Ieri, mentre mi rincoglionivo di TV, sono rimasto colpito da una pubblicita’: un bellissimo (…) SUV, una di quelle 4 ruote per ipodotati, parte dalla campagna ed arriva in centro citta’, parcheggia davanti all’ufficio (non dall’altra parte della strada eh, DAVANTI) ed entra.
Manco si prende la briga di mettere l’antifurto.
Una voce fuoricampo od una scritta, non ricordo, recita more or less “il bello di vivere fuori citta’ sono le curve per arrivare in ufficio”.

Certo, idilliaco.

Bravo il creative account manager, bravo il copywriter, complimenti anche al regista ed al direttore della fotografia.
In 4 non fate il cervello di un protozoo, minkioni che non siete altro! Ma ci uscite per strada? Ma lo sapete che la realta’ e’ diversa?
Io ci abito, fuori citta’… 40 km e passa dall’ufficio che si trova in centro della maledetta Milano.

Con ordine, vediamo cosa succederebbe se - minacciato di morte o sotto l’effetto di un potente allucinogeno – decidessi per assurdo di usare un affare come quello per andare in ufficio.

Anzitutto mi alzo alle fottutissime 5 del mattino, cari i miei coglionazzi della pubblicita’.
Il perche’ lo capirete – forse - leggendo (sapete leggere, si, brutti decerebrati?).

Mia moglie mi manda affanculo in 8 lingue perche’ accendo la luce in pieno buio, con l’effetto di un laser protonico puntato direttamente sulle sue delicate palpebre chiuse. Probabilmente chiedera’ il divorzio ed oltre agli alimenti dovro’ pagarle il delicato intervento di ricostruzione della cornea (e di siliconaggio del seno, gia’ che c’e’….. tanto paga quel cornuto del mio ex-marito).
A quel punto spengo la luce e cerco di muovermi al buio, con l’unico risultato di inventare la frattura scomposta del piatto ulnare.
Ancora rincoglionito per l’ora antelucana mi faccio la barba a cazzo, tagliandomi in vari punti e sanguinando come un maiale sgozzato.
Uscito in giardino per dare da mangiare ai cani, ancora al buio, gli stessi mi scambiano per un ladro non riconoscendomi e, eccitati dall’odore del sangue, mi azzannano all’istante alle chiappe.

Ora, forse, posso salire a bordo del mio SUV nuovo, lordando di sangue i delicati interni in pelle di vergine lettone.
La sola accensione del potente motore, nell’immoto silenzio della notte, provoca l’innesco di diversi allarmi delle auto parcheggiate, di conseguenza l’innesco dell’abbaiare dei cani (oramai ben svegli dopo il benchetto a base di carne umana), di conseguenza l’innesco delle bestemmie e successive denunce dei vicini.

Giunto in strada posso finalmente affrontare le bellissime curve sterrate che si vedono in pubblicita’: dopo meno di 500 metri tutti i bellissimi ma delicati cerchioni in lega leggera sono deformati dalle buche. Anche quello della ruota di scorta, cosi’… per empatia.

Tornato su asfalto, dove posso sfogare i milioni di cavalli del SUV (arricchendo al contempo un sultanino del medio-oriente), mi ritrovo incolonnato sulla statale che porta “alla grande metropoli”: una lunga fila di bellissimi SUV (uguali al mio persino nel colore.. BIANCO… ca va sans dire) che procedono alla media di 5kmh per i successivi 35 km.

Non meno di 2 ore dopo arrivo alle porte di Milano, in prossimita’ dell’uscita Gobba/Palmanova… mirabile esempio di oculata urbanistica dove due tangenziali si uniscono e si dividono. Chi la conosce in questo momento si sta facendo il segno della croce (e toccando i coglioni con l’altra mano), per chi non la conosce e’ difficile rendere l’idea: immaginatevi un costante interminabile ingorgo dove le auto arrivano lanciate da sue diverse tangenziali e sono costrette a frenare… quelle che arrivano da destra devono andare a sinistra… quelle che arrivano da sinistra devono andare a destra, nel mezzo esseri birotati (maledetti, loro non si sono svegliati alle 5) rischiano la vita passando tra le auto, mentre TIR turchi a 6 rimorchi scaricano tutta la merda possibile nel delicato ecosistema meneghino.
Un inferno, roba che Chuck Norris scapperebbe a piangere dalla mamma, altro che calcio rotante, cari i miei imbecilli.

In qualche modo, dopo un’altra oretta necessaria a coprire i restanti 5 km, arrivo davanti all’ufficio: ecco facciamo finta che io lavori al Pirellone, zona staz. Centrale, discreto centro citta’ insomma.
Dove parcheggio?
Ripeto: dove parcheggio?
Riformulo con parole comprensibili: DOVE CAZZO LA METTO QUESTA MERDA DI INUTILE AMMASSO DI LAMIERE?

Non c’e’ parcheggio, brutti idioti!
Altro che fermarmi davanti all’ufficio, altro che scendere ed entrare fischiettando: NON C’E’ PARCHEGGIO!!!
Non mi rimane che cercare uno di quei parcheggi privati, scongiurare il gestore di accettarmi, rifare le fiancate e gli specchietti per parcheggiare dove in condizioni normali nememno una Smart entrerebbe, e mollare l’equivalente del mio stipendio di oggi per 6 ore di parcheggio (e guai a tardare).

Avete capito, razza di scimmie idrocefale?
In miniera a lavorare, altro che pubblicita’!!!