La rabbia nazionalista dietro gli ultimi hooligan - LASTAMPA.it
Il calcio non è nemmeno una copertura, è un dichiarato megafono e non è un caso che la guerra dei balcani sia iniziata durante una partita di pallone: Dinamo Zagabria-Stella Rossa, 13 maggio 1990. Prima scintilla di un odio etnico che ancora oggi è difficile tenere a bada. I gruppi organizzati sono il covo degli estremisti, lì dentro mischiano tutto: rivendicazioni, rabbia e follia. Ci mettono la costante protesta contro il Kosovo che non riconoscono come stato indipendente, ci mettono l’odio verso l’eterno nemico, l’Albania e ieri lo hanno sventolato bruciando una bandiera lanciata in fiamme giù dagli spalti. In più, ci mettono anche le loro faide, di solito scontri tra sostenitori del Partizan Belgrado e quelli della Stella Rossa. Per questo hanno minacciato il portiere Vladimir Stojkovic, passato da un club all’altro, ed escluso dal match, per precauzione, già prima che sospendessero la gara.
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Ivan, il capo ultrà con la bomba tatuata
Ivan Bogdanov, l'ultrà serbo arrestato nella notte a Genova, sarebbe uno dei capi storici riconosciuti della tifoseria serba. Ha una bomba a mano tatuata sul pettorale destro e la data 1389 sul bicipite destro: è l'anno della battaglia persa alla Piana dei Merli dai serbi contro i turchi, ma che segnò l'inizio dello spirito ultranazionalista serbo.
da gazzetta.it