come spesso mi acade non ho le granitiche certezze di alcuni amici qui del forum, ma sono altresi' consapevole un provvedimento di legge non puo' prevedere che "ogni caso vada valutato singolarmente".
Prima della decisione "tecnica " o "politica", andrebbero chiariti filosoficamente ed eticamente alcuni concetti:
cos'e' la dignita', cosa vuol dire IN PRATICA quando la vita non e' piu' dignitosa...........che la chiesa, come altre correnti filosofiche, dica la sua, non mi stupisce e nemmeno mi indigna.
Comprendo anche la posizione di alcuni medici che hanno posizioni contrarie alla "eutanasia"attiva, o passiva (o sospensione di terapia).
L'accanimento terapeutico e' comunque un terreno su cui sono tutti concordi.
Ho avuto , purtroppo, esperienza diretta e non sono (al di la della normale educazione ricevuta in un paese come il nostro) cattolico praticante, e per mio padre, quando e' stato il momento, mi sono augurato: o torna come prima, o meglio che sia finita qui.............
oggi mio padre e' a casa...........purtroppo non e' come prima..............ma mangia, beve, mi riconosce, lo posso abbracciare, spero di fargli abbracciare la sua nipotina fra un mesetto.........e che non si ricordi che ha fatto stamattina e' una cosa alla quale ORA passo sopra.........
non so, ho molti dubbi
forse e' giusto che le persone care possano decidere "il loro caso".
Confido che possano farlo animate dalla ricerca del bene del loro caro (e non di loro stessi..........non tutti sono cosi' altruisti, nel mondo reale) e potendo contare su strutture di supporto economiche, su un appoggio medico infermieristico domiciliare o su dignitose (e qui si che il termine mi e' chiaro) residenze assistite.
scusate la lunga riflessione ad alta voce.