30-03-2011 10:00
Riflettendo con calma e a freddo qualche giorno dopo la gara di Donington, voglio condividere con voi alcune mie riflessioni: Io e Melandri siamo due persone con diversi gradi di responsabilità, oggi ancor più per me, correre non è rischiare la vita, ma affrontare professionalmente questo impegno perché ho maturato una responsabilità maggiore, data dalla presenza di due figli. Il Melandri può ancora permettersi di non essere così responsabile e rischiare, con leggerezza degli adolescenti, la propria vita. In pista, come in strada il comportamento irresponsabile di uno può essere fatale per l altro, proprio come i sorpassi in autostrada, magari utilizzando la corsia di emergenza. Io capisco la sua ansia di vincere, ma non credo che ci sia qualcuno disposto a giustificare tale comportamento né in pista, né in strada. Come succede quando si è in macchina e ci si innervosisce di fronte ad un comportamento che ha messo in pericolo te e la tua famiglia, al primo autogrill dove lo incroci ti viene voglia di dirgliene, dargliene quattro, è sottile la differenza..... e a me è successo esattamente la stessa cosa.

Max