"...perseguire un obiettivo che cambia continuamente e che non è mai raggiunto è forse l'unico rimedio all'abitudine, all'indifferenza, alla sazietà. E' tipico della condizione umana ed è elogio della fuga, non per indietreggiare ma per avanzare. E' l'elogio dell'immaginazione mai attuata e mai soddisfacente".
perfetto..solo che io non chiedo perdono ma offro il mio perdono.....diversa la cosa ma sufficiente a far terminare una sterile discussione scatenata dai miei interlocutori. Buona Domenica a tutti
Buona domenica anche a te...e un piccolo consiglio, se mi è concesso.
Vista l'età, ritengo tu sia del 59, sarebbe saggio non impelagarsi in affermazioni impegnative come "i senza se e senza ma" nei confronti di chiunque, soprattutto di se stessi.
Le certezze incrollabili che appartengano ai giovani, avranno poi tempo di rivedere certi giudizi tranchant, a quelli di età più che matura è sempre consigliabile un ragionevole dubbio.
ma perchè spostare la discussione su quello che successe a Federico? c'è stato un processo ed una sentenza definitiva.
poi dipingere un ragazzo disarmato come un serial killer che necessita l'intervento "energico" di 4 persone armate è una questione differente...
qui si parlava del fatto che fosse giusto o meno applaudire delle persone condannate per una serie di eventi che hanno portato ad una morte ingiustificata.
alzare i toni solitamente è il miglior sistema per bloccare la discussione da parte di chi non sa argomentare civilmente.
le uscite tipo "vieni qui ed io non ti proteggo" poi sono al limite del ridicolo, confermando la tesi di quelli che sostengono che alcuni esponenti delle fdo decidono chi difendere, chi pestare, e chi ignorare
"...perseguire un obiettivo che cambia continuamente e che non è mai raggiunto è forse l'unico rimedio all'abitudine, all'indifferenza, alla sazietà. E' tipico della condizione umana ed è elogio della fuga, non per indietreggiare ma per avanzare. E' l'elogio dell'immaginazione mai attuata e mai soddisfacente".
le discussione vanno LETTE per intero, soprattutto in caso di moderazione
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A te appena ti becco,te no tante..ma tante..
Io me le son lette tutte:
Vedo che lo avete preso sulla parola
Da chi pretende correttezza nei comportamenti degli altri(leggi FdO),mi aspetterei altrettanta civilta'.
ps.Per consigli sulla moderazione,stai tranquillo che ti terro' presente appena ce ne sara' bisogno![]()
[SIGPIC][/SIGPIC]Gaetano
Andiamo avanti.....
Federico Aldrovandi: cinque minuti di atrocità. Non riposa in pace - Il Fatto Quotidiano
Federico Aldrovandi: cinque minuti di atrocità. Non riposa in pace
C’è modo e modo di morire. C’è un’età in cui si dovrebbe solo, semplicemente, vivere. C’è lalibertà sacra e inviolabile dell’individuo, purché non prevarichi sulla libertà, quindi sulla sicurezza, degli altri; e c’è il ruolo dello Stato, che queste libertà individuali e quindi pubbliche dovrebbe tutelare e proteggere come il tesoro più prezioso, e nulla più.
Non si dovrebbe poter morire a diciott’anni, a un quinto del cammin di nostra vita, e di questa morte.
E non si dovrebbe continuare a subire – in una sorta di paradossale damnatio memoriae, di accanimento mefistofelico – il sostanziale sberleffo da parte di chi ha sbagliato, abusando del suo potere che è esercitato, val la pena sempre di ricordarlo, per conto di tutti noi.
E’ come se Federico Aldrovandi fosse morto ancora una volta ieri al Grand Hotel di Rimini, quando i delegati del Sap, il secondo sindacato italiano di polizia, hanno tributato cinque interminabili minuti di applausi a tre dei quattro agenti condannati in via definitiva per la morte di questo ragazzo 18enne avvenuta durante un normale controllo di polizia, il 25 settembre del 2005, a Ferrara. «È terrificante – ha commentato Patrizia Moretti, la madre di Federico, che oggi avrebbe soltanto 27 anni -, mi si rivolta lo stomaco. Cosa significa? Che si sostiene chi uccide un ragazzo in strada? Chi ammazza i nostri figli? È estremamente pericoloso».
A far brillare il tripudio dei delegati del sindacato di polizia la presenza dei tre agenti condannati dalla Corte di Cassazione il 21 giugno 2012 per eccesso colposo in omicidio colposo a tre anni e sei mesi, tre anni dei quali coperti dall’indulto.
Il 25 settembre 2005 il diciottenne Federico Aldrovandi tornava a casa dopo una notte al Link, storico locale alternativo di Bologna. Gli amici lo avevano lasciato vicino casa. Aveva assunto alcol e droga, in minime quantità.
In quella notte da tregenda di manganelli spezzati e presunte mosse da Karate Kid perpetrate sotto effetto di sostanze sedative e sedicenti harakiri contro i pali della luce, Federico incrociò sulla sua strada una pattuglia della polizia. Poco dopo non sarebbe stato più di questo mondo. Ufficialmente per un arresto cardio-circolatorio dovuto all’utilizzo di droghe. Poi venne fuori un’asfissia “da posizione”; il suo torace sarebbe rimasto schiacciato, troppo a lungo, sotto le ginocchia dei poliziotti.
Il corpo di Federico, martoriato e sfigurato da decine di ferite ed ecchimosi, restò in orrenda mostra di sé sull’asfalto fino alle 11 del mattino.
La famiglia venne avvisata molte ore dopo la sua morte.
I quattro agenti che quella notte fermarono, definitivamente, Federico Aldrovandi sono tornati in servizio.
Certi applausi fanno rumore, ma non emettono vero suono; sono pistole caricate involontariamente a salve. Cinque minuti di atrocità.
E il povero Federico continua a non riposare in pace.
"...perseguire un obiettivo che cambia continuamente e che non è mai raggiunto è forse l'unico rimedio all'abitudine, all'indifferenza, alla sazietà. E' tipico della condizione umana ed è elogio della fuga, non per indietreggiare ma per avanzare. E' l'elogio dell'immaginazione mai attuata e mai soddisfacente".