
Originariamente Scritto da
tbb800
concordo e per dare fuoco alle polveri, oltre che a stupirti, direi che già da tempo si sarebbe dovuto rompere l'ultimo tabù, il totem dei totem: il lavoro pubblico come condizione eterna e intoccabile. sono dell'idea che, se da un lato si è massacrato qualunque diritto fondamentale del lavoro privato (spesso ingiustamente secondo me), dall'altro si continua a mantenere impedì una condizione non sostenibile economicamente, inutile e ad di fuori di qualunque logica di ragionevolezza sui livelli di produttività e necessità. insomma, a qualunque livello e in qualunque settore del lavoro pubblico passa il messaggio (dove io ho sempre sbattuto) "io sono io e voi non siete un cazzo".
insomma l'impiego pubblico come un mondo parallelo credo che debba essere rivisto.
anche se temo che tutto questo sia come nel film upside down. noi poveri mortali e una elite superiore che si autoregola e ci regola.
basta che non fai come un dirigente pubblico che conosco molto bene.
all'apice della carriera per ragioni che non posso dire viene mandato a dirigere un ufficio qui in città (diciamo che era un accordo transattivo dopo che aveva fatto il culo al più potente politico del momento, diciamo che era per quieto vivere nonostante fosse una regressione in termini stipendiali, ma che a volte basta vincere ma è meglio non stravincere). trova: orari di ingresso e uscita diciamo estrosi. acquisti di materiali importanti fatti a trattativa personale come se nulla fosse, il lavoro d'ufficio redatto con mezzi di questo e pagato con pubblico denaro non su carta ufficiale, ma su carta intestata privata (così la produzione scientifica era cosa personale). insomma un mondo a parte.
poiché il tizio di cui ti parlo ne ha viste veramente tante, nonostante abbia svolto la sua carriera senza intoppi e senza inciampi (pensa te perfino incensurato e senza una villa al mare con 30 stanze), ha anticipato la sua pensione rinunciando perfino all'ultimo congruo e molto onorevole aumento.
non ti invidio.