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Discussione: CORONAVIRUS: aggiornamenti

  1. #5601
    TCP Rider Senior L'avatar di massi69
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    Anche la val d aosta è una regione a statuto speciale, eppure gli impianti li hanno chiusi ai sensi del dpcm, ti basta andare sul sito di cervinia a controllare cio che sto scrivendo
    https://www.cervinia.it/it/estate/im...reuil-cervinia

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  3. #5602
    TCP Rider Senior L'avatar di duncan
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    https://www.ilfattoquotidiano.it/202...egole/5980332/
    Al di là della situazione paradossale di un partito di governo che "prima" tace e "poi" spara a zero su un provvedimento già varato, mi duole ammettere che ritengo condivisibile molto di ciò che dice Renzi, e non succede spesso.....

  4. #5603
    Triumphista Moderatore L'avatar di _sabba_
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    Già, ma la prima parte del tuo discorso fa capire con che razza di gente abbiamo a che fare.

    Sabba

  5. #5604
    TCP Rider Senior L'avatar di Desmonio
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    Comunque è fantastico che la stampa avesse già la bozza del decreto prima che venisse firmato.
    E che poi il definitivo fosse diverso dalla bozza.

  6. #5605
    TCP Rider L'avatar di Norik
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    io mi sono accorto di 1 cosa in questo periodo di "libertà"
    TROPPA, ma veramente TROPPA gente ha vissuto come se tutto fosse finito e questo lo abbiamo capito
    la cosa peggiore però, secondo me , e che molte attività commerciali (e non) non hanno avuto l'intelligenza e la severità nell'applicare le norme base anticovid
    piccolo, ma gravissimo esempio l'ho avuto domenica
    sono stato a Catania e all'andata sull'aereo eravamo distianziati e con posti liberi tra noi (a parte tra me e mia moglie ) e parlo di Volotea
    al rientro Ryanair ha riempito l'aereo senza distanziamento (cosa che avrebbe dovuto fare ) e cosa ancora piu STUPIDA ha assegnato (cosa che molti di voi sanno meglio di me ) i posti a caso
    quindi mia moglie che era seduta davanti e io avevo in parte a me 1 sconosciuto
    in più al gate noi eravamo tra i pochi viaggiatori ammassati mentre altri erano distianziati
    io segnalerò la cosa a chi di dovere ,ma tanto non succederà nulla
    Io non sbaglio strada... cerco alternative
    Arriva un giorno in cui devi prendere una decisione che ti cambia la vita
    l' unica certezza è che appena prenderai la tua decisione scoprirai subito
    se sarà la scelta giusta o sbagliata , senza poter tornare indietro

  7. #5606
    TCP Rider Senior L'avatar di massimio
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    a voglia te mascherine…….

    che rumore fa la felicita'
    la pazienza e' la virtu' di chi non ha un caz@zo da fare
    storie di chi rimane e di chi invece lascia tutto e se ne va.....

  8. #5607
    Triumphista Moderatore L'avatar di _sabba_
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    Benessum...
    Beh dai, a qualcosa servono, ad esempio per condensare virus e batteri su un’unica superficie per ore e ore, forse per giorni.

    Sabba

  9. #5608
    TCP Rider Senior L'avatar di macheamico6
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    mi piove sul bagnato
    "Per quanto buia sia la notte, le stelle non si spengono.
    Per quanto dura sia la vita, i sogni non si abbandonano."


  10. #5609
    TCP Rider Senior L'avatar di ABCDEF
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    Citazione Originariamente Scritto da Desmonio Visualizza Messaggio
    Comunque è fantastico che la stampa avesse già la bozza del decreto prima che venisse firmato.
    E che poi il definitivo fosse diverso dalla bozza.
    direi che è abbastanza usuale

    Citazione Originariamente Scritto da Fermissimo Visualizza Messaggio
    queste cose sinceramente non mi spostano, non mi allarmano, non mi spaventano...guardo i grandi numeri e non i pochi, rari casi di gente così...non si può fermare una nazione per un caso singolo mentre fermiamola pure in ragione delle centinaia di morti e malati gravi che potremmo avere...Lorenzo Tosa, da ignorante della materia quale è, sta sguazzando in questo dramma sanitario in maniera vergognosa non meno di un Briatore qualunque
    Per stabilire quanto sia grave una malattia infettiva, e quindi quali misure prendere per far fronte al problema, è necessario conoscere dei dati epidemiologici che ci sono ormai familiari, come la trasmissibilità dell’infezione o la letalità della malattia. Il tasso di letalità corrisponde al numero di decessi correlati alla patologia diviso il numero di casi totali. Un calcolo apparentemente semplice, eppure valutare il tasso di letalità del Covid-19 è tutt’altro che facile, come hanno spiegato Timothy Russell, epidemiologo matematico della London School of Hygiene and Tropical Medicine e il Professor Eskild Petersen, dell’European Society for Clinical Microbiology and Infectious Diseases di Basilea.

