
Originariamente Scritto da
daytona4ever
I tibetani non stanno lottando per un indipendenza perché posseggono oro, petrolio, risorse di gas o altro ... quel popolo lotta per poter esprimere il loro stato spirituale, lottano per la loro dignità ... il governo cinese che cosa avrebbe da perdere dando loro l'indipendenza? È uno tra i regimi più forti e più truci che il mondo abbia conosciuto. "Tienanmen" é stato un momento drammatico, giovani studenti messi in ginocchio e ... una pistolettata alla nuca e le loro giovani vite spezzate ... ammiccano con l'occidente creando un autentico ricatto economico ... il capitalismo gli ha dato forza e i paesi di stampo occidentale sono diventati complici silenziosi ... é una vera tortura guardare l'ipocrisia che esterniamo ogni giorno ... ci sentiamo giusti per essere in un paese con forze di pace ma poi, in realtà, non facciamo altro che proteggere degli interessi miliardari ... laggiù, in Tibet, questi interessi non ci sono se non nel far finta di nulla, perché il vero interesse sta nell'economia cinese, non nella dignità dei Tibetani. Io non potrò cambiare la realtà ma posso comunque dire la mia, sostenere, solidarizzare ... perché oggi il Tibet ha bisogno anche di questo ... la causa, questa volta, sta nella sete di potere e nel totalitarismo ...
Prima dell’occupazione cinese, il Tibet era, dal punto di vista ecologico, un territorio equilibrato e stabile perché la conservazione dell’ambiente era parte essenziale della vita quotidiana dei suoi abitanti. I tibetani vivevano in armonia con la natura grazie alla loro fede nella religione buddista che asserisce l’interdipendenza di tutti gli elementi esistenti sulla terra, siano essi viventi o non viventi. Questa credenza era ulteriormente rafforzata dalla stretta osservanza di una norma che potremmo definire di "autoregolamentazione", comune a tutti i buddisti tibetani, in base alla quale l’ambiente deve essere sfruttato solo per soddisfare le proprie necessità e non per pura cupidigia.
Dopo l’occupazione del Tibet, l’attitudine amichevole e armoniosa dei tibetani nei confronti della natura fu brutalmente soppiantata dalla visione consumistica e materialista dell’ideologia comunista cinese. All’invasione fecero seguito devastanti distruzioni ambientali che causarono la deforestazione, il depauperamento dei pascoli, lo sfruttamento incontrollato delle risorse minerarie, l’estinzione della fauna selvatica, l’inquinamento da scorie nucleari, l’erosione del suolo e le frane. Ne consegue che, ai nostri giorni, lo stato dell’ambiente in Tibet è altamente critico e le conseguenze di questo degrado saranno avvertite ben oltre i suoi confini.
Dal 1949, più di 1.200.000 tibetani, circa un sesto del totale della popolazione, sono morti in Tibet come conseguenza della persecuzione politica, degli arresti, delle torture e della carestia. Oltre 6000 monasteri sono stati distrutti. Sua Santità il 14° Dalai Lama, capo politico e spirituale di sei milioni di tibetani, nel 1959 è stato costretto a lasciare il paese e a cercare rifugio in India. Con lui, sono fuggiti dal Tibet 85.000 tibetani che hanno trovato rifugio in India, Nepal e Buthan.