Grillo chiede la tessera del Pd ma lo statuto stoppa la sua corsa
Lo statuto fissa i paletti per la presentazione delle candidature e stabilisce che chi vuole correre per la leadership deve risultare iscritto nel momento in cui la direzione convoca il congresso, cosa che è avvenuta lo scorso 26 giugno.
Sempre lo statuto, esclude l'iscrizione di persone che siano iscritte ad altri partiti politici. A sottolinearlo è Stefano Ceccanti secondo il quale: «dato che i partiti politici sono quelle realtà associative che si presentano alle elezioni e dato che in più casi Grillo è stato promotore di liste in concorrenza col Pd se ne ricava che l'iscrizione dovrebbe essere rifiutata». A questo proposito il senatore Pd ricorda che «nelle Primarie 2007 furono legittimamente rifiutate le candidature di Di Pietro e Pannella che erano espressione di altri partiti alleati del Pd. Sarebbe illogico - conclude Ceccanti - accettare Grillo che non è neanche un alleato».
Ma la polemica politica incalza, soprattutto sulla questione delle alleanze. «Antonio di Pietro è il mandante di Beppe Grillo», sostiene Marco Follini in un corsivo che sarà pubblicato domani sul Riformista di cui è stata fornita un'anticipazione. Per questo , sottolinea il senatore democratico «è necessario rompere l'allenza con l'Idv».
Antonio Di Pietro non ci sta. «Grillo non ha bisogno di mandanti, ragiona con la sua testa: basta e avanza».