iamo solo alla finestra della seconda gara e si contano già 6 “invalidi”, su 17 partenti, in condizioni più o meno gravi.
Bautista è out e lo sappiamo; al suo posto correrà Johon Hopkins, appena guarito da un infortunio al polso che lo scorso anno rischiò di mettere fine alla sua carriera. Da due stagioni non guida la Suzuki MotoGP, non conosce l’elettronica e le gomme attuali. Speriamo bene…
Gli altri piloti sono tutti confermati al via, ma il bollettino medico non è incoraggiante: di Rossi si sa più o meno tutto, il tono muscolare della spalla è il problema più grande. Ma c’è chi sta peggio, almeno per quanto riguarda l’attualità dei danni subiti: Loris Capirossi, Randy De Puniet, Cal Crutchlow e Dani Pedrosa, che pare si sia fatto male, stirandosi il muscolo del braccio sinistro, guidando una moto da cross e non sia perciò la conseguenza della famosa caduta a Motegi nell’ottobre scorso. Dovrebbe farsi operare nella lunga pausa dopo questo GP.
Chiunque di voi guida la moto saprà benissimo con quale difficoltà si riescono ad effettuare movimenti rapidi, precisi ed efficaci anche solo avendo uno stivale che stringe, figuriamoci in pista, con una MotoGP che ti violenta nel corpo e non solo, quando si combatte contro pochi decimi di secondo con un fisico martoriato. Uno sforzo che si ripeterà per 27 giri la domenica della gara, dopo la tritura delle prove del venerdì e del sabato, con 8 curve a destra e 5 a sinistra da ripetere ad ogni passaggio, più 5 frenate cattivissime in cui lo sforzo sulla leva supera abbondamente i 5 chili di carico.
L’unico che mi sento di salvare, almeno per le giornate di prove, è Dani Pedrosa, che potrebbe tentare il colpaccio nel giro secco. Intanto i piloti “sani” prenderanno consapevolezza delle debolezze altrui, approfittandone come pescecani.