    Qual è il tasso di letalità stimato al momento per il Covid-19?
    Russell: Il tasso di letalità del Covid-19 varia molto da un luogo all’altro e dipende da diversi fattori. È correlato in particolare all’età (più si è anziani più è elevato), quindi alla distribuzione demografica. Questo aspetto rende complicato perfino fare delle stime europee perché l’età media non è la stessa tra un Paese e l’altro. Comunque si calcola un range che va dallo 0,3% all’1%. Nel Regno Unito siamo intorno allo 0,9%.

    Petersen: Infatti. Naturalmente India e Africa, in cui la popolazione è molto più giovane, non hanno lo stesso tasso di letalità dell’America del nord, del Giappone e di molti Paesi Europei dove la popolazione è più anziana e con più comorbidità. In Lombardia, per esempio, è stato calcolato un tasso di letalità dello 0% fino ai 40 anni e del 16,6% tra le persone di più di 80 anni.

    Come è stato calcolato fin ora questo parametro e cosa si dovrebbe fare per avere stime più accurate?
    Russell: Le stime dell’epidemiologia di questa patologia sono sono state calcolate in modo piuttosto accurato e molto rapidamente. A febbraio/marzo abbiamo immaginato un range, per quanto riguarda la letalità, che variava dallo 0,2 all’1%. Intorno ad aprile/maggio abbiamo potuto confrontare queste stime con gli studi clinici ed erano piuttosto coerenti. Empiricamente, il modo migliore per valutare l’epidemiologia della malattia saranno comunque i test sierologici estesi.

    Inizialmente ci sono state delle sovra-stime e poi delle sotto-stime della letalità di Sars-Cov-2 e questi dati, che avete appena fornito, per quanto affidabili, non sono definitivi. Perché è così difficile calcolare il tasso di letalità del Covid-19?
    Russell: Calcolare il tasso di letalità per il Covid-19 è complesso per diverse ragioni. Prima di tutto molti soggetti sono asintomatici, quindi il numero di infetti vero è molto più elevato del numero di casi confermati. Bisogna poi tener conto del fatto che l’epidemia è in corso, quindi non si misura esattamente il numero di morti rispetto agli infetti, perché i morti di oggi si sono infettati nel corso delle settimane e dei mesi passati e non si conosce l’esito delle infezioni attuali. Quindi per effettuare questo calcolo occorrono dei modelli statistici, delle distribuzioni che fanno una stima del tempo che intercorre tra l’infezione e il decesso.

    Petersen: C’è anche una quota d’incertezza dovuta a come ogni Paese valuta il numero di casi. Le prime stime cinesi sul tasso di letalità erano molto alte probabilmente perché il numero dei casi era sotto-stimato. Ci sono Paesi in cui vengono effettuati screening estesi, altri in cui questo non avviene e magari vengono considerati come infetti solo i pazienti ospedalizzati.

    All’inizio del mese di ottobre Mike Ryan, direttore esecutivo del Programma per le emergenze sanitarie dell’Organizzazione mondiale della sanità, ha affermato che, secondo le stime dell’Oms, il virus potrebbe aver infettato, in questi mesi, il 10% della popolazione mondiale, ovvero 780milioni di persone. Se si rapporta questa stima al numero dei morti sinora registrato (circa 1,1 milioni) il tasso di letalità mondiale medio si assesterebbe sullo 0,14%. È possibile?
    Russell: In generale, le stime dell’Oms sono ragionevoli. Ma il tasso di letalità che emergerebbe dal calcolo mi sembra troppo basso. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che potrebbero esserci state delle difficoltà nella valutazione del numero dei decessi al livello globale, in particolare in America del Sud e in Africa, in generale in quei Paesi che vengono definiti a medio e basso reddito. Sono usciti di recente degli articoli che suggeriscono che molti decessi associati al Covid-19, in alcuni Paesi (ad esempio in Siria) non sono stati segnalati nei rapporti ufficiali. Credo che se si prendesse in considerazione anche questo aspetto, dall’1,1 milioni di morti, si potrebbe passare ad un numero abbastanza più alto, forse si arriverebbe ad 1,6-1,7 milioni. In ogni caso ritengo che lo 0,14% sia davvero un tasso troppo basso e che dovremmo aspettarci un tasso di letalità di 0,6% circa se si considera tutto il mondo.

