Originariamente Scritto da
Dennis
Una direttiva di ampio respiro temporale e politico direi, venendo perseguita da mezzo secolo ormai.
Io vedo un molto più scontato, ma estremamente complesso, equilibrismo tra il mantenimento del consenso politico, la necessità di contenere gli effetti negativi dell'epidemia, la tutela di una crescita del PIL perennemente asfittica, un doveroso freno all'aumento del debito pubblico.
I risultati ottenuti fin'ora sono da discreti a disastrosi, ma con i presupposti indiscutibili che reggono il paese, vi era altro da aspettarsi?
Si fanno le pulci in lungo ed in largo ai tempi ed ai metodi applicati alla chiusura delle attività, tuttavia sia mai che le marmoree categorie sociali di questa nazione si siano interrogate sulle evidenti ed abominevoli disuguaglianze economiche generate delle stesse, piuttosto che sulle ben più difficili implicazioni tecniche.
Perché, se poniamo per assodato a prescindere che tutte le decisioni intraprese su quali attività interrompere e quando farlo siano state tecnicamente inappuntabili, allora nessuno, ma proprio nessuno, né confindustria, né sindacati, né ordini e corporazioni di stocazzo, hanno alzato ciglio sul fatto che, mentre veniva imposta una rinuncia al reddito a taluni soggetti, altri non sono stati minimamente intaccati dal "lockdown".
Mentre lo Stato ha imposto una giusta sospensione a moltissime attività produttive, senza però riuscire a compensarne minimamente le perdite, milioni e milioni di persone non hanno perso un solo centesimo del loro reddito: pensionati in primis e dipendenti pubblici a seguire.
Due categorie la cui produttività è per giunta nulla per definizione nella prima e scarsa per affermazione nella seconda, e che ammontano a circa 18 milioni di soggetti, non pugnette.
In uno società equa, i miliardi necessari a compensare le perdite di chi è stato obbligato momentaneamente a rinunciare al reddito in emergenza, si recuperano tassando momentaneamente chi il reddito lo percepisce a prescindere, soprattutto se non produce.
Con tutti i distinguo che volete certo, tra pensionati poveri a cui non si può togliere proprio nulla e dottori e poliziotti che si son fatti il culo durante l'emergenza, va bene; ma che i lavoratori del privato siano stati costretti a non lavorare e nel frattempo nessun sacrificio è stato imposto a pensionati e dipendenti pubblici con lo stipendio garantito pur senza lavoro, beh, questo è il vero abominio di un paese fallito in cui la pensione statale è il fine primo ed ultimo, sacro valore inviolabile dei cittadini.