Originariamente Scritto da
alcide
Poveretto, che t'ha fatto?
Sei un po'astiosa però...io non l'ho mai sentito dare dell'imbecille a qualcuno.
Perchè tu non avverti la cogenza del tema. Se stessimo parlando di razzismo probabilmente non saresti così incline ad accettare le "idee" o le "filosofie" altrui credo.
Penso che ti opporresti con tutti gli argomenti che hai a disposizione.
L’analogia con il razzismo non è affatto infondata. Lo sfruttamento delle altre specie da parte di quella dominante è basata sull’assunto che la specie umana sia più importante, da un punto di vista morale, rispetto alle altre (o, nel razzismo, di una razza rispetto alle altre). Se questo è vero per quanto riguarda il valore della vita (un uomo, al contrario degli animali, ha una coscienza biografica di sé non solo nel presente ma anche proiettandosi nel futuro) non è altrettanto vero per quanto riguarda la sofferenza. Tutti i vertebrati ed alcuni invertebrati provano certamente (senza dubbi) lo stesso dolore che proviamo noi. Perché non prenderlo in considerazione in egual misura rispetto al nostro?
"So che ci sono padroni che non rispettano il benessere dei negri, ma allora perchè non cercare di migliorare questi aspetti anzichè abolire la schiavitù?". Come risponderesti a questa frase?
Non esiste solo il grigio. Su alcuni temi esiste anche il nero. La schiavitù, presa con moderazione, è un grigio?
Lo dicevano anche gli schiavisti. "Ma come? Gli fornisco una casa dove dormire, gli do da mangiare. Di cosa si lamentano? Che possono mai volere di più?"
C'è sempre stata anche la schiavitù e privarsene deve esser stato ben più difficile che smettere di mangiare carne ogni tanto...
Scrive poi Lio
Questo è un argomento agghiacciante. Sembra una presa in giro ma non lo è.
Tutto ciò che sappiamo sulla fisiologia del dolore ci dice che la sofferenza richiede un apparato anatomico completo, fatto di un sistema nervoso centrale, uno periferico e da recettori per gli oppioidi (le sostanze che produciamo per difenderci dal dolore).
C’è poi la componente comportamentale. Un animale che soffre presenta un comportamento che mi permette di capire che sta soffrendo.
Caro Lio, da un punto di vista epistemologico anche il tuo di dolore mi è oscuro. Non sono nella tua testa e non posso sapere cosa provi. Posso fingere di non capire, di non intuire il tuo dolore, oppure posso osservarti e vedere che, quando stai soffrendo, ti comporti esattamente come me.
Se nonostante questo continui a pensare che un maiale al macello si comporti come un pomodoro dal fruttivendolo allora non possiamo essere d’accordo.
Scrive alessandro2804
Tu su quale base discrimini gli esseri umani dal resto delle specie? 357magnum crede nella centralità dell’uomo nel disegno divino (io non credo in dio e non considero la specie umana moralmente preminente rispetto alle altre. Più forte sì ma questo non ha rilevanza morale).
Io discrimino in base alla capacità di provare dolore. Se un essere è senziente non posso fingere che quella sofferenza non abbia valore.
I jainisti camminano spazzando il terreno per paura di pestare gli insetti. La coerenza estrema non è un valore.
Ad esempio: la nostra società tutela e protegge in particolar modo i bambini. Ogni anno molti bambini muoiono uccisi in incidenti stradali nei pressi delle scuole (escono, corrono…).
La società non ha deciso di interdire il traffico nei pressi delle scuole ma semplicemente ha posto delle cautele: cartelli, strisce, dossi, divieti, etc.
Molti bambini continuano a morire ma è un prezzo che si ritiene necessario per poter vivere normalmente. Significa fregarsene dei bambini? Non credo. Significa essere ragionevoli
Io trovo che la mia posizione sia ragionevole nel momento in cui non chiede al mondo di curarsi della (probabilmente inesistente) sofferenza dei vegetali o degli insetti ma, semplicemente, di tenere conto della sofferenza di chi, senza ombra di dubbio, soffre COME noi.
alcide