Tra il 51% e il 51,9% del Pil, con un dato più vicino al limite superiore che a quello inferiore. È la pressione fiscale effettiva in Italia secondo la stima la Cgia di Mestre (Associazione artigiani e piccole imprese), che si riferisce a chi le tasse le paga veramente, togliendo dal conto coloro che le evadono. La pressione fiscale reale che pesa sui contribuenti fedeli al fisco è secondo Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia, sottostimata di quasi 9 punti percentuali rispetto al dato del 2009.

SOMMERSO - «L'Istat non fa altro che applicare le disposizioni previste dall'Eurostat, che stabilisce che i sistemi di contabilità nazionale di tutti i Paesi europei devono includere nel conteggio del Pil nazionale anche l'economia non osservata», spiega Bortolussi. «Ovvero, il sommerso economico che, in Italia, ipotizziamo essere stato nel 2009 tra 231,9 e 255,9 miliardi di euro». Ne consegue che il Pil italiano include anche la cifra imputabile all'economia sommersa stimata annualmente dall'Istat. La pressione fiscale è data dal rapporto tra le entrate fiscali e il Pil prodotto in un anno. E nel 2009 la pressione fiscale ufficiale ha toccato il 43,2%. A livello metodologico la Cgia segnala che l'ultimo dato dell'Istat riferito al peso economico dell'economia irregolare è del 2006. Per gli anni successivi, l'Ufficio studi della Cgia ha proceduto ad applicare la medesima incidenza che il sommerso economico aveva sul Pil nel 2006.

I SOLITI NOTI - «È un'ulteriore dimostrazione», conclude Bortolussi, «che chi in Italia è conosciuto dal fisco, subisce un prelievo fiscale ben superiore al dato statistico ufficiale. Per questo è assolutamente improrogabile una seria lotta conto il lavoro nero e l'evasione fiscale di chi è completamente sconosciuto al fisco. Aumentando la platea dei contribuenti potremo così ridurre imposte e contributi a chi oggi ne paga più del dovuto».

La pressione fiscale reale sfiora il 52% - Corriere della Sera


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