vigili urbani di Genova devono reprimere (e quindi multare) di più, altrimenti possono dimenticarsi il premio di produzione. E devono concentrarsi sui divieti di sosta, le cinture di sicurezza e i telefonini, con numeri e scadenze messe nere su bianco in un documento che Il Secolo XIX pubblica oggi. Se i cantuné - come sono chiamati nel capoluogo ligure - non si adeguano al diktat, dicono addio alla «quattordicesima».

È una sensazione che aleggia da sempre, quella dell’aumento di retribuzione legato alla quantità di multe. Ma stavolta c’è una (pesantissima) prova in più. Ovvero un programma che nelle ultime tre settimane ha iniziato a essere distribuito a ciascun agente, nel quale gli si spiega qual è il «valore da raggiungere» (testuale) per particolari violazioni del codice della strada. Ma che cosa significa, «valore da raggiungere»? Il primo pensiero dei vigili, persino dei più scafati sindacalisti, è stato semplice: parrebbe il numero di multe da fare per quella specifica infrazione, non si capisce bene in quale lasso di tempo. La spiegazione del comandante Roberto Mangiardi è diversa: «La cifra indicata nel prospetto - insiste - è la quantità di servizi preventivi e repressivi che ciascun distretto deve svolgere su quella materia in un anno».

Ma viene da chiedersi: come si dimostra che quei servizi sono stati eseguiti, se non con il numero delle bollette e fissando implicitamente una quota minima? Soprattutto: nel momento in cui lo stesso comandante ammette che rispetto al 2008 i «valori da raggiungere» sono stati aumentati a tavolino del 15%, non significa dire che si è studiato un modo «indiretto» per far sì che pure le sanzioni lievitassero?


CHE SCHIFO!!!VERI E PROPRI RICATTI