Anche nazioni più "evolute e civili" della nostra hanno, certamente in modo meno smaccato, casi simili. Anche da loro gli allievi dei grandi professori vengono favoriti nell'assegnazione dei posti. Ma da loro si tratta di un comportamento fisiologico, non di un malcostume elevato a regola.
Penso per la mia esperienza diretta che la differenza stia nella concorrenza:
concorrenza tra le varie università, che devono conquistarsi le ricche donazioni delle aziende private, delle industrie e delle lobbies e le laute rette degli studenti. Quindi, migliori e più motivati insegnanti uguale maggior prestigio uguale maggiori guadagni per l'istituto;
concorrenza tra università e mondo del lavoro o dell'iniziativa privata (che siano industrie, laboratori di ricerca, gruppi finanziari, centri studi...) nell'aggiudicarsi i migliori tecnici (o scienziati se preferite). Si sceglie di diventare docente in un regime di concorrenza sapendo di poter contare, se bravi, in trattamenti altrettanto gratificanti. Quindi, una volta di più, prestigio in cambio di merito. Non conta neppure quante pubblicazioni si hanno all'attivo, ma la qualità del curriculum nel suo complesso
Ma si parla di sistemi basati principalmente su strutture private e di forte selezione degli studenti all'ingresso, non di un sistema basato sul diritto allo studio di massa ed istituti principalmente a carico dello stato, con i privati che a loro volta reclamano sempre dal pubblico un contributo al loro sostentamento. Non è detto che il primo sistema sia il migliore, se lo si vuol far funzionare correttamente anche il secondo può avere dei bei meriti