tu con quell'avatar non avrai vita facile:wink_:
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Io non credo che i lavoratori e i sindacati siano responsabili delle perdite Aitalia o come citato dalla statisica proposta producano perdite.
Inanzitutto si deve considerare che Alitalia nasce come un'azienda statale e in quanto tale persegue un interesse collettivo superiore, che va oltre le regole del mercato, se una tratta è antieconomica difficilmente un vettore privato la percorre, viceversa aziende statali lo fanno o lo dovrebbero fare, non credo però che le colossali perdite di cui si parla derivino da questo fattore. La politica clientelare di politici che per qualche voto in più hanno dilapidato e distrutto quello che era una grande azienda magari ha una grossa responsabilità. Finchè c'era da mungere hanno munto ora che non c'è + niente se ne lavano le mani
io non entro nel merito, anche perchè mille parolacce bestemmie e imprecazioni non basterebbero per esprimere il mio disgusto a riguardo....
...dico solo che piuttosto che i russi preferivo i cugini francesi!
in fondo da un interista che è presidente del milan , che da dei comunisti a tutti e poi divide il letto con un russo......cosa ci si puo' aspettare??
si ma una zzienda statale che opera nel libero mercato e' ad esso che si rifa per non gravare con inutili costi sulle casse dello stato,senno facciamo come la grecia che se ne frega,continua a sovvenzionare illecitamente con prestiti fuori percato la olympic,cosi facendo viola le regole UE e paga multe e penali che essendo esso stato vengono dalle tasse, e chi paga le tasse???
I lavoratori Alitalia non hanno causato le perdite nooooo!!! per l'amor di dio,lo sai che gli ex dipendenti Alitalia hanno diritto come pacchetto pensione standard,al trasporto gratuito su tutte le tratte con stand-by a 7gg(se si presenta un cliente pagante viene rimandato indietro).
tu credi che le tratte di continuita territoriale o di servizio obbligatorio non generavano perdite?sai che far volare un Md-80 con un passeggero a bordo da Reggio Calabria a Milano con 10 passeggeri costa alla compagnia(quindi allo stato,quindi a qualcuno)in media 15000eur, almeno c'era la decenza di cancellare i voli quasi vuoti, per riproteggere i passeggeri su voli alternativi ove possibile,
Alitalia non ha mai fatto soldi e' sempre vissuta di denaro pubblico tranne un paio di anni di pareggio o scarso utile.
I sindacati hanno spaventato un investitore serio e ora se ne prendano le conseguenze,perche per "salvare" dei lavoratori improduttivi,ne hanno persi 15-18000(o quelli che sono)perche sia chiaro non si puo permettere di bruciare altri soldi in questo scempio,ci sono cose ben piu utili da fare.
Ripeto l'unica strada e' il fallimento e e la rinascita senza l'influenza sindacale,senno la legge sul lavoro che capperi e' stata fatta a fare.
Non saranno responsabili nel senso pieno del termine, ma l'Alitalia è stata per anni, come le "cugine" appartenenti all'Iri etc, bacino per assunzioni a go-go senza necessità di personale e senza che il neoassunto avesse reali capacità. Si veniva assunti solo perchè si conosceva qualcuno. Ovviamente non tutti, ci mancherebbe. Sarebbe fallita da decenni, altrimenti. Ma tanti sì. Forse più dei 2100 esuberi che AF-KLM aveva stimato. E non penso che uno assunto in questa maniera si dia molto da fare per fare andar bene le cose......
Quoto, i sindacati, adesso come adesso, non stanno facendo più il loro lavoro. Sono diventati dei partiti politici senza averne la denominazione.
Sindacati, la casta in crisi
Diritto di veto e iscritti insofferenti. Il caso Alitalia e la difesa dei privilegi
Sta arrivando un libro che si chiama L'altra casta, e sembra essere un Atlante della crisi, o almeno un suo sintomo. Naturalmente, c'è un capitolo dedicato ai fasti di Alitalia, l'azienda più sindacalizzata d'Italia, nel quale si apprende — tra le altre cose — dell'esistenza sancita per contratto di una Banca dei riposi individuali, della speciale indennità riservata al personale viaggiante per la temporanea assenza del lettino a bordo di alcuni Boeing 767-300, centinaia di euro che per non creare odiose discriminazioni sono stati corrisposti anche a chi volava su aerei dotati delle cuccette in questione. D'accordo, così è troppo facile. Basta aneddoti. Ce ne sono tanti, troppi. Il problema è un altro. Alcuni libri hanno la fortuna o la capacità di cogliere lo spirito dei tempi, di intercettare uno stato d'animo comune, giusto o sbagliato che sia.
