Riposto la seconda parte perchè il mio computer mi da dei problemi nel leggere il vecchio post.

Sarà il momento particolarmente ispirato ma ho appena scritto di getto la fine del precedente racconto.

questo:
http://www.forumtriumphchepassione.c...ia-storia.html

Spero gradirete

E dieci anni sono passati. Scadono proprio tra un minuto. Giro la chiave dell’accensione e scalcio un paio di volte il pedale dell’avviamento. La Triumph su cui sono seduto tossicchia qualche secondo per poi liberare tutta la sua voce in un rombo liberatorio. Da quando la vidi nell’officina di Loris ad oggi sembra sia passato un secolo. In dieci anni l’ho completamente rimessa a nuovo. E non l’ho mai guidata. Era una promessa che feci con me stesso quando sollevai per la prima volta il serbatoio tutto arrugginito da quel mucchio di rottami. Dissi tra me e me che l’avrei curata e rimessa in sesto e, fatto questo, l’avrei accesa e...- saremmo andati via da questo schifo di paese -. Fu l’unica a non ridere insieme a Loris che era mezzo sordo e a suo padre che credeva in me. Lo giurai. Ora siamo qui insieme.
La mia mano sinistra stringe con delicatezza la leva della frizione e tende il cavo d’acciaio cromato come la corda di un violino. Un colpetto in basso con il piede sinistro per innestare la prima marcia mentre la mano destra apre la manopola dell’acceleratore sprigionando, dopo cinquant’anni, lo spirito selvaggio dei due cilindri inglesi che, in perfetta armonia, sprigionano tutta la loro rabbia repressa. Loris apre il portone dell’officina e il bagliore del sole mi inonda con la sua energia. Mi sento come Steve McQueen. Paradiso o Inferno? Cosa c’è fuori da qui? Lascio andare lentamente la frizione e la mia bambina compie i primi passi. E’ più un’arzilla signora che una bambina, ma la potenza del motore da settecento centimetri cubici che sento dentro allo stomaco, mi fa venire in mente una di quelle matrone tedesche che si vedono nei documentari di guerra.
-Eins, zwei, drei, vier...atenti pampini che io tare foi tante potte su setere se foi non fare come io tire...foi tire hail zignora Fon Zraxton…ja?-
Supero il portone e finalmente mi tuffo nell’aria frizzante del mattino. Lancio un’occhiata veloce ai miei genitori e li saluto con la mano sinistra. Per puro caso non mi schianto contro il camion dell’immondizia.
Sono in ballo e devo ballare. Apro il gas e mi dirigo fuori città. L’avventura ha inizio.
Sto guidando da qualche minuto quando decido di fermarmi a prendere dell’acqua e qualcosa da mangiare durante il viaggio. Tra un paio di chilometri c’è una piccola area di servizio che fa al caso mio.
Il pieno per favore!- dico al benzinaio con una sicurezza che non credevo di avere.
Mentre la mia bella viene riempita di benzina mi dirigo verso l’edicola per vedere, con molta presunzione, se i giornali locali parlano della mia partenza.
L’edicolante è una vecchia grassona con le tette che arrivano alle ginocchia ma con un bel viso. Vicino a lei un’altra cicciona mi guarda con sguardo interrogativo.
Da giovane doveva essere carina ma il tempo deve averle giocato un brutto scherzo.
Mi da il Gazzettino del Campagnolo per favore?
Ecco qua, ci conosciamo?- chiede lei aggrottando le sopracciglia.
Non mi pare- dico io...- ma...cazzo...no...Ester?-
Si, è il mio nome. Tu chi sei invece? mi pare di averti già visto.- Il mio volto si sforza di dire:
No, ti sbagli!- ma in realtà sta dicendo: - Troia! - O forse l’ho detto. Non so.
Mi guarda con disprezzo. Forse l’ho proprio detto. Ma non abbasso lo sguardo. Steve McQueen non abbasserebbe mai lo sguardo.
Ho capito chi sei.- sentenzia lei a denti stretti. -Bene, quant’è per il giornale?- taglio corto io. -Un euro- dice lei fredda come se dicesse: -cacca-.
Tiro fuori una banconota dalla tasca senza nemmeno guardare e gliela poggio dolcemente sul bancone.
-Cazzo se sono superiore- penso con gli occhi sbarrati per non concederle nemmeno una battuta delle palpebre.
Dopo un intero minuto lei prende la banconota e appoggia un mucchietto di monete sul bancone abbastanza lontano da me da obbligarmi a sporgermi in avanti per prenderle.
I miei occhi sono in fiamme. Ho bisogno di battere le palpebre ma non voglio farlo. La mia vista è annebbiata. Mi sporgo e afferro le monete. Me le metto in tasca ma sento una moneta che cade. -Non me ne frega un cazzo - penso.
Qualche centesimo in terra contro la mia fierezza. O erano due euro? -cazzo-
penso sgranando ancora di più gli occhi. - Cazzo, se sono due euro mi tira veramente il culo!-. Lei lo capisce e la sua bocca si increspa leggermente da un lato in un sorrisino diabolico. I suoi occhi parlano. - Coglione, prendi la monetina, su! -. -Vaffanculo ai due euro- Penso io non troppo convinto. Ma non cedo. Alzo il sopracciglio e mi volto. Sorrido a me stesso ed esco all’aria aperta. Sento il rumore della moto del postino ma non lo vedo. Poi mi ricordo.
Ester sta ridendo con sua madre e insieme scorreggiano come una banda di bikers. La Triumph è pronta. E mi guarda. Impossibile. Eppure mi sembra che stia dicendo qualcosa. La fisso dritta nel fanale e cerco di capire. Sento una voce nella mia testa. Forse è la mia immaginazione. Il sole fa capolino dietro ad una nuvola. Un raggio di sole mi scalda il viso. Il riflesso sul serbatoio mi acceca per un attimo. Sorrido. Mi chiudo il giubbotto e mi metto il casco. Sento ancora quella voce. Guardo la Triumph. E finalmente capisco cosa mi sta dicendo. E’ solo una parola ma è quella che mi ripeto da una vita.
- Andiamo ! -