
Originariamente Scritto da
Shining
Certo, se commette un reato un magistrato ne risponde come un privato.
Ma la legge 117/88 (legge "Vassalli", quella su cui discussi la tesi di laurea) è sempre rimasta inapplicata, tanto che lo Stato italiano è stato richiamato su tale punto dalla Corte di Giustizia Europea, e costretta a modificare la suddetta legge con la legge 18/2015 che, nei casi di dolo o colpa grave del magistrato, consente al danneggiato di fare causa (non direttamente al magistrato, ma allo Stato, che si può poi rivalere sul magistrato al massimo per un importo pari al 50% di uno stipendio annuo, anche se il danno è maggiore e che, di conseguenza, rimane a carico dello Stato, cioè di tutti noi).
Ma la cosa più curiosa (o ridicola, o scandalosa, valutate voi) è la clausola di cui all’art. 2, comma 2, la quale stabilisce che “non può dar luogo a responsabilità l'attività di interpretazione di norme di diritto né quella di valutazione del fatto e delle prove".
Quindi, visto che nell'interpretare e nel valutare ci può star dentro tutto e il contrario di tutto, capisci che sarà ben difficile per un povero cristo dimostrare di aver subito un danno con dolo o colpa grave...