Ma Bill Right (consulente riduzione costi VW) che dice?
Ma Bill Right (consulente riduzione costi VW) che dice?
che dice la Merdl ?!!!
"Per quanto buia sia la notte, le stelle non si spengono.
Per quanto dura sia la vita, i sogni non si abbandonano."
Difficile dire ora quanto lo scandalo Volkswagen inciderà in profondità sul mito della “Deutschland Uber Alles”. Di certo la ferita non verrà sanata nè rapidamente nè in modo indolore. E soprattutto lascerà un’eredità profonda che mina alla base i due miti del made in Gemany: l’affidabilità e la forza della sua industria. Per Volkswagen un fatto è già certo. Il colosso automobilistico tedesco, dopo il “diesel gate” lascerà l’empireo aulico cui era abituata per rientrare nell’alveo dei normali. Quel divario di profittabilità che ha sempre contraddistinto la casa di Wolfsburg rispetto a molti dei concorrenti muore per sempre con il caso delle centraline truccate. Per anni analisti, operatori, investitori hanno lodato e portato ad esempio Volkswagen. La sua redditività industriale era da primato. Negli ultimi 4 anni la casa tedesca ha prodotto ininterrottamente utili operativi per la cifra di oltre 11 miliardi l’anno. Significa una marginalità industriale sul fatturato di oltre il 5%. Certo la crisi si è fatta sentire: nel 2011 quella cifra sfiorava addirittura il 7%. Ma tenere quota 5% con l’economia globale ancora ripiegata dopo la crisi del 2008 non è da tutti. Quella profittabilità elevata era ottenuta da molti fattori: costi sotto controllo, capacità di penetrare più di altri i mercati asiatici e rapporto qualità prezzo ben calibrato. Già ma dentro quella capacità reddituale c’era anche la sottostima dei costi ambientali che erano tenuti artificiosamente bassi. Le centraline truccate cosa altro sono se non un tentativo di mitigare costi ambientali dovuti e non effettuati? Ovvio che costi ulteriori avrebbero reso meno invidiabile la redditività. E in un mercato fortemente concorrenziale sul prezzo, la leva per tenere più alta di altri la profittabilità è la compressione dei costi. Ora questo non sarà più possibile. E tolto il doping emergerà il vero volto della capacità di fare utili della casa tedesca. Intanto ora si dovranno spesare costi enormi per supplire allo scandalo. In fondo si paga in un colpo solo e con valori assai più elevati, quello che sarebbe costato l’abbattimento reale delle emissioni. Qualche analista si è cimentato e il risultato è pesante. Per Credit Suisse il costo finanziario del trucco sulle emissioni oscillerà da 23 miliardi nel caso migliore a ben 78 miliardi nel caso più estremo. Con uno scenario base che accredita in 43 miliardi il conto da spesare. E che il conto non sarà leggero lo ha testimoniato la Borsa con quel taglio secco di 32 miliardi del valore del titolo dalla prima notizia dello scandalo. Gli oneri diretti e indiretti della riparazione del danno finiranno a conto economico con un taglio stimato, sempre da Credit Suisse, di oltre 3 miliardi di profitti netti entro la fine del 2017. Una riduzione della redditività del gruppo di un terzo quindi rispetto al passo di marcia consueto. Certo sono solo ipotesi di stima e andranno verificate nel tempo. Ma è indubbio che il primato tanto decantato verrà intaccato e Volkswagen sarà costretta a tornare sulla Terra.
il sole 24 ore
Senza contare i danni a lungo termine.
Molti di quelli che si ritrovano con la vetture taroccate non compreranno mai più auto del gruppo.
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le cornacchie che volteggiano sull'animale ferito atteggiandosi ad avvoltoi mi fanno proprio ridere