Le forze armate israeliane in cinque giorni, massacrano oltre 400 persone e ne feriscono 2.000 nella striscia di Gaza........

per completare l'opera, si preparano a lanciare un'offensiva di terra con i carri armati e la fanteria, rifiutando anche una misera tregua di quarantott'ore, che è stata tutto quanto la comunità internazionale ha osato chiedere al governo di Gerusalemme...........


Le cifre fornite dall'O.N.U. parlano di almeno un 25% di
vittime "civili" e di molti bambini coinvolti, come quelle due sorelline che una bomba israeliana ha ucciso mentre si recavano a depositare la spazzatura fuori della porta di casa: facile previsione, dal momento che il 50% della popolazione di Gaza è costituito da minorenni.

Ma la verità è che è impossibile separare il bilancio dei morti "civili" da quello dei combattenti di Hamas; perché, come è facile immaginare, una distinzione netta e precisa non esiste, così come non poteva esistere, nell'insurrezione del ghetto di Varsavia del 1943, fra i "combattenti" ebrei e i "residenti".

Erano gente che lottava per la propria sopravvivenza contro un nemico spietato che abbatteva le case, sparava su qualunque cosa si muovesse e pensava che ogni Ebreo ucciso fosse un nemico in meno da affrontare; e così accade ora con i Palestinesi di Gaza.


Questo paragone farà inorridire i nostri esponenti della partitocrazia politicamente corretti, come l'onorevole Capezzone che, con tono quanto mai serioso e autoreferenziale, osserva che è incontestabile il diritto di Israele alla difesa, tanto più che si tratta dell'unica democrazia esistente nell'area del Vicino Oriente.


Ragionamento ineccepibile: 400 morti arabi contro 4 cittadini israeliani attestano una legittima difesa perfettamente proporzionata; e, quanto alla democrazia, si vede che in nome di essa divengono leciti comportamenti che, attuati da un governo dittatoriale, verrebbero immediatamente qualificati come "nazisti".


Ma, si sa, allo Stato israeliano tutto è permesso, pena il vedersi accusare di inguaribile e recidivo antisemitismo. Sempre in nome del genocidio del popolo ebreo durante la seconda guerra mondiale che, da allora in poi, è divenuto una cambiale in bianco per il governo di Israele nei confronti del mondo intero: una cambiale esigibile in qualunque momento e per qualsiasi somma, complice un vero e proprio esercito di giornalisti, scrittori e intellettuali che si sono autonominati custodi del buon diritto dello Stato sionista a commettere qualunque violenza sui Palestinesi, ossia sui legittimi abitanti di quella regione, ora ridotti a condurre una miserabile esistenza in esilio o, peggio, in alcuni lembi della propria terra, trasformati in giganteschi campi di concentramento.



Certo, tutto questo avviene anche a causa dell'indifferenza dei governi degli Stati arabi e della irresponsabilità criminosa delle stesse fazioni palestinesi; ma forse che ciò diminuisce anche solo di una virgola le precise, gravissime responsabilità del governo israeliano e della pletora di intellettuali partigiani che giustificano e approvano la sua politica terroristica, nascondendosi dietro la foglia di fico del diritto alla legittima difesa?
Fino a quando abuseranno del concetto di legittima difesa?
Fino a quando il senso di colpa del mondo intero per quanto avvenne conto gli Ebrei nella seconda guerra mondiale, si tradurrà in una totale, colpevole acquiescenza verso i peggiori eccessi della politica sionista?