Citazione Originariamente Scritto da Stinit Visualizza Messaggio
Ma che dialetto è?
Bsarés!
(Pesarese)
Anche se io son Urbinate riesco a capirlo...

DA WIKIPEDIA
"Le varietà diffuse nella provincia di Pesaro Urbino e in parte di quella di Ancona (circondario di Senigallia e zona del monte Conero) sono definite gallo-picene (o metauro-pisaurine) alla luce della propria natura gallo-italica. Le classificazioni tradizionali le riconducono direttamente alla lingua romagnola[6][10][11][12][13] con la quale condividono le principali caratteristiche. Pertanto, le differenze con gli altri dialetti della regione sono in diversi casi assai spiccate, e possono essere così brevemente sintetizzate:

  • palatizzazione di a in sillaba libera (chεsa per "casa", falignεm per "falegname", chεr per "caro", pεdre per "padre"), che qui sfuma tra Fano e Senigallia;
  • la tonica i dinnanzi a nasale diventa é (vén per "vino", cucéna per "cucina");
  • la pronuncia aperta di e finale accentata (, trε, perchε fino circa a prima di Fano);
  • la pronuncia chiusa dei suffissi in -énte solo a Pesaro, ad es. dénte, dove però nel parlato degli anziani c'è variabilità di realizzazione;
  • la diversa distribuzione delle vocali aperte e chiuse, specie nell'area più interna, come nella variante umbra altotiberina di Città di Castello (béne, éra, sédia); in particolare ad Urbino la "o" si presenta più aperta;
  • la riduzione in i del dittongo "iè" in sillaba libera (pid per "piede", pitra per "pietra");
  • le atone finali scompaiono del tutto come pure molte delle mediane ad eccezione della -a (dmèn per "domani", fémna per "femmina"), con conseguente drastica riduzione di sillabe in parole polisillabiche (stmèn per "settimane");
  • a Fano, e in misura maggiore verso l'interno, è riscontrabile l'uso dei dittonghi: bièll, fieoul, meour per "bello", "figliolo", muro").

Sul piano consonantico tratti notevoli sono:

  • la semplificazione delle consonanti intense (cità, dona, ragaza), fenomeno che sconfina pure in territorio linguisticamente "mediano", come dimostrato dalla parlata di Ancona;
  • la tendenza, specie a Pesaro, Fano ed Urbino, a rendere la "z" come "s" (piassa per "piazza");
  • la lenizione delle sorde intervocaliche (avùd per "avuto", fadiga per "fatica", fóg per "fuoco"), che si spinge ancor più a sud nelle Marche centrali, essendo riscontrabile anche a Jesi, Osimo e in quasi tutto l'entroterra della provincia di Ancona (amigo per "amico", magnado per "mangiato", fradello per "fratello").
  • la sonorizzazione di s intervocalica, fenomeno che si spinge lungo la costa centrale marchigiana fino a Porto Recanati.

Dei tratti morfologico-sintattici si possono notare i plurali in -ai, -ei, -oi da singolari in "-al, -el, -ol", come anche in Veneto (cavài, cavéi, fagiói) e poi, nella subarea pesarese, i pronomi personali soggetto del tipo , per "io" "tu", e, in tutta l'area, la reduplicazione dell'intera serie pronominale con forme prive di accento (a Pesaro mε a parle "io parlo", tε t zi "tu sei", ló 'l bala "lui balla", lori i bala "loro ballano", el vènt el tira, ecc.).
Sub-area pesarese-fanese-urbinate[modifica | modifica wikitesto]

(Dialetto pesarese)« Mentr’ acsé le parlèva
do’ ragazz malé pasèva
sai “bleu-geens” tutti sbrimblèdi
mezz scucid e mezz stracèdi
e ‘na maja strimilzita
cla cupriva metà vita. »
(IT)« Mentre parlavano così
due ragazze passarono di lì
con i jeans tutti sbrindellati
mezzi scuciti e mezzi stracciati
e una maglia striminzita
che copriva mezza vita. »
(Agostino Ercolessi)
(Dialetto urbinate)« Chel foc e chla luc
ch vien e ch va,
ch' s'acend e s' spegn
ch' s'inalsa e s'abassa
portat machì e malà
in t' l'scur,
adess en è piò misterios!!
S' cnoscn tant rob
ch 'na volta ern(e) piin d' mister
mo alora, com ern(e) piò bell(e)! »
(IT)« Quel fuoco e quella luce
Che viene e che va
che s'accende e che si spegne
che s'innalza e che s'abbassa
portata qua e là
nell'oscurità,
adesso non è più misteriosa!!
Si conoscono tante cose
che una volta erano piene di mistero
Ma allora com'erano più belle! »
(Renzo De Scrilli, Le lucciole)

Nel litorale la zona dialettale pesarese-fanese-urbinate comprende tutte le località fra Gabicce Mare e Marotta e nell'interno abbraccia tutta la Provincia di Pesaro-Urbino tranne l'area di Pergola, dove è parlato un dialetto di derivazione eugubina.
Presumibilmente qui dev'essere passato il primo itinerario della latinità, lungo la via Flaminia, che è penetrata nel nord delle Marche attraverso il passo di Scheggia, incontrandosi e immergendosi nell'ambiente gallo-italico, costeggiando il Metauro.[14]
All'interno di questa subarea è possibile individuare due differenze sostanziali:

  • la diversa resa del pronome personale "io": mentre a Pesaro si dice o , a Fano ed Urbino si dice ì;
  • l'utilizzo del pronome personale "cosa": mentre ad Urbino, come nel romagnolo, sono in uso le forme e csà (Sa dici?, Sa fè(i)?, Csa vùa? per "Cosa dici?", "Cosa fai?", "Cosa vuoi?"), a Fano si dice o , esattamente come a Senigallia, Ancona, Osimo e Recanati (Cu dici?, Cu fai?, Cu voi?)."