Sono stato al mio bar, come tutte le sere, ormai da anni.
Il mio bar è bianco, luminoso e frequentato da persone stupende e poi nel mio bar c'è sempre il sole. Fa sempre caldo nel mio bar: anche in pieno inverno è possibile fare un tuffo nel fiume lago che si trova proprio a 100 metri sulla sinistra.
In effetti è un fiume limpido con acque profonde e verdi azzurre ma non scorre: cioè non arriva e non parte, è li da tempo immemore e serve per farci dei bagni e per rilassarsi. Per questo è il fiume lago: vicino al bar finisce di certo, ma nessuno sa da dove inizi.

Mi piace molto fare il bagno nel fiume lago.
Ieri stavo per tuffarmi senza pensare che ero ancora vestito. Meno male che c'era lei a fermarmi con la sua dolce forza, come sempre.

Il mio bar non ha un nome.
Lo chiamo il bar dei supereroi perché una volta un turista americano vi aveva passato la notte ed era stato punto da un ragno.
Era mattina e stava facendo colazione nell'ultima sala, quella del cubicolo dei topi. Insomma, si chiamava Peter Parker e solo dopo anni si è scoperto essere l'Uomo Ragno.
Ogni tanto passa a farsi una birra e parliamo delle sue avventure.
Nel mio bar, i topi sono bianchi e puliscono il pavimento dalle briciole lasciate nelle varie feste ed happy hour. I topi del mio bar sono puliti, socievoli e spesso ti riportano le chiavi che magari hai lasciato su una sedia oppure ti restituiscono le monetine che a volte cadono sotto i frigoriferi dei gelati.

Io vado sempre al bar perché vi ho conosciuto lei. Stiamo insieme da 3 anni eppure non so ancora come si chiami. Nemmeno lei conosce il mio nome, però ci vediamo tutti i giorni dopo il lavoro o anche durante la pausa pranzo e stiamo insieme ore che sembrano minuti.

Normalmente non parlo della mia vita privata, ma lei è la cosa più bella che mi sia mai capitata. Mora, capelli lunghi neri con riflessi blu a riccioli fitti fitti e 2 occhi marroni terra di Siena. Veste sempre di bianco. Indossa solo capi d'abbigliamento e accessori bianchi, scarpe comprese.

Non è libera. Ha una relazione stabile e mi ha confessato che le piacciono 3 uomini ma non mi dice chi siano. Non dice se io faccio parte della sua lista ma non mi interessa saperlo, così come non mi interessa sapere il suo numero di cellulare e il suo indirizzo di casa: stiamo insieme da 3 anni, tutti i giorni per ore compresi i festivi.
Cosa volere di più?

Nel mio bar ci sono dei cubi bianchi pieni di schiuma e noi passiamo molto tempo immmersi nella schiuma tiepida a coccolarci. Ci amiamo forse perché non ce lo siamo mai detto.
Credo che non ci lasceremo mai perché non sappiamo da quanto tempo stiamo insieme.
Abbiamo un futuro perché non abbiamo mai parlato di progetti in comune. E non sappiamo i nostri nomi perché ci basta uno sguardo. Non ci telefoniamo perché sappiamo benissimo a che ora ci vedremo. E ogni giorno l'orario cambia eppure ci troviamo sempre sulla porta del mio bar.

Nel mio bar c'è la sala delle candele. Sono tutte candele blu e ci sono due ragazzi indiani che non parlano ma sorridono molto e hanno cura delle candele, giorno e notte. Accendono quelle che si spengono e sostituiscono quelle finite. Io non sono mai riuscito a contare quante siano, forse migliaia eppure sempre tutte accese. E loro sempre discretamente presenti.

Nessuno consuma nella sala delle candele, anche se non è espressamente vietato. Non lo si fa e basta. Nella sala delle candele si prega, si recita e si fa l'amore ma non si beve.
Il mio bar è proprio bello e tutti i miei amici appena possono vengono a bere con me. E con lei.
Che è sempre bellissima e dolce come un bacio alla mattina appena prima di svegliarsi.

Abbiamo la nostra canzone, "Slave to Love" di Brian Ferry. Natale scorso ci siamo regalati un Ipod. Io le avevo caricato solo 1 canzone "Slave to love" appunto e lei aveva fatto altrettanto.
Amiamo la musica. Però i nostri Ipod hanno una sola canzone.

Nel mio bar passano 3 dinosauri invisibili, colorati e simpatici come se fossero disegnati dai creatori di Madagascar. I 3 dinosauri mi parlano, solo io li vedo e solo io li posso ascoltare. Loro mi dicono sempre la data della fine del mondo e poi camminano goffamente attraversando la sala del biliardo e scompaiono. Diventano invisibili anche a me che sono l'unico a vederli. Però li saluto sempre e loro ricambiano con un sorriso.
Seguono sempre la direzione nord-sud, sempre alla solita ora del tardo pomeriggio.
Credo che vivano nella valle della fine del mondo che si trova a sud rispetto alla fine del fiume lago. Forse sono loro che tengono in vita il fiume lago.

E quando lei mi lascia per andare a casa o dal suo uomo ufficiale oppure al lavoro non sento gelosia e non provo solitudine. Siamo atomi in orbita reciproca, quindi non ci lasciamo mai. Io resto al bar a parlare e bere con i miei tanti amici e di solito ci sdraiamo sull'enorme divano di pelle color granata esterno al bar, quello sull'angolo sud ovest.

A me piace molto il mio bar