Ogni Mondiale prevede, come una liturgia, l'affascinante altalenarsi di sensazioni, opinioni, emozioni, contrasti, pareri, C'è sempre una favorita, c'è sempre una squadra "sorpresa", ci sono sempre imprevedibili esiti, nel bene e nel male. C'è, in un modo o nell'altro, l'attrazione per la "finalona", la delusione cocente per l'eliminazione, l'ammirazione per il talento sconosciuto, il rispetto per la storia calcistica.
In fondo, alla fin fine, forse per un atavico richiamo inconscio del nostro vissuto di ragazzini, con la palla più o meno sempre tra i piedi, o alla televisione, o nei campetti, negli oratori, negli stadi, al bar dello sport, il Mondiale è tutto bellissimo e, allo stesso tempo, splendidamente effimero
Un crescendo. E l'Italia di adesso, del primo turno sofferto, ma dignitoso (a mio parere), racchiude un orgoglio calcistico di aspettativa, di voglia di vincere, di provare l'urlo, fanciullo, pulito, di gioia per la vittoria: forse ingenuo, ma chi se ne importa![]()