prima c'erano le gomme di Tex Willer.....se mi andavano sulla maglietta...restava la macchia per sempre.....rosa....
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Il momento più difficile è quando vi sono allievi che già credono di saper andare in moto. Invece di apprendere vogliono dimostrare di essere capaci. Ma se vieni qui ad imparare, dovresti ascoltare e non dimostrare. E questo è il momento più difficile per un istruttore HSC.”
qual'è il super eroe molto in voga che fa colazione con chinotto caldo e panna?
che ci sia lui dietro il piu' grande rilancio commerciale dai tempi delle palline klick klack di rete 105?
e allora esageriamo!!!
Cenni Storici
L’origine delle bibite rinfrescanti può essere fatta risalire al 17° secolo, in Italia, dove alcuni fabbricanti-venditori di granite e gelati preparavano artigianalmente e vendevano (allo stato sfuso) delle bevande rinfrescanti chiamate “limonate”, ottenute dalla miscelazione di acqua, zucchero e succhi freschi di limone. Ma bisogna arrivare alla seconda metà del 18° secolo per datare la nascita delle bibite carbonate (addizionate di anidride carbonica); fu, infatti, in questo periodo che il chimico inglese Priestley scoprì in che modo l’anidride carbonica poteva essere addizionata all’acqua. Nel 1790 Jacob Schweppe (orologiaio di origine tedesca) aprì una piccola fabbrica a Londra per la produzione di acqua soda, divenendo ben presto fornitore della real casa inglese. Ma la produzione di vere e proprie bibite rinfrescanti aromatizzate restò un fenomeno del tutto trascurabile e sperimentale per buona parte dell’800, anche perché erano ancora poco diffuse le tecniche di aromatizzazione. Bisogna arrivare alla fine dell’800 per vedere l’avvio vero e proprio delle prime produzioni di bibite frizzanti aromatizzate.
Nel continente americano le prime bevande rinfrescanti nacquero come bibite scure alla cola, tipica pianta dell’America e dell’Africa tropicale, contenente caffeina. Nel 1886 ad Atlanta (USA) il farmacista John S. Pemberton inventò la formula della Coca Cola, all’inizio proposta come rimedio contro il mal di testa ma presto affermatasi come bevanda rinfrescante. Inizialmente la bevanda era venduta allo stato sfuso, in versione liscia ad un prezzo popolare di solo 5 cents al bicchiere. Poco tempo dopo, per caso, la bevanda venne mescolata con acqua frizzante e così nacque la Coca Cola con le bollicine.
Nel 1894 la Coca Cola cominciò ad essere imbottigliata ma il lancio su scala industriale dell’attività d’imbottigliamento risale al 1899, con l’avvio e lo sviluppo successivo di numerose aziende imbottigliatrici terziste che ricevevano dalla casa madre l’autorizzazione e lo sciroppo per imbottigliare e distribuire il prodotto in tutti gli stati americani. Nel 1898 nacque, sempre negli USA a New Bern in North Caroline, la Pepsi Cola, ad opera del farmacista Caleb Bradham.
E’ curioso notare come le due bibite che nel tempo diventeranno le più famose del mondo siano nate ad opera di farmacisti. Altre bibite famose (come ad esempio la francese Orangina e l’italiana Tassoni Soda) sono state inventate da farmacisti. In realtà all’epoca, non esistendo ancora le moderne compagnie di produzione, le botteghe dei farmacisti rappresentavano un luogo privilegiato per lo sviluppo e ricerca di prodotti che richiedevano la messa a punto e la sperimentazione di miscele con estratti e infusi di erbe, piante e vegetali.
In Europa le prime bibite rinfrescanti aromatizzate cominciarono ad essere prodotte in versione chiara, con aromatizzazioni più tradizionali. Intorno al 1870, l’inglese Schweppes, che si era già affermata come produttrice di acqua soda, lanciò l’acqua tonica, una bibita rinfrescante contenente anche chinino, che conferisce alla bevanda un caratteristico gusto dolceamaro e che, inoltre, aiuta a proteggersi dalla malaria. Non a caso la bevanda divenne molto popolare in India (all’epoca colonia britannica) dove la malaria era molto diffusa.
Sempre sul finire dell’800 nacquero in Italia le prime gassose al limone (tra i pionieri la ditta Abbondio in Piemonte e la ditta Verga in Lombardia) e la prima cedrata della Tassoni (allora denominata “acqua di cedro”).
