
Originariamente Scritto da
ozama
Il mio discorso è questo:
Molti vorrebbero le moto prodotte dall'ingegno Italiano, con l'estetica Italiana, l'esclusività Italiana, eccetera, che nascono SOLO da una MENTALITA' ITALIANA, fatta di estro, ingegno ma anche di improvvisazione e individualità. Poi magari pretendono anche "l'esclusività" di un prodotto "artigianale" e di "alta tecnologia"e bla bla..

Poi si incazzano perchè la qualità generale ed il post vendita sono gestiti esattamente allo stesso modo: in modo approssimativo, incostante, "creativo", "raccomandativo", sempre ad inseguire situazioni che si creano per precedente approssimazione sulla gestione della qualità.
I Giapponesi fanno, in linea di massima, moto più semplici e che si rompono meno. E basano molto il prodotto sull'aspetto meccanico piuttosto che "elettronico". Su tecnologie consolidate piuttosto che innovative. Garantendo prestazioni buone con costanza per migliaia di pezzi.
Vedi quante moto giapponesi hanno ad esempio il "cruise control" o il "controllo di trazione" o le "mappe e le modalità", rispetto a quelle Europee in generale.. E poi ti sfornano il DCT su moto da 7000 Euro, che è un miracolo di meccanica, o le cose "di immagine senza senso" come la H2R..

Comunque anche loro stanno cambiando. Ma perchè sono arrivati "con metodo" a capire che bisogna farlo. Non perchè qualche genio del Marketing vuole la "Scrambler" o la "Fiat500". Che sono apprezzabilissime eh..
La famosa "Dark side of the Japan" MT09, che sembrava chissà quale rivoluzione, è già una "piattaforma" come la serie NC di Honda.
Una loro grossa sfiga è che le poche grane nel post vendita, che sono fisiologiche anche in un mondo "matematico" come il loro, sono gestite da italiani..

Comunque i Jap imparano..

Speriamo che però non decidano che "le moto che si rompono hanno carattere"!