    Quindi, comunque, nonostante il fatto che i casi reali sono molti di più di quelli confermati, non c’è paragone tra Covid-19 e influenza..
    Russell: No, non c’è paragone. Certo, l’impatto dell’influenza varia molto da un anno all’altro e a volte può essere molto grave, basta ricordare cosa ha fatto la Spagnola. La letalità annuale comunque è dello 0,1%, mentre per il Covid-19, come dicevamo, siamo intorno allo 0,6%. C’è poi un’altra importante differenza: in entrambi i casi la gravità e la mortalità dell’infezione è legata alla presenza di comorbidità precedenti, il Covid-19 però provoca effetti a lungo termine anche nelle persone che prima erano sane, come danni polmonari, ictus e insufficienza renale.

    Petersen: La gravità delle due patologie è molto diversa. In un articolo che abbiamo pubblicato di recente sulla rivista The Lancet confrontiamo i dati dell’influenza del 2009 con la mortalità del Covid-19 in Lombardia. Ne emerge che il Covid-19 in quella realtà è stato 100 volte più mortale. Quindi, almeno in una popolazione in cui l’età media è elevata, si tratta di una patologia molto più severa dell’influenza stagionale.

    Ci aspetta un lungo inverno. Sulla base di queste riflessioni e di questi dati, quale credete dovranno essere le misure da adottare per limitare i contagi?
    Petersen: Le stime dell’Oms vogliono dire che dopo 10 mesi il 90% della popolazione mondiale continua a non avere nessuna immunità contro questo virus: l’unica via d’uscita resta il vaccino. Nel frattempo bisogna continuare a fare ciò che siamo facendo: mascherine, distanze, evitare situazioni di aggregazione, tamponi, tracciamento dei contatti.

    Russell: Abbiamo capito quali misure funzionano e quali no, ed è importante continuare con i test e il contact tracing. È difficile dire cosa sarebbe giusto fare e ovviamente, anche in questo caso, bisognerebbe fare delle valutazioni che variano da un Paese all’altro.
    Ultima modifica di ABCDEF; 27/10/2020 alle 12:07 Motivo: Unione Post Automatica

  11. #5610
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    direi che è abbastanza usuale



    Per stabilire quanto sia grave una malattia infettiva, e quindi quali misure prendere per far fronte al problema, è necessario conoscere dei dati epidemiologici che ci sono ormai familiari, come la trasmissibilità dell’infezione o la letalità della malattia. Il tasso di letalità corrisponde al numero di decessi correlati alla patologia diviso il numero di casi totali. Un calcolo apparentemente semplice, eppure valutare il tasso di letalità del Covid-19 è tutt’altro che facile, come hanno spiegato Timothy Russell, epidemiologo matematico della London School of Hygiene and Tropical Medicine e il Professor Eskild Petersen, dell’European Society for Clinical Microbiology and Infectious Diseases di Basilea.

    Qual è il tasso di letalità stimato al momento per il Covid-19?
    Russell: Il tasso di letalità del Covid-19 varia molto da un luogo all’altro e dipende da diversi fattori. È correlato in particolare all’età (più si è anziani più è elevato), quindi alla distribuzione demografica. Questo aspetto rende complicato perfino fare delle stime europee perché l’età media non è la stessa tra un Paese e l’altro. Comunque si calcola un range che va dallo 0,3% all’1%. Nel Regno Unito siamo intorno allo 0,9%.

    Petersen: Infatti. Naturalmente India e Africa, in cui la popolazione è molto più giovane, non hanno lo stesso tasso di letalità dell’America del nord, del Giappone e di molti Paesi Europei dove la popolazione è più anziana e con più comorbidità. In Lombardia, per esempio, è stato calcolato un tasso di letalità dello 0% fino ai 40 anni e del 16,6% tra le persone di più di 80 anni.

    Come è stato calcolato fin ora questo parametro e cosa si dovrebbe fare per avere stime più accurate?
    Russell: Le stime dell’epidemiologia di questa patologia sono sono state calcolate in modo piuttosto accurato e molto rapidamente. A febbraio/marzo abbiamo immaginato un range, per quanto riguarda la letalità, che variava dallo 0,2 all’1%. Intorno ad aprile/maggio abbiamo potuto confrontare queste stime con gli studi clinici ed erano piuttosto coerenti. Empiricamente, il modo migliore per valutare l’epidemiologia della malattia saranno comunque i test sierologici estesi.

