ti facevo piu' scaltro e forse piu' intelligente alla fine restano le solite provocazioni in doppio petto, incommensurabilmente alta la figura la vita dell'uno dell'altro visto che l'hai infilato si puo' dire che era fascista, ex repubblichino, razzista nell'accezione piu' ampia trivia e disumana di certo non lo annovero tra gli uomini da ricordare ed a cui votare la mia stima
tutt'altro, un pessimo triste bieco esempio di empieta' e bassezza, tienti la sua foto sul comodino insieme al busto
di benito, e toglila da qui dentro, anzi puoi pure metterla in buona compagnia insieme a quel nazista filo gay di haider
Firmatario nel 1938 del Manifesto della razza, dal 1938 al 1942 collaborò alla rivista La difesa della razza come segretario di redazione.
Su questa rivista si occupò di far penetrare in Italia le tesi razziste provenienti dalla Germania nazista, che già avevano portato all'approvazione nel 1938 delle leggi razziali fasciste, e che faticavano ad imporsi nella società italiana, dov'erano percepite come un elemento estraneo alla cultura nazionale. All'accusa che il regime si stesse appiattendo sempre più sulle posizioni naziste, Almirante, nell'ottobre del 1938, rispondeva che:
« il razzismo è il più vasto e coraggioso riconoscimento di sé che l'Italia abbia mai tentato. Chi teme ancor oggi che si tratti di un'imitazione straniera non si accorge di ragionare per assurdo: perché è veramente assurdo sospettare che il movimento inteso a dare agli italiani una coscienza di razza […] possa servire ad un asservimento ad una potenza straniera »
(Giorgio Almirante,[1] 1938)