Scrivo 2 righe per ricordare un uomo che con la sua passione ha contagiato e illuminato molti.
Se ci fosse oggi avrebbe regalato altre perle motociclistiche su cui discutere, e soprattutto le moto (almeno alcune moto) sarebbero più affascinanti ed uniche.
Sono passati solo 6 anni, ma si nota già.
Carlo Talamo (1952 - 29/Ottobre/2002)
IL SACRO FUOCO DELLA PASSIONE
In un mondo che ormai vive di brutte storie, vi chiedo scusa se qui, oggi, mi prendo un posticino per raccontarvi una storia per bene. Di motociclette. No, di uomini. Anzi, di un uomo soio e delle sue motociclette. L’uomo si chiama John. Proprio così. E un giorno compra un terreno, lui fa il costruttore, e sul terreno ci sta una fabbrica. Questa fabbrica è spenta da qualche mese. Prima costruiva motociclette. Che avevano un tempo dominato il mondo. Dominato nei circuiti e nel commercio. Triumph. Si chiamavano Triumph, queste motociclette. E insomma John si trovò padrone di un terreno. E di una fabbrica vecchissima e di un marchio che per l’appunto diceva TRIUMPH. Era il 1984. John aveva quarant’anni. E un mucchietto di soldi messo assieme, dal nulla, con la sua attività di costruttore. Com’è, come non è, decise di far ripartire la Triumph. Si trasferì, armi e bagagli, nella regione dei motori, nelle Midlands, ad Hinkley e costruì una fabbrica. Non una piccola linea d’assemblaggio ma proprio una fabbrica vera. Poi iniziò a studiare il modo di costruire una motocicletta di qualità. Comprò i macchinari per costruirla. Assunse ingegneri e personale e, nel settembre del ‘91 in un piccolo stand al salone di Colonia, presentò sei motociclette equipaggiate da motori a tre e quattro cilindri con cilindrate comprese tra 750 e 1200 cc. Dieci anni sono passati da allora. E da dieci anni, io che scrivo, sono l’importatore italiano delle motociclette di John. In questi anni il motore a tre cilindri è arrivato alla sua terza generazione ed ha coperto impeccabilmente milioni di chilometri in giro per il mondo. Nuovi motori si sono aggiunti. A due cilindri. A quattro cilindri. In molte cilindrate e in diverse configurazioni. Altri motori girano nel reparto ricerca e sviluppo ed altre belle motociclette vedranno la luce. E non è poco. Perché sono pochi, e soltanto giapponesi, i costruttori che fabbricano in proprio una gamma così articolata di propulsori. lo, John lo conosco bene. Animato dal fuoco sacro della passione. Della passione per la qualità. Non si è risparmiato in questi anni. Non ha risparmiato. Non ha cercato scorciatoie. Ha creduto ed insistito. Alla prima fabbrica se ne è aggiunta una seconda. Una terza aprirà tra breve. Sono cresciute le Triumph e sono cresciuti gli uomini che hanno partecipato a questa impresa che silenziosamente e tenacemente ha raggiunto i massimi livelli della qualità motociclistica. il sacro fuoco della passione dicevo. Ma un fuoco più banale e pagano ha fatto lo sgambetto alla Triumph, a marzo di quest’anno, distruggendo una parte della fabbrica e la intera linea di montaggio. Venerdì notte, a tradimento, all’indomani della presentazione mondiale della Baby Speed, la nuova seicentina stradale da riferimento. Domenica mattina ho visto John.Sembrava uno di quei capitani di vascello che si vedevano nei film di guerra di quando ero piccolo io. In piedi, sul ponte della sua nave ferita lottava per il futuro dei suoi uomini e della sua impresa. Ne bestemmie, ne commiserazione. O maledizioni contro la sfiga. Adesso per qualche mese non potremo costruire la nostra Baby Speed, ne la celebrata Speed Triple e neppure ia Bonneville, la America, la potentissimo Daytona o la Tiger. Insomma, avremo poche motociclette per vivere la stagione 2002. Soltanto quelle che avevamo costruito prima del fuoco di marzo. Il lavoro della Triumph, il nostro lavoro, continua. Le nostre altre fabbriche lavorano, lavorano i reparti ricambi, accessori, abbigliamento, i reparti garanzia e assistenza clienti. Lavora più motivato che mai il reparto che si occupa della definizione dei nuovi modelli. Lavora John. Il fuoco pagano che lo ha rallentato è una cosa piccola rispetto al sacro fuoco che lo ha spinto a creare dal nulla una modernissimo fabbrica di motociclette. Rispettata (e un po’ temuta) dall’intera industria motociclistica.
Se fossi un bambino piccolo da grande vorrei assomigliare a John.
Carlo Talamo