All’epoca le produzioni erano molto limitate, con imbottigliamento manuale. Ma lo sviluppo delle produzioni su più vasta scala avvenne a partire dal 1920 in avanti, con l’avvento di numerose unità locali di produzione (i c.d. “gassosai”) che producevano gassose, spume e bitter, con varie aromatizzazioni, in bottiglie di vetro con tappo a pallina e successivamente anche con tappo meccanico.
Negli anni ’20 e ’30 si avviò il processo di espansione della Coca Cola nei paesi europei, con la creazione di filiali e imbottigliatori locali in alcuni importanti paesi del vecchio continente. Con la seconda guerra mondiale la bibita di Atlanta, al seguito delle truppe nord-americane, conquistò l’intero continente europeo, oltre ai paesi del Nord Africa.
Intanto negli anni ’30 vennero avviate anche le prime produzioni di bibite più fruttate, contenenti vero e proprio succo di agrumi, come le aranciate e le moderne limonate. L’aranciata San Pellegrino risale al 1932, mentre l’aranciata Orangina, inizialmente chiamata Naranjina, fu inventata nel 1936 da un farmacista spagnolo che poi cedette i diritti a Lèon Beton che la portò rapidamente al successo, con l’attuale nome, in Algeria e Francia. La nascita della Fanta risale, invece, al 1940 in Germania, ad opera di un imbottigliatore Coca Cola che, non potendo più importare lo sciroppo di Coca Cola durante la guerra, pensò bene di convertire la propria attività nell’imbottigliamento di bibite alternative. Nel dopoguerra il marchio fu acquisito da Coca Cola e lanciato con successo in tutti i paesi in cui la multinazionale operava, divenendo ben presto l’aranciata più venduta nel mondo.
Anche la nascita del chinotto, a base dell’omonimo agrume, risale alla stessa epoca. Il chinotto San Pellegrino (successivamente battezzato come Chinò) nacque nel 1932.
Ma il chinotto cominciò a diventare molto popolare subito nel dopoguerra grazie ad una originale campagna pubblicitaria effettuata da parte di Chin8neri (“non è chinotto se non c’è l’otto”). E’ curioso notare come questa bibita scura, tipicamente italiana, si sia affermata nel tempo come bibita “alternativa” e “antagonista” rispetto alle cole americane, anche se non c’è alcuna somiglianza di gusto tra i due prodotti. Tuttora esistono dei veri e propri club di “chinottisti” che difendono e promuovono l’identità e la tradizione del chinotto.
Nel dopoguerra l’avvento di nuove tecnologie industriali di imbottigliamento, il deciso sviluppo internazionale delle grandi compagnie (come Coca Cola, Pepsico e Schweppes) e la crescita dei redditi (soprattutto nei paesi occidentali) portarono ad una rapida ascesa della produzione e dei consumi. Nel primo dopoguerra l’imbottigliamento era realizzato in bottiglie di vetro monodose e pluridose con il classico tappo a corona. Negli anni ’60 furono lanciati su vasta scala i contenitori metallici (lattine) che, ben presto, si affermarono nei consumi all’aperto.
Ben presto la dimensione localistica dei primi produttori cedette il posto alle grandi aziende nazionali e multinazionali, che conquistarono rapidamente il mercato grazie anche all’uso massiccio di campagne pubblicitarie. Molti dei vecchi “gassosai”, non potendo più competere ad armi pari sul mercato, si trasformarono in concessionari delle grandi aziende. Negli anni ’70 l’avvento dei contenitori in PET diede ulteriore linfa allo sviluppo della produzione e dei consumi, unitamente al lancio di nuovi gusti (come, ad esempio, il lemon-lime negli anni ’70 ed il pompelmo negli anni ’80) e di nuove formulazioni di prodotto. Negli anni ’80 apparvero le prime formulazioni di bibite light e le prime cole decaffeinate, mentre negli anni ’90 sono entrati in scena i nuovi energy drinks e alcune bibite vitaminizzate.
Il momento più difficile è quando vi sono allievi che già credono di saper andare in moto. Invece di apprendere vogliono dimostrare di essere capaci. Ma se vieni qui ad imparare, dovresti ascoltare e non dimostrare. E questo è il momento più difficile per un istruttore HSC.”
-SAVE THE PLANET, KILL YOURSELF-
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