era il mio idolo da bambino!!!!
PS lo hanno fatto fuori gli americani!!!!(stranamente non c'era nemmeno un americano coinvolto nell'incidente...);dimostratemi il contrario!!!!!![]()
era il mio idolo da bambino!!!!
PS lo hanno fatto fuori gli americani!!!!(stranamente non c'era nemmeno un americano coinvolto nell'incidente...);dimostratemi il contrario!!!!!![]()
Io c' ero ,un ricordo che restera sempre dentro di me.
Ricordo di aver letto un libro (parlava di F1 ma in quegli anni ma il senso è lo stesso)
"Le piste non erano costruite per essere sicure, ma per far vincere il pilota più coraggioso/talentuoso/fortunato"
Quando in un incidente morì Jim Clark (il pilota di F1 che in quell'epoca era ritenuto il migliore di tutti i tempi..un fenomeno) moltissimi piloti si ritirarono dalle corse convinti che se anche Clark era morto, allora era impossibile sopravvivere alle corse
L'amico di mio padre nonchè lontano parente, Parlotti, morì all'Isola di Man cercando di vincere il titolo del motomondiale del 72.
Il suo collega nonchè grande amico Agostini, dopo la sua morte, si rifiutò di correre il TT perchè troppo pericoloso, da qui una protesta ripresa da tanti altri che finì con l'asclusione del TT dai circuiti del mondiale.
Mio papà seguiva spesso Gilberto e ne racconta spesso. Si dormiva nei box assieme alle moto e spesso al seguito c'era solo il meccanico e qualche amico che dava aiuti e spippoli vari.
Tutto molto più genuino ma molto molto pericoloso....
Era così in tutto il mondiale... soprattutto perchè anche ad alti livelli non c'erano sempre grosse aziende alle spalle... mio padre ha dormito spesso nel paddok o addirittura nei box assieme ai piloti...
A me il TT piace però mi fa tanta angoscia, sarà appunto per la brutta esperienza familiare, quindi se posso evito di vederlo.
Visto il filmato e sentita l'ultima frase.
Credo che l'esser fatalisti era l'unica cosa che potevano pensare e fare senza per forza farsela addosso ogni volta che salivano su una moto. Perchè era realmente tanto pericoloso. Per le moto di allora, le piste com'erano conciate, le protezioni scarse...
E rimango dell'idea che il dott. Costa, per quanto sia spesso sopra le righe, è veramente un brav'uomo di grande sensibilità. E anche lui ne ha viste tante...
il motociclismo deve tantissimo a Costa, senza di lui la sicurezza in pista sarebbe ancora a livelli bassissimi, prima della clinica mobile l'assistenza in pista era meno di quella che adesso si trova nelle giornate di prove libere dei circuiti minori.