no, non è il 5 perché l'obiettivo era (anche) di produrre lavoro.
comunque non importa.
a mio avviso, il discorso della scelta in mano alle aziende può essere corretto sulla carta, ma nell'esperienza reale (che è quella che si è creata) in realtà non ha buon esito.
per mia esperienza personale e professionale, nel commercio, quando è stata varata la manovra in oggetto, come ha aperto il primo hanno aperto tutti, per ovvie ragioni (chi non apre perde la fascia di clienti spalmata sul settimo giorno).
questo è ciò che ha fatto sì che la manovra non raggiungesse l'obiettivo preposto, com'era in realtà facile immaginare fin da subito.
se prima si vendeva 100, ora si vende comunque 100.
il che fa sì che se prima c'erano 10 persone a vendere 100, ora rimangono sempre 10 persone.
e se anche per assurdo si necessitasse dell'11esima, sarebbe meglio evitare dato che le entrate rimangono le medesime.
il problema che si aggiunge è che le spese non rimangono invariate.
per vendere 100 in 7 giorni e non in 6 si hanno costi maggiori, che non sono solamente il compenso aumentato del 30% per chi esercita la domenica.
e, come detto all'inizio, non ci si può tirare indietro perché si perdono comunque soldi.

ora, si può dire che il lavoro domenicale non è una tragedia, che si vive lo stesso e il tempo libero c'è comunque come c'era prima, che il lato umano è trascurabile perché non è tangibile, e si possono lasciare le cose come stanno.
ma questa manovra era stata creata per uno scopo specifico, che non è stato raggiunto.
chiaro che tornare sui propri passi non produce in ogni caso quello scopo.
ma eviterebbe quantomeno il paradosso che ho riscontrato io nella mia esperienza: ovvero trovarsi in una condizione economica sfavorevole giocoforza.