    Inizialmente ci sono state delle sovra-stime e poi delle sotto-stime della letalità di Sars-Cov-2 e questi dati, che avete appena fornito, per quanto affidabili, non sono definitivi. Perché è così difficile calcolare il tasso di letalità del Covid-19?
    Russell: Calcolare il tasso di letalità per il Covid-19 è complesso per diverse ragioni. Prima di tutto molti soggetti sono asintomatici, quindi il numero di infetti vero è molto più elevato del numero di casi confermati. Bisogna poi tener conto del fatto che l’epidemia è in corso, quindi non si misura esattamente il numero di morti rispetto agli infetti, perché i morti di oggi si sono infettati nel corso delle settimane e dei mesi passati e non si conosce l’esito delle infezioni attuali. Quindi per effettuare questo calcolo occorrono dei modelli statistici, delle distribuzioni che fanno una stima del tempo che intercorre tra l’infezione e il decesso.

    Petersen: C’è anche una quota d’incertezza dovuta a come ogni Paese valuta il numero di casi. Le prime stime cinesi sul tasso di letalità erano molto alte probabilmente perché il numero dei casi era sotto-stimato. Ci sono Paesi in cui vengono effettuati screening estesi, altri in cui questo non avviene e magari vengono considerati come infetti solo i pazienti ospedalizzati.

    All’inizio del mese di ottobre Mike Ryan, direttore esecutivo del Programma per le emergenze sanitarie dell’Organizzazione mondiale della sanità, ha affermato che, secondo le stime dell’Oms, il virus potrebbe aver infettato, in questi mesi, il 10% della popolazione mondiale, ovvero 780milioni di persone. Se si rapporta questa stima al numero dei morti sinora registrato (circa 1,1 milioni) il tasso di letalità mondiale medio si assesterebbe sullo 0,14%. È possibile?
    Russell: In generale, le stime dell’Oms sono ragionevoli. Ma il tasso di letalità che emergerebbe dal calcolo mi sembra troppo basso. Ciò è probabilmente dovuto al fatto che potrebbero esserci state delle difficoltà nella valutazione del numero dei decessi al livello globale, in particolare in America del Sud e in Africa, in generale in quei Paesi che vengono definiti a medio e basso reddito. Sono usciti di recente degli articoli che suggeriscono che molti decessi associati al Covid-19, in alcuni Paesi (ad esempio in Siria) non sono stati segnalati nei rapporti ufficiali. Credo che se si prendesse in considerazione anche questo aspetto, dall’1,1 milioni di morti, si potrebbe passare ad un numero abbastanza più alto, forse si arriverebbe ad 1,6-1,7 milioni. In ogni caso ritengo che lo 0,14% sia davvero un tasso troppo basso e che dovremmo aspettarci un tasso di letalità di 0,6% circa se si considera tutto il mondo.

    Quindi, comunque, nonostante il fatto che i casi reali sono molti di più di quelli confermati, non c’è paragone tra Covid-19 e influenza..
    Russell: No, non c’è paragone. Certo, l’impatto dell’influenza varia molto da un anno all’altro e a volte può essere molto grave, basta ricordare cosa ha fatto la Spagnola. La letalità annuale comunque è dello 0,1%, mentre per il Covid-19, come dicevamo, siamo intorno allo 0,6%. C’è poi un’altra importante differenza: in entrambi i casi la gravità e la mortalità dell’infezione è legata alla presenza di comorbidità precedenti, il Covid-19 però provoca effetti a lungo termine anche nelle persone che prima erano sane, come danni polmonari, ictus e insufficienza renale.

    Petersen: La gravità delle due patologie è molto diversa. In un articolo che abbiamo pubblicato di recente sulla rivista The Lancet confrontiamo i dati dell’influenza del 2009 con la mortalità del Covid-19 in Lombardia. Ne emerge che il Covid-19 in quella realtà è stato 100 volte più mortale. Quindi, almeno in una popolazione in cui l’età media è elevata, si tratta di una patologia molto più severa dell’influenza stagionale.

    Ci aspetta un lungo inverno. Sulla base di queste riflessioni e di questi dati, quale credete dovranno essere le misure da adottare per limitare i contagi?
    Petersen: Le stime dell’Oms vogliono dire che dopo 10 mesi il 90% della popolazione mondiale continua a non avere nessuna immunità contro questo virus: l’unica via d’uscita resta il vaccino. Nel frattempo bisogna continuare a fare ciò che siamo facendo: mascherine, distanze, evitare situazioni di aggregazione, tamponi, tracciamento dei contatti.

    Russell: Abbiamo capito quali misure funzionano e quali no, ed è importante continuare con i test e il contact tracing. È difficile dire cosa sarebbe giusto fare e ovviamente, anche in questo caso, bisognerebbe fare delle valutazioni che variano da un Paese all’altro.
    compitino del pomeriggio...se oggi fosse l'ultimo giorno di pandemia in Italia, quale sarebbe il tasso di letalità italiano?
    cynism is the new fascism...

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