Sinceramente mi riesce difficile assimilare una lotta di liberazione e ancor più una insurrezione alla rivalità tra guelfi e ghibellini. La vedrei di più come la guerra condotta da Spartaco contro Roma. Tant'è che il mito spartachista è stato ben presente nel pensiero marxista, tra le due guerre. Rompere le catene dell'oppressione.
I rossi che volevano il regime comunista e i moderati che propendevano per l'occidente è un'altra semplificazione piuttosto vaga e antistorica.
A propendere per un'Italia atlantica era anche Stalin, pensa un po'. Non a caso ho citato la svolta di Salerno, quando Togliatti in accordo con Stalin rientrò in Italia e promosse l'alleanza con le altre forze democratiche italiane e persino con il regno badogliano per far fuori il fascismo e giungere alle dimissioni del re ed al luogotenentato di Umberto, in attesa del dopo. Vero che l'illusione della rivoluzione proletaria fu la motivazione che spinse una parte minoritaria del PC alla lotta e al sacrificio, ma quello non era il fine né dei suoi vertici né di Stalin. Già dal 1944 si succedettero nell'Italia liberata governi di unità nazionale presieduti da Badoglio e Bonomi, strettamente legati al CLN.
Non è difficile capire perché si è parlato tanto di 25 aprile quest'anno, come se ne parlò tanto nel 2005, 1995, 1985... Era il 70mo anniversario.
Nessuna arma di distrazione di massa, anche perché della legge elettorale se n'è parlato fino allo sfinimento, basta leggere un giornale o accendere la TV.