L'altra casta, scritto da Stefano Livadiotti, giornalista de L'Espresso, è uno di questi libri. Un pamphlet, che opera una dissezione da autopsia dei sindacati italiani, definiti «macchina di potere e denaro». Ne elenca in modo analitico le storture, gli organici colossali con migliaia di dipendenti pagati dal contribuente, lo sterminato e parzialmente detassato patrimonio immobiliare, i vantaggi, i privilegi che autorizzano l'autore a usare il termine ormai negativamente iconico di «casta». Ma soprattutto, questo è forse l'aspetto più controverso, ne mette in luce la perdita di identità, le debolezze e i limiti nel recitare il ruolo importante che dovrebbero avere nel Paese. Nel mare di cifre, storie e statistiche forniti da Livadiotti, è questa accusa, la più empirica, che ferirà i dirigenti di Cgil, Cisl e Uil. L'autore enuncia la tesi con una certa ruvidezza: «L'immagine del sindacato come di un soggetto responsabile, capace di farsi carico degli interessi generali del Paese, agli occhi degli italiani si è dissolta ormai da tempo».
Sempre più autoreferenziali, le confederazioni hanno perso il contatto con la vita vera, per diventare un soggetto autistico, abiurando alla loro storia, alla loro vera missione. «Un apparato che, presentandosi come legittimo rappresentante di tutti i lavoratori, in nome di una concertazione degenerata in diritto di veto, pretende di mettere becco in qualunque decisone di valenza generale, ma in realtà fa gli interessi dei suoi soli iscritti, ai quali sacrifica il bene collettivo, mettendosi ostinatamente di traverso a qualunque riforma rischi di intaccarne uno statu quo fatto di privilegi ». L'altra casta, è bene dirlo, è un'opera brutale, una specie di libro nero del sindacalismo, e in quanto tale destinato a dividere, a far discutere. Ma le frasi citate qui sopra non vanno controvento, perché rappresentano davvero un sentimento di insofferenza verso il sindacato, questo sindacato, che nell'Italia del 2008 si respira a pieni polmoni, e negarlo sarebbe stupido, persino autolesionistico. Nel cittadino medio, la percezione diffusa del sindacato è questa, piaccia o no. E una vicenda più di ogni altra contribuisce a cementarla. «Dove comandano loro», è il titolo programmatico del capitolo dedicato ad Alitalia, azienda che ha un tasso di sindacalizzazione bulgaro, il 77,9% tra gli assistenti di volo e l'87,1% tra i piloti. Le scoperte sono varie, indubbiamente sconfortanti, sempre istruttive. Si apprende ad esempio che grazie al Regolamento sui limiti di tempo di volo e di servizio e requisiti di riposo per il personale navigante, il giorno di riposo, «singolo libero dal servizio», per i piloti Alitalia comprende due notti e non deve essere mai inferiore alle 33 ore, Keplero e Copernico se ne facciano una ragione. Si viene a sapere inoltre dell'esistenza di un Comitato nomi, invenzione che sarebbe piaciuta tanto al compianto Beppe Viola, fondatore con Enzo Jannacci dell'Ufficio facce. Trentasei dipendenti per suggerire come battezzare i nuovi aerei, finché ci sono stati soldi per comprarli. Più seriamente, nel 2007, mentre il governo cercava col lanternino un compratore disposto a salvare la nostra compagnia di bandiera dal fallimento — ha perso 364 milioni di Euro in 365 giorni, di ventiquattro ore — piloti e hostess si sono fatti un giro di valzer sul Titanic sommando scioperi che hanno causato mancati introiti per un totale di 111 milioni di Euro. E gli ultimi eventi, il cestinamento dell'offerta di Air France, la penosa rincorsa ai suoi dirigenti per riportarli al tavolo delle trattative, portano acqua alla tesi di chi, Livadiotti è tra questi, vede in Alitalia il punto critico che fissa l'incapacità conclamata di conciliare gli interessi dei propri iscritti con quello generale.
Premessa: Berlusconi :sick: è un personaggio squallido per non dire altro e anche con i numeri per governare, se lo farà come nel quinquennio precedente, non c'è da stare allegri.
Detto questo, mi sono davvero rotto le scatole della demagogia insita nel discorso "salviamo miglialia di posti di lavoro.
I "lavoratori" dell'Alitalia con i sindacati (che in Italia sono una congrega di sfaticati e ladri che vivono sulla pella di chi lavora sul serio) sono pienamente responsabili insieme al management delle condizioni in cui si trova l'azienda.
Non è possibile che in Italia, paese con le retribuzioni medie più basse d'Europa, i cari "lavoratori dell'Alitalia abbiano gli stipendi più alti dei loro omologhi delle varie compagnie aeree europee.
Non vogliono tagli all'organico???? Si meritano questo ed altro. Hanno paralizzato un paese per decenni con scioperi selvaggi per avere sempre di più dando l'immagine di un paese completamente inaffidabile (gli aerei e gli aeroporti sono il biglietto di benvenuto per turisti e uomini d'affari che vengono nel nostro paese... stessa situazione per trenitalia!).
Ora si lamentano???
Meritano di essere licenziati e solo a sentir parlare i loro rappresentanti viene la nausea.
I sindacati ed i dipendenti di alitalia meritano di confrontarsi con Berlusconi..... tra bugiardi, inaffidabili ed esperti in manipolazione dell'informazione dovrebbero intendersi alla perfezione.
In sintesi: SE LO MERITANO!!!
Intanto altri 300mln giu per il tubo