli", "bastardi", "ambiziosi".
Tanti perché, alla fine, forse non servono neanche. E' così e basta. Come il cielo è azzurro e non è verde, e, viceversa, la sabbia è gialla e non violetta. A volte ci si "sporcano" le mani, ma non c'è gran scelta, se non prendere un'astronave e andare su Marte, sperando, ovviamente, che lì, perlomeno, non ci siano propri simili.